Christiane De Micheli, docente di storia e istituzioni politiche presso la SPAI di Mendrisio, ha risposto ad alcune delle nostre domande in merito al progetto “Sarà vero?” in qualità di docente partecipante. Cosa si potrebbe migliorare nella prossima edizione?
Questo genere di attività è stata utile? C’è stato qualcosa che ha ritenuto poco utile, ripetitivo, mal organizzato o poco chiaro?
L'attività presentata era ben organizzata e chiara. La relatrice ha sempre saputo adattare la sua presentazione al pubblico e cogliere gli stimoli emersi dagli interventi dei ragazzi. Non ci sono state attività ripetitive e tutto quanto è stato presentato si è dimostrato utile.
In generale, si osserva che le attività più utili sono sempre quelle esperienziali e veloci, in cui gli allievi possono riflettere facendo pratica di un concetto.
Da docente che non ha partecipato direttamente al progetto, ha trovato l’organizzazione dei moduli e delle relative attività pertinente e coerente con lo scopo dell’incontro?
Presso la nostra sede è stato presentato solo il primo incontro (“Le notizie, tra verità e manipolazione”) di 2 Unità didattiche. Le attività previste negli altri due incontri sembrano interessanti, ma non abbiamo avuto modo di sperimentarle. Di certo, i temi proposti aprono la strada anche ad altri contenuti didattici. Per il secondo anno è ad esempio prevista la tematica “Comunicare, ma come?”), in cui potrebbero venir inseriti gli incontri 2 e 3.
Per rendere il progetto ancora più incisivo, cosa andrebbe modificato? Il numero dei moduli, la lunghezza degli interventi, la pubblicità, il modo di comunicare/spiegare…
Potrebbe essere interessante aggiungere una parte pratica, in cui gli allievi si confrontano direttamente con le notizie apparse sui social e devono individuare quali sono quelle da condividere e quali, invece, da segnalare come non vere, permettendo loro di elaborare una strategia.
Personalmente, pensa che potrebbe essere interessante aggiungere studenti più grandi/più piccoli?
Nelle stesse classi ci sono spesso allievi di diverse età. La scelta delle classi a cui presentare l’attività non è inoltre stata determinata dall’età degli allievi, ma da altri fattori. La tematica è interessante e dovrebbe coinvolgere tutte le classi della sede. Si potrebbe anche pensare di proporre ogni anno l’attività a tutte le classi di un particolare anno di formazione (es. secondo anno; Tematica “Comunicare, ma come?”) come parte integrante dell’offerta formativa.
Conoscendo i ragazzi, pensa che l’argomento sia risultato interessante ai loro occhi? Ha avuto dei feedback o notato cambiamenti?
Non ho avuto modo di notare cambiamenti ma ci sono stati dei feedback positivi da parte degli allievi. In particolare, è piaciuto molto il modo di porsi e di comunicare della relatrice. Alcuni ragazzi hanno comunque dato l’impressione di conoscere a sufficienza l'argomento.
Perché i ragazzi credono a tutto ciò che gira sul web? C’è un modo che permette di trattare in modo più continuo l’argomento dell’attendibilità delle fonti?
Non credo che i ragazzi credano a tutto ciò che gira sul web. Il problema principale, che riguarda in tutte le fasce d'età, è il fatto di informarsi solo da un certo tipo di fonti e non volere o non essere in grado di verificare la loro attendibilità. Quando la bufala è palese viene riconosciuta da tutti come tale. Più difficile sembra invece identificare le fake news “credibili” proprio perché spesso mancano gli elementi o gli strumenti di confronto. Credo quindi che sia importante tornare spesso sull'argomento dell’attendibilità delle fonti e sul modo di riportare una notizia, portando casi concreti.
Di Daniela Beretta