Si chiama Cliché, ma i luoghi comuni li vuole rovesciare, per tirarne fuori qualcosa di inedito e sorprendente. È il nuovo magazine culturale RSI, che andrà in onda a partire dal 26 maggio alle 23.10 su LA1. Di cosa si tratta? Ce lo svela (ma non troppo) Lorenzo Buccella, autore e conduttore del programma. L’offerta culturale della RSI sarà anche al centro di una serata evento promossa dalla CORSI martedì 31 maggio.
Lorenzo, che cos’è il nuovo magazine culturale RSI Cliché?
“Cliché va a pescare nell’immaginario collettivo e spazia fra le diverse discipline artistiche. Ogni puntata ha un tema, attorno cui ruotano gli interventi degli ospiti, i servizi e i personaggi. Ci saranno quattro puntate settimanali prima dell’estate, poi riprenderemo in autunno. Io conduco e sarò affiancato dallo scrittore Tommaso Soldini e dalla musicista e artista Camilla Sparksss. In ogni puntata saranno presenti tre ospiti. Nella prima, incentrata sul tema della “banalità” avremo il cantante Lorenzo Jovanotti, il semiologo Stefano Bartezzaghi e Monika Schmutz Kirgöz, ambasciatrice svizzera a Roma. Non si tratta del classico talk show, perché non c’è contraddittorio diretto tra gli ospiti, ma la pluralità dei punti di vista emerge dall’accostamento di opinioni e visioni diverse su un certo tema. Si alterneranno momenti molto dinamici legati alle immagini e momenti di chiacchierata più lunga con i vari ospiti. Anche la scenografia non è “classica”. Non voglio anticipare troppo, dico solo che non saremo in uno studio televisivo…”.
Come mai è stato scelto il tema del cliché?
“Il cliché è una sorta di cavallo di Troia, è una porta di accesso: si parte da qualcosa che è fruibile e comprensibile da tutti per andare oltre. Nei cliché ci sono i nostri pregiudizi, le nostre memorie involontarie, ci sono le scorciatoie mentali e i sentimenti condivisi. L’idea è quella di raccontare il mondo non con uno sguardo esterno, ma andando dentro il pulsare della contemporaneità, nel luogo comune, per poi romperlo e sprigionare un’energia che ci permette di arrivare al cuore dei temi della nostra società”.
A chi si rivolge il programma?
“L’approccio che vogliamo avere è di tipo narrativo, una modalità che permette di affrontare anche i temi più complessi senza avere paura. Si parte da una porta di accesso facile – il cliché – per poi scardinarlo e arrivare alle questioni più profonde. Ma c’è anche ironia, (che non è comicità), un taglio con cui si possono affrontare i grandi temi senza banalizzarli”.
Per questo magazine è stato scelto un format televisivo, anche se la cultura oggi sconfina ormai sempre più nella multimedialità. Come mai?
“Il programma è nato sì per il lineare, ma è pensato anche per la diffusione digitale. Per esempio, i dialoghi con gli ospiti sono pubblicabili singolarmente online. Inoltre, per la realizzazione dei contenuti di immagine abbiamo lavorato con i redattori di SPAM e Cult + (due format digitali RSI, ndr.), che hanno utilizzato un linguaggio caratteristico dei video per il web”.
In che senso quindi Cliché esplicita il ruolo di mediazione culturale proprio del servizio pubblico?
“La potenza di questo tipo di prodotto in ambito culturale sono le connessioni che crea. La digitalizzazione ha portato alla moltiplicazione delle possibili fonti di informazione. In questo senso il valore fondamentale del servizio pubblico è la creazione di connessioni fra notizie e informazioni. La connessione è anche ciò che permette un continuo spostamento tra il locale e il globale. Fare il locale è importante, ma deve essere una chiave per parlare di temi globali”.
Giorgia Reclari Giampà, Segretariato CORSI
Chi è Lorenzo Buccella
Giornalista, critico cinematografico e scrittore, Lorenzo Buccella è stato responsabile comunicazione del Festival di Locarno per diversi anni. Dal 2011 ha lavorato al Telegiornale della RSI, negli ultimi anni in qualità di corrispondente da Roma. Da gennaio 2022 è Responsabile sviluppo e immagine del Dipartimento programmi e immagine RSI.