Il servizio pubblico e la parità di genere: II parte
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Nelle pagine che il nostro Giornale sta dedicando alla CORSI il messaggio che intendiamo traghettare è l’importanza del servizio pubblico come fonte di ispirazione ed educazione. E che il servizio pubblico possa fare davvero la differenza in termini di comunicazione è nei mezzi utilizzati: radio e televisione oltre ai social network.
I temi scelti e affrontati offrono uno spaccato della società e sono pieni di spunti perchè la stessa sia spronata a migliorare. Tra questi la lotta perchè le donne abbiano, a parità di merito, le medesime opportunità lavorative e di carriera.
Carole Hubscher, una delle donne leader protagoniste del Ciclo di Conferenze organizzate dalla CORSI, durante la sua intervista riportata due numeri fa su questo Giornale, dice una cosa molto interessante rispondendo alla domanda postale del giornalista Moreno Bernasconi sul rapporto tra le donne e la gestione della vita privata. Dice che, se lei fosse uomo, questa domanda semplicemente non sarebbe stata posta, ma tra il serio e il faceto suggerisce di trovare un buon marito, “comprensivo”. In queste affermazioni, fatte da una donna di potere, è descritto plasticamente quanto le donne (poco, in verità) hanno conquistato. Anche noi al pari degli uomini abbiamo bisogno, per esprimere appieno le nostre potenzialità, di supporto.
Ma di un supporto maggiore evidentemente, perchè alle donne non si dimentica mai di chiedere come si fa a bilanciare la famiglia con il lavoro, dando per scontato che la famiglia sia appannaggio esclusivo della madre. L’insieme di questi ostacoli è il cosiddetto “soffitto di cristallo” espressione che indica la difficoltà delle donne a salire nella scala gerarchica delle posizioni professionali a causa di vincoli culturali. In altre parole, si tratta di barriere invisibili, che impediscono loro di salire ai vertici. Un esempio di queste è rappresentato dalla convinzione che le donne siano poco adatte al comando perché ritenute troppo emotive e quindi inadeguate. Anche se a dire il vero, le ultime tendenze in fatto di leadership puntano molto sulla intelligenza emotiva, quale capacità di monitorare i propri sentimenti e quelli altrui al fine di raggiungere obiettivi. Dote che trascende il genere.
Tornando un po’ indietro, cioé al punto culturale in cui ci troviamo e, constatata la non raggiunta parità tra uomo e donna, il servizio pubblico e i valori che si vogliono trasmettere possono essere impiegati come volano del cambiamento. Siamo convinti, infatti, che il mostrare esempi positivi possa accompagnare il progresso della società attraverso l’emulazione perchè i modelli proposti, dopo essere stati “notizia” possono diventare “sistema”. In questo modo il servizio pubblico non si riduce al mero racconto dei fatti ma puo’ indicare strade nuove e percorribili all’insegna del progresso e del rispetto di ogni talento.
Questo è tra l’altro il motivo per cui è nato il ciclo di conferenze “Quando il leader è donna”. Si è scelto di indagare sulle esperienze di donne che sono arrivate ai vertici nei loro settori. Nelle posizioni medio-basse non si riscontrano grandi differenze rispetto agli uomini; sono invece le posizioni apicali ad essere ancora monopolio del genere maschile. Oltre all’aspetto culturale, già messo in rilievo, occorre tener conto del condizionamento del contesto sugli elementi valoriali; cioè della carenza di politiche a sostegno della famiglia. Con un Welfare attivo e inclusivo, l’occupazione femminile diventa una possibilità realmente sostenibile. Per questo motivo essere donne, mamme e manager, pone l’accento su temi molto delicati quali la responsabilità sociale e la conciliabilità lavoro-vita familiare fino al tema dei temi, cioè le pari opportunità.
Quante cose si possono fare? E fare bene?
Alla fine del nostro percorso a parte l’eccezionalità dei personaggi intervistati, è Petra Gössi ad offrire una risposta tranchant: si puo’ fare politica e avere un lavoro, avere famiglia e lavorare , avere famiglia e fare politica, non tutte e tre le cose insieme.
Occorre scegliere.
Ad oggi gli uomini che debbono scegliere sono meno delle donne.
Esempio emblematico di scelte consapevoli è proprio Petra Gössi, Presidente del PLR Svizzero.
Avvocato e Presidente del Partito Liberale Svizzero è sicuramente una donna dinamica e carismatica, tanto da caratterizzare fortemente la politica elvetica.
La Consigliera dice di non aver incontrato problemi nella sua carriera, ma che l’essere una donna l’ha avvantaggiata: alla sua prima candidatura il partito voleva due donne. Un caso fortunato. La Presidente che è anche una giurista di successo, ha parlato lungamente della sua carriera politica e non fa fatica ad affermare che per fare politica “le donne ci devono credere ... La politica è learning by doing e le donne sono brave tanto quanto gli uomini in questo. Però per una donna conciliare figli, lavoro e politica è praticamente impossibile. Figli e lavoro ok, figli e politica ok, lavoro e politica anche. Ma è difficile conciliare tutto“. Abbiamo dunque a che fare con una persona che in termini di tempo e dedizione è pari ad un uomo con il plus di essere determinata come solo le donne in ruoli maschili sanno essere. Coerentemente la Presidente Gössi è contraria alle quote femminili stabilite per legge nelle compagini pubbliche e private, perchè di fatto sviliscono i meriti personali e obbligano le donne a dover dimostrare di essere sempre più brave. Sollecitata sui numeri delle donne in Consiglio Nazionale dice che le sue colleghe non hanno figli.
La penultima intervista riguarda Vania Alleva, Presidente del Sindacato Unia.
Zurighese, doppio passaporto svizzero e italiano è laureata in storia dell’arte e giornalista. Ai vertici del Sindacato, dopo tre anni di co-Presidenza, come Petra Gössi, ci arriva per caso.
Racconta, infatti, di essere stata scelta, aldilà dei meriti individuali, per dare un messaggio. La sua presenza ai vertici UNIA rispondeva ad un obiettivo di strategia organizzativa dello stesso sindacato. La decisione fu quella di aprirsi a nuovi rami produttivi ove era maggiore la presenza delle donne così da poter agire per dare maggiori tutele alla categoria. Alla domanda del perchè gli uomini abbiano salari migliori a parità di lavoro e qualifica risponde che si tratta di organizzazione. Gli uomini, che sono nel mondo del lavoro da piu’ tempo e in determinati campi (come quello dell’artigianato) si sono organizzati per ottenere condizioni migliori ed hanno lottato duramente per i loro diritti. Ed è quello che Vania Alleva suggerisce alla donne: organizzarsi, così come accaduto con lo sciopero del 14 giugno.
Le quote rosa sono per le stesse femministe motivo di riflessione: ottenere qualcosa a prescindere dal valore individuale mette in crisi la stessa lotta per la partità delle retribuzioni. Eppure, in ordine alle quote rosa nelle aziende, la Presidente di UNIA mostra di reputarle necessarie perchè questi stessi risultati, in assenza di obbligo, si vedrebbero tra molti anni. Le quote dunque sono uno strumento di accellerazione del cambiamento.
Ed infine Doris Leuthard, già Presidente della Confederazione Svizzera.
Pochi Consiglieri federali possono vantare un bilancio politico tanto brillante e di successo. Grazie all’indice di gradimento molto elevato che ha saputo conquistarsi presso gli svizzeri durante tutta la sua carriera politica e in particolare durante la sua lunga attività governativa, Doris Leuthard ha attuato riforme importanti e durature a livello nazionale, regionale e internazionale. È stata leader riconosciuta in Svizzera e all’estero e senza dubbio una delle figure protagoniste in seno al Collegio governativo.
Qual è il segreto del suo successo? Mi ha colpito molto che l’abbiano definita “l’uomo forte al Governo”, copiando la definizione che Ben Gurion dava di Golda Meir. Non esattamente un complimento al suo essere donna ma sicuramente alla sua intelligenza. Su di lei possiamo verificare che il sistema dell’emulazione funziona: la Leuthard dice di aver trovato grande ispirazione nelle donne che l’hanno preceduta e che come lei si sono occupate della “cosa pubblica”. Alla domanda se le donne funzionano tra loro, se fanno sistema, Doris Leuthard risponde che non si tratta di fare gruppo o di emotività: una cosa è l’amicizia, un’altra è prendere decisioni. In questo caso occorre avere accanto persone con cui c’è intesa perchè piu’ si è in alto, minore è il tempo a disposizione. Nella lunga chiaccherata con Bernasconi che ha toccato vari temi, come l’uscita dal nucleare della Svizzera, Doris Leuthard ha invitato le donne ad essere coraggiose: la legge non cambia la vita delle donne ma la vita cambia se le donne lo vogliono e se le imprese non discriminano. Si mette di nuovo l’accento sulla questione culturale e sulla necessità delle donne di organizzarsi per chiedere parità dei salari e non discriminazione.
Conclusioni
Le sei donne intervistate nel Ciclo di eventi “Quando il leader è donna”, hanno dimostrato che i valori e il talento per eccellere sono trasversali. Non si puo’ negare che vi siano forti barriere culturali che impediscono alla donne di godere delle stesse condizioni salariali degli uomini, eppure se si guarda ai personaggi intervistati si fa fatica a distinguerle dagli uomini che hanno raggiunto le medesime posizioni in termini di dedizione e concentrazione.
Ritengo che essere un leader e comportarsi da leader comporti delle scelte consapevoli, vivere secondo le proprie inclinazioni piuttosto, come accade spesso alle donne, che secondo canoni obsoleti che avvantaggiano gli uomini a prescindere dai meriti personali.
Di donne come Carole Hubscher, Heidi Tagliavini, Bice Curiger, Petra Gössi, Vania Alleva, Doris Leuthard, non ve ne sono molte ma contiamo che il loro esempio possa motivare le donne di oggi e ispirare quelle di domani.