La RSI in Qatar: vediamo video, ascoltiamo cronache, leggiamo articoli, post…ma di che cosa si occupano esattamente gli inviati? Oltre alle cronache e ai commenti delle partite c’è tanto impegno, passione e ore di lavoro. Ce lo racconta Silvio Reclari, redattore multimediale RSI.
Com’è il lavoro di inviato RSI?
"Io sono un redattore multimediale, quindi il mio lavoro è molto variato, mi occupo di vari aspetti della manifestazione, da quelli esclusivamente sportivi come le partite, ai temi d’attualità e di tendenza di vario tipo. Passo dalle conferenze stampa ufficiali alle interviste per strada ai tifosi o ai giornalisti degli altri paesi. Scrivo articoli, filmo cose e monto poi i vari servizi che possono essere pubblicati sul sito e/o anche sui social. La particolarità del web è che sei sempre sulla corda, non sai mai quando ti capitano le cose. A volte è anche questione di fortuna! Il video di Armando Ceroni e Toni Esposito che commentano Svizzera-Serbia ha ottenuto oltre 8.600 like e 475.000 interazioni su Facebook. Un record! È diventato talmente popolare che l’ha visto anche l’allenatore della Nazionale Murat Yakin, il quale ha scherzato con lo stesso Ceroni della cosa poco prima di un’intervista… ero lì e un po’ per caso ho registrato lo scambio di battute. Il seguito non ha fatto gli stessi numeri, ma sono sicuro ha strappato un sorriso a più di un tifoso”.
È cambiato qualcosa rispetto agli scorsi Mondiali?!
“La cosa bella di questi Mondiali è che è tutto concentrato in una sola città, quindi si riescono a seguire più partite (in Russia per esempio non era possibile). Il massimo è stato quando ho seguito 4 partite in un giorno solo! (nella foto i 4 biglietti). Ho ripreso tutti i vari spostamenti, parlato con i tifosi e poi ho montato un video che in appena 8’ raccontava questa incredibile avventura, in cui ho visto segnare Lewandowski, Mbappé e Messi".
Come è organizzata la giornata di un inviato ai Mondiali?
“Non ho una giornata tipo! Finché la Svizzera è rimasta nel torneo certi appuntamenti erano fissi: conferenza stampa della vigilia, la partita, eccetera. Insieme ai colleghi della radio Paolo Laurenti e Omar Gargantini gestiamo delle rubriche come il Top e Flop giornaliero o la Top 11 di ogni fase del Mondiale. Nei momenti tranquilli poi preparo interviste o servizi video, perché oggi come oggi gli utenti vogliono soprattutto vedere. Capita che vengano pubblicati il giorno seguente, anche se nella maggior parte dei casi vengono messi online subito”.
Quali le difficoltà del tuo lavoro?
“Non si stacca mai! A volte inoltre non è sempre facile riuscire a gestire i carichi di lavoro e a bilanciarlo tra attualità e approfondimento”.
E quali gli aspetti più belli?
“Sono alla Coppa del Mondo, cosa posso volere di più? Abbiamo avuto il privilegio di seguire la Nazionale e vedere anche tutte le altre partite delle squadre migliori al mondo fino alla finale, per un giornalista sportivo questo è il massimo! Poi qui è impressionante cosa hanno realizzato a livello di strutture, gli stadi sono incredibili. Ma l’infrastruttura generale della città è incredibile, hanno fatto tutto nuovo. L’unica pecca è la connessione web lenta, spesso si fa fatica a lavorare. E poi quello che manca è l’ambiente allo stadio. Tolti gli argentini, i messicani e i marocchini… per il resto i tifosi europei come noto sono pochissimi”.
Qual è l’approccio della RSI a una manifestazione come i Mondiali? Il vostro modo di lavorare/raccontare come servizio pubblico è diverso da media privati?
“Come RSI cerchiamo di raccontare quello che vediamo in modo oggettivo, senza farci influenzare da pressioni esterne. Cosa che non tutti possono fare, come per esempio accaduto quando la Nazionale è stata eliminata”.
Voi inviati sportivi come vi confrontate con gli aspetti politici di questa manifestazione?
“In quanto giornalista sportivo preferisco concentrarmi sugli aspetti puramente sportivi di un evento come il Mondiale. Ho scelto questo mestiere perché amo lo sport e le emozioni che sa regalare a chi ne è appassionato. Certo poi non si può prescindere da alcune dinamiche politiche che possono influenzare anche il gioco in campo. Trovo però fuori luogo certe polemiche o l’eccessiva strumentalizzazione che a volte la politica fa dello sport. Ma penso che questi siano più che altro temi di cui si debbano occupare i colleghi dell’informazione, con cui abbiamo la fortuna di collaborare quando necessario”.
Segretariato CORSI