La digitalizzazione che ha stravolto la comunicazione e la fruizione dell’informazione, la crisi degli introiti pubblicitari aggravata dal coronavirus e dalla concorrenza impietosa delle grandi piattaforme internazionali, lo spazio che i media si devono ritagliare in questo nuovo e complesso contesto. In tutto questo come deve muoversi la SSR, Società svizzera di radiotelevisione, per adempiere al suo mandato di servizio pubblico?
Tali temi di stretta attualità sono anche al centro delle riflessioni della CORSI, che fra i suoi scopi ha quello di promuovere la riflessione e il radicamento del servizio pubblico dei media fra gli italofoni in Svizzera. Una prima occasione di scambio e discussione è stata fornita dal dibattito in streaming “Italiano, Grigioni, SSR e media svizzeri...come andiamo? L'opinione di tre consiglieri nazionali”, organizzato il 23 febbraio, che ha visto la partecipazione di Anna Giacometti, Jon Pult e Martin Candinas (sul sito www.corsi-rsi.ch è possibile rivedere la registrazione della serata). Altri eventi sulle stesse tematiche sono in preparazione e seguiranno nei prossimi mesi. La serie di appuntamenti è realizzata in collaborazione con l’Associazione ticinese dei giornalisti (ATG).
Sì a contributi per 150 milioni
L’evento del 23 febbraio si è concentrato in particolare sul nodo degli aiuti federali ai media, un tema controverso che è stato recentemente oggetto di votazione al Consiglio nazionale. Dopo un dibattito durato cinque ore, i parlamentari hanno approvato un pacchetto di 150 milioni, diviso in 30 milioni per i media online e 120 milioni destinati al finanziamento indiretto della stampa. Durante le lunghe discussioni, tutti i gruppi parlamentari hanno sottolineato l'importanza dei media e le difficoltà in cui versano attualmente, riconoscendo che gli aiuti devono consentire di evitare un impoverimento dell'offerta durante gli anni di transizione che deve affrontare la stampa.
Anche la consigliera federale Simonetta Sommaruga è intervenuta, rilevando come i media devono far fronte a cambiamenti strutturali, con in particolare un dimezzamento degli introiti pubblicitari, e gli aiuti devono permettere di attraversare questo periodo. Per la consigliera non bisogna però forzare la transizione, spetta agli stessi media fissare la propria strategia.
Fra i maggiori sostenitori in aula di un rafforzamento del sistema mediatico svizzero c’era Jon Pult (PS Grigioni), membro della Commissione dei trasporti e delle telecomunicazioni del Nazionale e ospite anche della serata CORSI. Già in occasione del dibattito online, sollecitato dalle domande del moderatore Roberto Porta (presidente dell’ATG) aveva sottolineato come gli investimenti in favore dei media siano necessari e urgenti, “in attesa di elaborare una politica fiscale adeguata”. Si riferiva in particolare al problema dell’erosione degli introiti pubblicitari (comune a tutti i media, anche alla SSR), fagocitati dalle piattaforme come Google o i social network. “Gli Stati democratici devono introdurre regolamentazioni per i colossi americani, facendo tornare i ricavi a chi produce. È una battaglia lunga e difficile”. Ma qualcuno la combatte, come l’Australia, che ha recentemente approvato una legge che obbliga i social network a remunerare i media per la loro produzione, ha ricordato Pult.
Restrizioni per i testi online
I deputati hanno inoltre deciso, con 122 voti contro 69 e 4 astenuti, di completare il progetto con una modifica della Legge per la radiotelevisione, che limita la pubblicazione di testi sui siti online della SSR. La restrizione in vigore attualmente che limita i testi a 1.000 caratteri è stata giudicata insufficiente. Secondo la modifica approvata i testi devono essere permessi solo se c’è una connessione diretta con un programma radiotelevisivo dal profilo tematico e temporale. "Indebolire la SSR non risolve il problema degli editori privati", ha esortato invano Pult in aula. Vi sono già restrizioni su ciò che la SSR può pubblicare (il limite di 1.000 caratteri), hanno ricordato vari oratori. “Nuove limitazioni potrebbero avere conseguenze non opportune”, ha sottolineato inutilmente anche la consigliera federale Sommaruga.
“Il Nazionale sostiene i grandi editori a scapito del servizio pubblico”
In un’intervista alla Regione Manuel Puppis, professore di scienze della comunicazione e dei media dell’Università di Friborgo e membro della Commissione federale dei media, ha definito “problematica” questa decisione: “Naturalmente, la SSR non dovrebbe fare sul web la stessa cosa che fanno i media privati. Ma non basta semplicemente mettere online le trasmissioni radiofoniche e televisive. La SSR deve anche essere in grado di sfruttare le opportunità offerte da internet con offerte audio e video innovative che raggiungano la popolazione svizzera dove si trova”.
Più netta ancora la posizione dei sindacati dei media Syndicom e SSM, che in un comunicato congiunto scrivono: “Queste decisioni mostrano che il Consiglio nazionale legifera per il profitto dei grandi gruppi editoriali e della stampa scritta e considera il servizio pubblico dei media della SSR più come una seccatura che come un servizio per i contribuenti. […] Con le restrizioni che il Consiglio Nazionale vuole imporre alle pubblicazioni online della SSR, rende impossibile a quest’ultima raggiungere un pubblico più giovane. Così facendo, impedisce alla SSR di adempiere al suo mandato di servizio pubblico anche online e sabota il suo mandato esplicito di rivolgersi ai giovani. Il pacchetto di misure in favore dei media non includeva intenzionalmente alcun articolo sulla SSR. Una decisione di tale portata, per la popolazione svizzera, non può essere introdotta en passant dalla porta di servizio e senza alcuna consultazione. Il Consiglio degli Stati è chiamato a correggere questo smantellamento del servizio mediatico di base nell'interesse della popolazione in Svizzera”. Per divenire definitiva la modifica della legge dovrà infatti essere approvata (con tutto il pacchetto di sostegno ai media) nella sessione estiva del Consiglio degli Stati.
Non è indebolendo il servizio pubblico che si rafforzano i media privati, aveva sottolineato anche Martin Candinas in occasione del dibattito della CORSI. Il consigliere nazionale grigionese (Il Centro) e membro della Commissione dei trasporti e delle telecomunicazioni, aveva ribadito come “per mantenere la qualità dell’offerta giornalistica svizzera – uno dei capisaldi della democrazia – è necessario sostenere tutto il sistema mediatico, non è opportuno scatenare una guerra fra i poveri contrapponendo la SSR ai privati. Il servizio pubblico è fondamentale e un suo indebolimento va combattuto”.
Di Giorgia Reclari Giampà