È la vera protagonista di Russo ma non dormo, seguitissimo programma RSI che ci terrà compagnia tutte le sere su LA 2 fino alla fine dei mondiali: Rosy Nervi, affronta per la prima volta in televisione tematiche sportive come co-conduttrice. Con lei discutiamo di questa nuova avventura professionale.
Come ti senti nel tuo ruolo di conduttrice sportiva, non essendo il tuo campo usuale?
“Trattandosi di un format d’intrattenimento sportivo, il programma ha sicuramente un occhio di riguardo alle partite, sebbene questo non sia il tema principale. Si tratta in realtà di un talkshow con ospiti che cambiano ogni giorno, scelti tra i professionisti che militano nel mondo sportivo e a cui chiediamo di mostrare anche altri aspetti di sé stessi, più “sociali”. Inoltre, nella hall dell’albergo da cui trasmettiamo abbiamo creato un piccolo palco per dar voce alla musica. A turno ospitiamo degli artisti del nostro territorio che rendono l’atmosfera del programma ancora più vivace e festosa. Vorremmo dare la buona notte in modo più leggero, regalando un sorriso anche a coloro che sono delusi dai risultati della loro nazionale. Tutto questo mi ricorda la radio, che ci aiuta a scaricare le emozioni al termine di una lunga giornata di lavoro.”
Essere giornalisti a 360° significa dunque essere capaci di stare sia davanti alla telecamera sia davanti ad un microfono? Come funziona?
“La radio e la tv sono due realtà professionali molto diverse. La prima è evocativa e più intimistica, nonché più immediata e senza filtri. Alla radio cerchi di evocare immagini attraverso le parole; intonazioni e pause sono pertanto determinanti. La televisione, per contro, funziona anche con immagini senza commento. Essere capaci di stare davanti a una telecamera così come ad un microfono non è affatto evidente perché la gente ha bisogno di naturalezza e verità. Essere a tuo agio in entrambi i contesti implica preparazione, un buon lavoro di autostima e una certa arte comunicativa.”
Cosa ti aspetti dalla nostra nazionale?
“Petkovic è sicuramente una figura carismatica e un grande allenatore che ci sta già regalando emozioni incredibili. Credo che la nostra nazionale abbia gli strumenti per vivere un mondiale davvero strepitoso. Ma provo anche empatia verso squadre minori come l’Islanda, che riesce ad offrire un riscatto momentaneo ad un popolo afflitto da problemi importanti, come la dipendenza dall’alcool. Vedere tanti giovani in campo che sono tornati a credere in qualcosa non può che regalare a tutti un meraviglioso messaggio di forza e di speranza. Questo fa pensare che i giovani sono davvero il nostro futuro: sosteniamoli, offriamo loro degli obiettivi ed essi sapranno diventare ottimi adulti che potranno contribuire a portare pace in questo mondo. Lo sport deve unire, abbattere frontiere e continuare a far sognare anche chi segue il mondiale dal divano di casa.”
Intervista di Laura Quadri.