Ieri sera, durante l’evento organizzato dalla CORSI “Lombardia prossima ventura”, il giornalista Moreno Bernasconi ha intervistato il nuovo Presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana.
Tra le tante suggestioni emerse – dal tema dei frontalieri a quella del federalismo – si è anche parlato di servizio pubblico radiotelevisivo. Qual è, ad esempio, secondo Fontana, la sua importanza? “Credo che in una democrazia – ha risposto il Presidente – radio e tv pubbliche debbano essere il più possibile asettiche. Se non ci riusciamo e non possiamo rinunciare alla passione nel raccontare i fatti, rendiamole perlomeno pluralistiche. La televisione non deve indirizzare le scelte della gente ma offrire tante possibilità all'interno delle quali trovare la propria. Ci vorrebbe, poi, una tv educativa, nel senso bello del termine, recuperando commedie e prose. La cultura oggi è un po' dimenticata. Ciò non toglie che Bossi mi ha insegnato una cosa fondamentale: prima di andare in tv, vai in mezzo alla gente per conoscerla”.
E il rapporto tra pubblico e privato, tanto importante sul suolo lombardo? Esiste una chiave per farlo funzionare? “Sono dell'idea – ha detto Fontana – che gli unici obblighi dovrebbero essere posti a carico della tv pubblica, perché essa deve rappresentare tutte le sfaccettature del pensiero del popolo; deve essere il più aperta possibile, essendo sovvenzionata con i suoi soldi. Il privato, al contrario, deve fare business, quindi la sua linea non deve essere per forza condivisibile; l'ambito privato gode di legittimazione maggiore ma resta il fatto che il valore educativo e l’informazione dovrebbe essere a carico della tv pubblica”.
Quindi, un'indiscrezione sull'attuale situazione del panorama mediatico italiano: “La questione Foa? Io penso che lui sia una persona di valore e mi auguro che presto arrivi una notizia che ci rallegri. Egli potrebbe dare alla RAI un'impostazione davvero differente da quella conosciuta sinora, pluralistica e non più solo di sinistra”.
Un altro discorso caro a Fontana è quello del federalismo su base svizzera: “Il Referendum del 22 ottobre scorso in Lombardia e Veneto ha parlato chiaro: anche in Italia, quando il popolo dimostra una volontà così forte, la politica deve adeguarsi. Io sono convinto che si arriverà ad una positiva risoluzione del problema. Abbiamo un governo che vuole ottenere un risultato in questa direzione, con delle Regioni autonome. Noi abbiamo lavorato tantissimo in questi ultimi mesi”.
L'approccio di Fontana colpisce soprattutto perché è bottom-up, parte dal basso ed è molto concreto. Tanto concreto che a un'ultima cruciale domanda, la sua risposta è semplice e spiazzante: che ne è della diffusione della RSI oltre i confini ticinesi? “La RSI è benvenuta anche su suolo italiano. Se si vuole allargare lo spettro di diffusione, noi siamo ben d'accordo”.