Ho scelto qualche anno fa di diventare socia della CORSI perché è un modo per sentirsi parte della Radiotelevisione non soltanto in quanto Servizio pubblico, ma perché è “nostra”. Non ha altri proprietari se non noi, fruitori e fruitrici. A proposito di donne fruitrici, sono lieta di far parte del gruppo neonato che durante la pandemia si è dato l’appellativo “Gender Covid 19”: la ragione per aver creato il gruppo risiede nel fatto che durante le settimane chiusi in casa abbiamo assistito ad una narrazione del mondo travolto dal virus tutta vestita al maschile.
Peccato, perché il pubblico radiotelevisivo, per contro, è misto, dunque pagano il canone, senza sconti, anche le donne. Mi ero chiesta ad un certo punto, se per caso le bravissime giornaliste radiotelevisive (soprattutto televisive, ma anche radiofoniche - vedi speciali con giornalisti uomini), fossero rimaste tutte in fermo lockdown alle Maldive, lasciando la gestione e la conduzione dei programmi speciali in mano ai poveri colleghi! O forse, pensavo pure, erano tutte a casa in congedo maternità? ).
E invece no, notiamo ancora senza nemmeno dover ricorrere a costosi monitoraggi, che lo stereotipo “per le cose importanti sono meglio gli uomini” persiste. Ma ci sono buone ragioni per pensare che si tratti soltanto delle battute finali di una mentalità che non può più - nel modo più assoluto- giustificarsi nel 3.millennio.
Per tornare alla CORSI, seguo sovente le sue iniziative, che ritengo semplicemente eccezionali, dunque ringrazio per il lavoro di chi se ne fa carico.