Fondato da Pio Bordoni nel 1992, il Conservatorio Internazionale di Scienze Audiovisive (CISA) con sede a Locarno, è una scuola specializzata superiore che rilascia il diploma di Designer in Design visivo, seguito da un anno post-diploma di specializzazione che consente di ottenere la qualifica riconosciuta di cineasta televisivo. A colloquio con il suo direttore, Domenico Lucchini, abbiamo dapprima guardato al passato, cercando di capire quali siano stati i rapporti sviluppatesi con la RSI, per poi rivolgerci alle prospettive per il futuro e per l’anno che verrà.
I vostri prodotti circolano anche grazie a TeleTicino. Negli anni che rapporto è andato invece a crearsi con la RSI?
“I nostri rapporti con RSI sono buoni. Diversi suoi professionisti, fra cui Maurizio Canetta, sono annoverati fra i nostri docenti; per alcuni corsi (per esempio quelli sulle “dirette live”) possiamo anche avvalerci dei suoi studi oltre che beneficiare della puntuale presenza di nostri studenti nella sua sede per degli stages. Nell’ultimo decennio abbiamo anche coprodotto tra CISA e RSI una ventina di cortometraggi; purtroppo, forse anche a causa della scomparsa nei loro palinsesti di rubriche dedicate, non sempre questi prodotti trovano diffusione sui canali RSI, ciò che per contro avviene sistematicamente con Teleticino.”
La televisione del futuro: come se la immagina?
“La televisione del futuro sarà come un grande tablet con una serie di app utili, capaci di trasformare lo strumento di comunicazione di massa tra i più utilizzati al mondo in un prodotto altamente personalizzabile. La programmazione comprenderà esperimenti tecnologici con nuovi format, con le caratteristiche adatte ad un prodotto che possa essere non solo interattivo ma anche integrato con la realtà virtuale. Insomma una televisione “olistica”. Inoltre, le serie tv sembrano pronte a sostituire il cinema diventando la nuova fabbrica dei sogni. A guidare questa “rivoluzione” sono soprattutto i giovani i cosiddetti “millenials”: sono loro, ad esempio, a provocare l’esplosione del “binge racing”, quindi la visione di un’intera serie tv in meno di 24 ore; una minaccia per il cinema. Fino a pochi anni fa la realizzazione di un film richiedeva grandi risorse. La ricetta per salvare i media tradizionali è mettere al centro l’esperienza culturale.”
Cosa si auspica, nello specifico, per il futuro della RSI?
“Che anche il web, la radio e la televisione (nella fattispecie anche la RSI) concorrano maggiormente alla divulgazione del cinema di qualità. Da noi, per esempio, in televisione non vi è più nessuno spazio o rubrica di promozione e dibattito sul cinema (a parte le occasionali cronache dai festival). Inoltre, ritengo che nei film in programmazione nel nostro palinsesto, siano essi italiani, europei o americani, si presti troppa attenzione allo share con una quota peraltro, a mio avviso, troppo bassa (con lodevoli eccezioni per esempio nel campo della documentaristica) per i film svizzeri e ciò malgrado il “pacte de l’audiovisuel”, che prevede che la SSR contribuisca in modo decisivo alla produzione cinematografica nazionale.”
E quanto ai giovani, in futuro è necessario fare di più per incentivarli?
“Come segnalato anche dal Consiglio del pubblico della CORSI fa piacere constatare che la RSI, a differenza di altre emittenti anche di servizio pubblico, propone un’offerta variegata destinata ai giovani e che questa offerta non si limita agli acquisti ma propone produzioni proprie che in parte coinvolgono direttamente il pubblico target. È bene che si sperimentino format destinati alle nuove generazioni; l’importante, e anche qui convengo con il Consiglio del pubblico, è che non ci si focalizzi solo sull’intrattenimento o la comicità ma si tengano in considerazione anche elementi di valore formativo e di impegno e ciò anche volendo allargare l’offerta sui social media.”
Conosce la CORSI e il suo lavoro?
“Conosco solo dall’esterno la CORSI. Condivido il suo ruolo di garante del pluralismo e dell’imparzialità dell’emittente anche se a volte ho l’impressione che le lottizzazioni politiche prevalgano al suo interno. Per quanto riguarda le strategie aziendali di cui si occupa, senza nessuna pretesa o presunzione, consiglierei di insistere ancor più sul ruolo di servizio pubblico, di rafforzare lo scambio con il pubblico, di puntare sull’innovazione, sfruttando certo l’interazione tra canali tradizionali e internet, stando al passo con le nuove tecnologie, ma cercando di salvaguardarne anche il suo ruolo di autorevolezza, di media ad alta definizione in tutti i sensi, poiché malgrado venga consumata con altre modalità, la televisione continua ad essere centrale e la sua credibilità dipende ancora dal buon lavoro tra marketing e storytelling.”
Intervista di Laura Quadri.