Sebastiano Paù Lessi, in arte Sebalter, si è fatto conoscere al grande pubblico come violinista nel gruppo folk rock ticinese The Vad Vuc, con il quale si è esibito dal 2002 al 2012. Nel 2013 ha cominciato la sua carriera da solista che lo ha portato a rappresentare la Svizzera all’Eurovision Song Contest, durante la 59esima edizione svoltasi a Copenaghen, cantando il brano “Hunter of Stars”. Assieme al gruppo locarnese Sin+, parteciperà giovedì 30 gennaio al primo evento del percorso itinerante intitolato SRG SSR On the Road to Basel: la Svizzera unita nella musica, che si terrà allo Studio Foce di Lugano.
Sebalter, ci racconti come hai vissuto l’esperienza di rappresentare la Svizzera all’Eurovision Song Contest del 2014? Quanto e come è cambiata la tua carriera dopo aver partecipato alla kermesse?
L’esperienza all’Eurovision Song Contest è stata un’esperienza molto formativa sia dal punto di vista musicale sia dal punto di vista umano. La preparazione alla kermesse è stato un periodo molto impegnativo, che mi ha insegnato a gestire i ritmi alti di un evento di quella portata e a mantenere la calma in simili contesti. Aver partecipato a questo evento mi ha sicuramente portato una grande esposizione mediatica ed è stato un importante trampolino di lancio per la mia carriera. Dopo l’Eurovision Son Contest ho potuto dedicarmi seriamente alla scrittura e alla musica e a concepire in modo più professionale il mio ruolo di artista.
Hai suonato per dieci anni come violinista nei Vad Vuc e poi hai continuato come solista, cantando in inglese. Come è nato questo nuovo percorso della tua carriera e come sei arrivato a partecipare a Eurovision Song Contest?
È nato tutto molto naturalmente. Già quando militavo nei Vad Vuc scrivevo testi e presto è nata l’esigenza di esibirmi sul palco con voce e chitarra, portando le mie canzoni. Un anno dopo è nata Hunter of Stars e ho pensato di mandare il brano alla selezione per partecipare all’Eurovision. Anche qui un processo naturale che mi ha portato a una bella soddisfazione personale.
Riuscire ad imporsi come giovane artista non è mai semplice. Quanto reputi importante il sostegno del servizio pubblico alla promozione della musica locale e degli artisti emergenti?
È molto importante, anche considerando la mia storia personale. Da sempre la radio dà un grande spazio alla musica locale. Se penso anche al periodo con i Vad Vuc la possibilità di avere dei passaggi in radio (su Rete 3) erano dei momenti importanti, che ci facevano capire che il nostro era un progetto non finalizzato a sé stesso. Anche le successive apparizioni televisive hanno rafforzato in me l’idea dell’importanza del servizio pubblico per la promozione musicale e per noi artisti emergenti.
L’evento a cui parteciperai è il primo di un percorso che, toccando le quattro regioni linguistiche, ha l’intento di promuovere il panorama musicale svizzero e di rappresentare la coesione nazionale. Quando ti sei esibito all’Eurovision Song Contest hai avuto la percezione di rappresentare un paese composto da quattro regioni linguistiche e che fa proprio della coesione nazionale uno dei suoi principi cardine?
Sicuramente ho avuto questa percezione non appena mi sono confrontato con il fatto di essere un rappresentante della Svizzera, ma di lingua italiana, quindi di una minoranza linguistica. La questione del plurilinguismo è emersa sin dai primi momenti passati all’Eurovision Song Contest e quindi ho da subito percepito di rappresentare, in quel momento, un elemento di coesione nazionale.
Attualmente stai lavorando a un nuovo progetto? Puoi darci qualche anticipazione?
Nel 2024 ho prodotto un mini-album e nel 2025 intendo ancora lavorare alla produzione di alcuni nuovi brani. Non posso ancora annunciare qualcosa di concreto, ma posso assicurare che l’anno prossimo usciranno alcuni lavori singoli a cui sto attualmente lavorando.
Marco Ambrosino, Segretariato SSR.CORSI