Tanja Bisacca è presidente dell’Associazione donne contadine ticinesi, gestisce insieme al marito l’azienda agricola Bisacca di Dongio ed è anche mamma. Secondo lei la RSI non è abbastanza vicina al mondo contadino, al contrario della sua consorella SRF. L’abbiamo intervistata per parlare di media, di donne contadine e di qualche risvolto positivo del lockdown.
La RSI secondo lei fa abbastanza per dare visibilità al mondo rurale della Svizzera italiana e ai suoi prodotti?
“Qualcosa c’è, ma secondo me è ancora troppo poco, qualche documentario ogni tanto ma non è abbastanza. In Svizzera interna (sulla SRF) o anche in Germania seguono molto di più il nostro settore: ci sono trasmissioni che presentano la vita quotidiana di agricoltori e contadini. Qui nella Svizzera italiana manca un po’ la vicinanza al nostro mondo”.
Le donne contadine hanno spazio sui media?
“In generale non è facile far emergere il nostro ruolo: le donne contadine vengono sempre viste solo come le mogli dei contadini, che li aiutano e stanno al loro fianco. Ma non si vede tutto quello che ci sta dietro. Io sono stata ospite solo una volta di Rete Uno. Invece nel 2014 ho partecipato alla trasmissione «SRF bi de Lüt – Landfrauenküche» della SRF, una competizione fra donne contadine di diverse regioni, che vengono seguite per una settimana nel loro lavoro quotidiano e poi si sfidano preparando piatti con i prodotti del loro territorio. È una bellissima occasione per farsi conoscere e per dare visibilità al nostro mondo”.
Quale sarebbe la trasmissione migliore per promuovere i produttori della Svizzera italiana e i loro prodotti?
“Alla RSI c’è qualche trasmissione interessante come L’Ora della terra, ma ci vorrebbe di più, soprattutto trasmissioni televisive (o comunque video) perché è molto più interessante poter vedere che cosa facciamo”.
Personalmente come ha vissuto vissuto il periodo del lockdown e quale influenza ha avuto sulla sua attività?
“Per fortuna abbiamo mantenuto il nostro ritmo in azienda. In febbraio e marzo gli animali sono ancora in stalla e quindi non si deve uscire. Certo, è stato impegnativo gestire sia il lavoro sia i bambini, che dovevano seguire le lezioni scolastiche a casa. Ma per la nostra attività è stato un periodo molto bello: tante persone venivano a comprare i nostri prodotti perché cercavano qualcosa di sano e locale e molti sono rimasti anche dopo la fine del lockdown. Ora stiamo costruendo un agriturismo e un punto vendita”.
di Giorgia Reclari Giampà, Segretariato CORSI