Il prossimo 5 settembre 2019 l’ospite della quinta serata CORSI del ciclo di eventi pubblici “Quando il leader è donna” sarà la presidente di UNIA, Vania Alleva.
L’evento avrà luogo alle ore 18.00 presso lo Studio 2 RSI di Lugano-Besso.
Per l’occasione abbiamo intervistato il già co-presidente del sindacato più grande della Svizzera, Renzo Ambrosetti, in carica fino al 2015.
Se fosse Lei a intervistare Vania Alleva, cosa sarebbe curioso di chiederle?
Quando era bambina, cosa immaginava voler fare da grande?
Conosce personalmente Vania Alleva? E cosa la colpisce della sua persona/personalità?
Vania è una persona „solare“ che mette subito a proprio agio i suoi interlocutori e chi la circonda, ha una forte carica comunicativa.
Quali sono le qualità essenziali che secondo Lei deve avere chi, donna o uomo che sia, svolge il ruolo di presidente di un sindacato/di un’azienda?
Innanzitutto bisogna voler bene al prossimo, alla gente, essere disponibili, saper ascoltare, essere integrativi, coinvolgere, far partecipare i propri collaboratori e colleghi ai processi decisionali. Saper però anche decidere e far applicare conseguentemente le decisioni, se del caso, qualora le regole non siano rispettate, saper richiamare e sanzionare. Essere d’esempio.
Lei è stato per molti anni alla testa del sindacato, quali sono i lati negativi di questo ruolo? Ci sono errori che consiglierebbe alla nuova presidente di evitare? Quali nuovi impulsi può portare una presidenza al femminile?
Non mi vengono in mente lati negativi, ma alcune difficoltà che mi hanno indotto all’errore, specie nella politica del personale. Ciò che diventa sempre più difficile è trovare personale e collaboratori all‘altezza delle aspettative. Vania lo sa e sono sicuro che presterà la massima attenzione.
Storicamente il sindacato è stato un‘organizzazione ad impronta maschile. L’accresciuta presenza femminile nella base e negli organi direttivi ha dato un‘impronta nuova. La presidenza femminile non può che confermare questa tendenza, nella misura però che si mantengano i giusti equilibri.
Quanto può contribuire il servizio pubblico radiotelevisivo alla valorizzazione dell’immagine femminile nel mondo professionale? La RSI fa abbastanza?
Premetto che non sono un accanito tele-radio fruitore. Mi sembra però che vi sia una tendenza positiva nella valorizzazione dell‘immagine femminile nel mondo professionale.
La CORSI ha tra i suoi compiti quello di raccogliere le attese dell’utenza verso il servizio pubblico radiotelevisivo. Quali sarebbero secondo Lei le iniziative più appropriate per dialogare con la società civile in questo ambito? Concorda con l’affermazione che le giovani generazioni dimostrano minore consapevolezza verso il servizio pubblico in generale?
Bisogna scendere in mezzo alla gente e toccare il polso, ascoltare. Alla nuova generazione bisogna spiegare cosa è, cosa sta dietro al concetto di servizio pubblico, quali potrebbero essere le conseguenze di un’accresciuta presenza di emittenti private, in particolare per quanto attiene l’informazione. Esempi all‘estero dei rischi per l’informazione oggettiva ce ne sono. Il servizio pubblico è la base per lo sviluppo della democrazia. Questa attenzione da parte del popolo svizzero c‘è stata in occasione della votazione Billag, oggi mi sembra andare un po‘ scemando.
Intervista di Veronica Del Sindaco, Segretariato CORSI