
Il calcio femminile in Svizzera negli ultimi anni ha mostrato una crescita importante. Questo sviluppo è frutto sicuramente di una maggior professionalizzazione che ruota attorno a questo contesto sportivo, ma anche dell’attenzione che il servizio pubblico radiotelevisivo riserva al calcio femminile ormai da diversi anni. In avvicinamento ai prossimi Campionati europei di calcio femminile, che quest’anno si disputeranno in Svizzera dal 2 al 27 luglio, la SSR Svizzera italiana CORSI ha deciso di organizzare una serata pubblica, che si terrà martedì 29 aprile alle ore 18:30 presso l’Hotel Dante di Lugano. Abbiamo deciso per l’occasione d’intervistare Maurizio Ganz, già giocatore di Serie A e allenatore del Milan femminile, che sarà uno dei relatori dell’evento.
Caro Maurizio, dopo una vita passata sui campi della Serie A ti sei avvicinato al calcio femminile. Come è nata questa scelta?
Dopo la carriera di calciatore ho allenato per dodici anni passando per la squadra primavera del Varese e facendo esperienza anche con le squadre dell’F.C. Ascona e dell’A.C. Taverne. Il mio sogno è sempre stato quello di allenare una squadra di Serie A e questa occasione è arrivata con il Milan femminile, che mi ha permesso di tornare in una società dove ho militato da calciatore e di fare una bellissima esperienza.
Com’è cambiata la tua percezione del calcio femminile da quando eri giocatore a oggi che ti trovi in questo mondo in veste di allenatore?
Prima di iniziare questa esperienza non avevo un’idea precisa del calcio femminile. Sono rimasto particolarmente sorpreso dalla determinazione delle giocatrici, dalla voglia di primeggiare e di faticare per raggiungere i propri obiettivi, un elemento che in ambito maschile trovavo con più difficoltà. Le atlete sono molto coscienti che questo è il loro momento e quindi tengono un atteggiamento molto professionale e molto serio, tanto da creare una competizione interna all’interno della squadra abbastanza importante.
Il calcio femminile ha visto un’evoluzione significativa in questi anni. Quali sono secondo te gli aspetti che più frenano l’esplosione di consenso verso il calcio femminile?
Dal mio punto di vista quello che a volte sembra mancare è la determinazione a voler costruire qualcosa di solido attorno al calcio femminile da parte delle società. Per riuscire a portare il calcio femminile italiano e/o svizzero a livelli alti, come quello per esempio che si vede in Spagna o negli Stati Uniti, ci vuole una precisa volontà politica. Il modello statunitense da questo punto di vista può insegnarci molto: in quel contesto già da diverso tempo si è verificata una precisa volontà di investire nel calcio femminile, partendo dalle scuole e da adeguati centri sportivi per offrire alle calciatrici un contesto di crescita sportiva ideale.
Come può crescere ulteriormente il calcio femminile in Svizzera? In quale settore è importante investire?
Deve esserci sicuramente la volontà di investire maggiormente in questo sport, a partire anche dalle infrastrutture messe a disposizione delle calciatrici. Inoltre, come avviene in ogni settore professionale, la formazione gioca un ruolo centrale: offrire alle calciatrici allenatrici o allenatori professionisti e uno staff tecnico e atletico preparato porterà a un miglioramento qualitativo del gioco e il pubblico apprezzerà di conseguenza. L’esempio del Barcellona femminile che riempie lo stadio esattamente come la formazione maschile deve cominciare a fare scuola.
Quest’anno gli Europei di calcio femminile si terranno in Svizzera. Data anche la tua esperienza di calciatore e poi di allenatore, cosa può apportare un torneo di questa importanza al movimento del calcio femminile svizzero?
Sicuramente è una vetrina importante. Reputo però ancora più importante il lavoro che le federazioni nazionali e le società fanno sul campo giorno dopo giorno. È importante, secondo me, riuscire a fidelizzare maggiormente gli spettatori ai colori sociali, creando così un senso di appartenenza, che avrà poi un ritorno favorevole anche per le squadre di calcio femminile. Quello che manca al calcio femminile oggi è una visione più corale: più che le singole calciatrici dovrebbero emergere le squadre e le società, così da costruire una tradizione sportiva più solida.
Secondo te i media – sia in Italia sia in Svizzera – offrono una sufficiente copertura mediatica o dovrebbero impegnarsi di più per mostrare la bellezza di questo sport?
Non conosco moltissimo la realtà mediatica svizzera. Sicuramente il contributo dei media, dei giornali e della televisione è fondamentale per creare una cultura e un interesse verso il calcio femminile. In Italia il campionato di Serie A è fruibile attraverso media privati, come Sky o Dazn, mentre le partite della Nazionale vengono trasmesse dal servizio pubblico. Sono convinto che il seguito che questo sport potrà avere negli anni è legato intrinsecamente all’aspetto formativo, alla professionalizzazione delle squadre e alla visibilità che i media sapranno loro offrire.
A cura di Marco Ambrosino, Segretariato SSR.CORSI
