Italiano di seconda generazione, nato e cresciuto a Lugano, ma da 20 anni a Basilea, Steven Tirrito conosce bene la realtà degli italofoni nella sua regione. È vicepresidente del GIR, Giovani in rete, associazione che aiuta i giovani italiani che arrivano in Svizzera a integrarsi nella comunità italofona ma anche in quella svizzerotedesca. L’abbiamo intervistato, in previsione della serata CORSI “RSI e italofoni, come va?” in programma il 15 novembre a Zurigo.
Come vi informate tu e i tuoi conoscenti giovani italofoni in Svizzera?
“Da italiano nato e vissuto in Ticino consulto soprattutto siti ticinesi e italiani. Sui social seguo anche la RSI (che ho trovato molto utile durante il periodo della pandemia), mentre per quanto riguarda le notizie in TV, mi affido piuttosto al TG della SRF e apprezzo molto o le trasmissioni di approfondimento e dibattito come 10vor10 o Arena, perché Trovo che gli svizzerotedeschi abbiano più coraggio di fare inchieste e affrontare temi scomodi.
Invece i giovani italiani con cui siamo in contatto nella Svizzera tedesca tendono a informarsi soprattutto sui siti e media italiani, ma mi dicono che trovano interessanti anche alcune proposte della RSI in quanto emittente ufficiale italofona”.
Personalmente, fruisci dell’offerta RSI?
“Come detto, seguo le pagine RSI sui social e poi amo molto le trasmissioni Falò e Patti Chiari. Magari non le guardo in diretta ma vado a cercare online le puntate su temi che mi interessano. Ho comunque un legame particolare con la RSI, perché da bambino vivevo a Besso e c’erano spesso contatti tra la nostra scuola e la RSI, per puntate di prova, provini di conduttori e altre iniziative in cui ci coinvolgevano”.
Quindi che cosa ne pensi? Ed eventualmente che cosa ne pensano tuoi conoscenti? L’offerta è interessante anche per chi vive fuori dalla Svizzera italiana?
“Sicuramente la maggior parte dei giovani italiani segue la RSI prettamente per una questione di lingua. Ma notiamo una certa difficoltà negli italiani che vivono qui a seguirIa, perché è molto incentrata sulla Svizzera italiana. Mancano spazi dedicati a italofoni che non vivono in Ticino, approfondimenti in lingua italiana che spaziano dalla politica cantonale alla cronaca e all’approfondimento culturale”.
Eventualmente come o cosa dovrebbe fare la RSI per essere interessante anche fuori dalla Svizzera italiana?
“Dovrebbe essere più aperta alla lingua italiana piuttosto che al territorio della Svizzera italiana. Negli ultimi tempi mi sembra che ci siano stati dei miglioramenti, per alcune trasmissioni vengono coinvolte più spesso persone italofone residenti in altre regioni linguistiche. Sarebbe da incentivare ancora di più. Per esempio in trasmissioni come Storie, raccontando di persone e situazioni anche fuori dalla Svizzera italiana. In generale, su certi temi importanti, la RSI dovrebbe sforzarsi di parlare a tutta la Svizzera: durante la pandemia in molti seguivamo gli aggiornamenti del servizio pubblico, ma gli approfondimenti sulle decisioni sanitarie federali erano focalizzati quasi esclusivamente sulle ripercussioni per il Canton Ticino e pochissimo sugli altri cantoni. Anche i social media si potrebbero sfruttare molto di più con contenuti mirati”.
Conosci Play Suisse, la piattaforma di streaming lanciata due anni fa dalla SSR, che propone contenuti svizzeri nelle quattro lingue nazionali, sottotitolati?
“Sinceramente ne ho sentito parlare ma non so che cos’è e di sicuro nemmeno i giovani italofoni del mio cantone. Trovo che sia un’offerta fantastica, ma andrebbe promossa di più e meglio. Di solito per guardare contenuti RSI utilizzo il sito RSI”.
Secondo te è importante che ci sia un servizio pubblico dei media nelle quattro lingue nazionali oppure basterebbero i media privati?”
“Quello che ho cercato di trasmettere fino ad ora in questa intervista, quale esponente di una fra le realtà del mio cantone che dialoga ed intercetta giovani italiani e italofoni in Svizzera, è l’importanza della salvaguardia e della promozione di tutte le lingue nazionali, ivi incluso a pieno titolo l’italiano. Attraverso la comunicazione e i media si gioca anche l’accesso alla cultura, ai saperi e ad un’apertura sul mondo, essenziale per il riconoscimento e la rivendicazione dei propri bisogni e diritti. Escludere una lingua significherebbe impedire a una fetta di popolazione l’accesso a un’offerta radiotelevisiva che deve restare pubblica. Penso quindi che sia necessario perseverare e difendere la natura del servizio pubblico dei media, l’accessibilità libera a tutte e a tutti, insieme all’azione di diffusione, attraverso il proprio palinsesto, della lingua italiana, quale esercizio di democrazia linguistica”.
Giorgia Reclari Giampà, segretariato CORSI
Che cos’è il GIR
Nell’aprile 2019, su iniziativa del Consiglio generale degli italiani all'estero, 115 espatriati italiani d'età compresa tra i 18 e i 35 anni e provenienti da tutto il mondo si sono incontrati a Palermo per discutere di integrazione e di migrazione italiana all’estero. Dal seminario di Palermo sono scaturite diverse iniziative in vari paesi: in Svizzera, ha preso la forma del progetto Gir, acronimo di "Giovani italiani in rete". Oltre ad aiutare i giovani italiani a gestire le difficoltà individuali della nuova vita in Svizzera, Gir organizza anche diversi incontri ed eventi che promuovono la cultura italiana (presentazione di libri, concerti di musicisti italiani di seconda generazione). Per esempio l’anno scorso a Basilea è stato organizzato un Italian Swiss festival, cui hanno partecipato anche autorità svizzere e italiane.