Il 15 luglio è in programma la serata CORSI al montebellofestival 2022. Una cornice suggestiva, un programma affascinante, musicisti di grande spessore sono gli ingredienti di un evento atteso, che torna dopo due anni di pausa. Ne parliamo con il direttore Fabio Tognetti.
Montebellofestival torna dopo due anni di pausa dovuti alla pandemia: ci sono novità rispetto alle precedenti edizioni?
“La formula generale del festival è rimasta invariata. La novità è la possibilità di spostare il concerto al Teatro sociale in caso di cattivo tempo. Ogni anno il festival cambia mantenendo il suo nucleo principale. Visto che è un festival tematico non tanto basato su inviti a musicisti specifici, abbiamo bisogno di un nucleo forte che possa reggere la programmazione”.
Qual è il filo conduttore di questa edizione?
“L’edizione 2022 è dedicata a Brahms - in occasione del 125. della nascita – ed è intitolata ‘Brahms, il progressista’. Il riferimento è allo scritto di Schönberg del 1950, che mirava a valorizzare l’opera del compositore tedesco, considerato ancora un tradizionalista. Un aspetto sorprendente, visto che per esempio il Quartetto con pianoforte in La minore op. 26 in programma alla serata CORSI il 15 luglio dura 50 minuti (il titolo del concerto è infatti ‘La ricerca sull’ampliamento strutturale’), mentre i quartetti classici al massimo 20”.
Quanto conta il partenariato con la RSI e la diretta su Rete Due per questo tipo di manifestazione?
“Conta moltissimo, ci dà visibilità e importanza, ci garantisce lo sponsoring. Rete Due ci segue dal 2010 e la sua presenza è parte integrante del festival”.
In generale quanto è importante il servizio pubblico radiotelevisivo nella promozione della cultura nella Svizzera italiana?
“È un ruolo di primaria importanza perché si impegna a dar voce a settori che spesso fanno fatica ad avere visibilità come la musica classica, che non ha il seguito di altri generi come il pop o il rock. Il servizio pubblico ha ancora il compito di far capire ai giovani la bellezza e l’importanza di questo genere musicale che è la nostra eredità, ma anche la base su cui proseguire. Senza il ruolo pubblico della radio diventerebbe difficile farsi ascoltare”.
Giorgia Reclari Giampà, segretariato CORSI