Giovanni Pellegri, storico volto del Giardino di Albert, condurrà la trasmissione ancora per poco, per poi dedicarsi ad altri progetti. Ieri pomeriggio a Massagno ha animato una tavola rotonda dedicata alla divulgazione scientifica, organizzata dalla CORSI. In vista del suo addio alla trasmissione e dell’evento, abbiamo approfittato delle sue conoscenze acquisite negli anni, per cogliere il senso del suo lavoro e del suo impegno.
Anzitutto, cosa significa esattamente “portare la scienza fuori dai banchi di scuola”, come fa Il Giardino di Albert?
"Il nostro lavoro mira a fare in modo che la scienza non sia appresa in modo unicamente nozionistico. Al sapere, infatti, ci vuole anche un altro tipo di approccio: all'interno del proprio rapporto personale con esso, gli studenti devono riscoprire un desiderio originario di conoscenza, devono recuperare la meraviglia davanti a quello che possono scoprire; solo sorpresi dalla bellezza e conquistati da essa, saranno infatti in grado di formulare delle domande significative.
La televisione – prosegue Pellegri – dando la possibilità di una narrazione per immagini, contribuisce appieno a questo processo. Anche la RSI vuole che il giovane riscopra un sentimento di gratitudine verso ciò che lo circonda. Un altro vantaggio della narrazione televisiva, inoltre, è quello di favorire l'incontro con le persone responsabili della trasmissione del sapere: così, dietro la nozione, il giovane può scoprire i volti di coloro che, con passione, si impegnano affinché la ricerca scientifica progredisca. Si tratta insomma di “umanizzare” la scienza, non limitandosi alla risposta meramente tecnica. La posizione attuale delle emittenti radio e tv nei confronti della conoscenza scientifica è peculiare e sintomatica del nostro tempo: in realtà, si può dire che non abbiamo mai avuto così tanta scienza alla televisione come nei tempi attuali, a discapito del presunto allontanamento e disinteresse dell'uomo d'oggi verso la scienza. Il segreto? La televisione ha imparato a trasformare la scienza in cultura, investendo più sulla qualità che non la quantità".
A fianco del Giardino di Albert, che Pellegri condurrà ancora fino a giugno, vi è poi il progetto de L’ideatorio, un servizio dell'Università della svizzera italiana realizzato in collaborazione con la Città di Lugano e le Accademie svizzere delle scienze. L'ideatorio dal 2007 collabora anche in modo specifico con la RSI:
"Ciò che è piaciuto alla RSI di questo progetto è il suo collegamento con il territorio: ogni anno ci visitano 430 classi, chiedendoci di poter seguire un percorso didattico preciso. L’ideatorio è una realtà piccola, ma ha avuto l'intuizione di voler affrontare la tematica scientifica con altri strumenti, complementari a quelli della scuola. In qualche modo, lavoriamo con le scuole con uno stesso scopo: senza il desiderio di conoscenza sarebbe perfettamente inutile trovarsi seduti ad un banco. L'uomo, e il giovane in particolare, incomincia a desiderare di conoscere di più la realtà circostante quando, nei confronti della sua grandezza, si sente piccolo; è allora che sorgono le grandi domande, che noi intercettiamo e aiutiamo a coltivare. L'uomo deve sentirsi parte di una storia incredibile, che la scienza aiuta a raccontare".
Intervista di Laura Quadri.