È di pochi giorni fa la notizia che Piernando Binaghi, volto storico della Meteo alla RSI, lascerà l'azienda per dedicarsi ad altre attività, lontano dalle luci dei riflettori. Con lui abbiamo parlato di questa scelta e, più in generale, del ruolo del servizio pubblico.
I suoi anni di lavoro trascorsi alla RSI sono oltre venti. Molti – troppi? Quale evoluzione ha notato nell’azienda in questi anni?
“Una delle evoluzioni che ho avvertito più nettamente è stato il passaggio dalla TSI, con cui sono cresciuto, all’attuale RSI. Non è stato un semplice cambiamento di sigle, ma una profonda trasformazione dettata da un mondo che è in costante mutamento. Ho avvertito l’attenzione a voler adeguare l’offerta a questa evoluzione, e ritengo sia stata un’iniziativa inevitabile per cercare di essere adeguati ad un mondo magmatico, che non si presta a premiare le realtà fossilizzate.”
“20 anni di lavoro alla RSI? Forse, per certi versi, troppi, ma d’altro canto anche giusti. Apprezzo la vita per come è andata, per quanto ho ricevuto, ma anche per quello che sono riuscito a fare. Da questo punto di vista, gli anni più stimolanti sono forse stati i primi 10, in cui oltre a fare la meteo sono stato coinvolto in altre proposte di divulgazione scientifica. Dopodiché, pur continuando ad amare molto l’azienda, è emersa la necessità di dedicarmi a qualcosa di alternativo. Ma vorrei sottolineare che, pur lasciando la RSI, la serberò nel cuore e lascerò comunque la porta aperta.”
Tra i motivi del suo ritiro è quello di “voler dare di più alle persone”. Cosa manca al servizio pubblico per “dare di più”?
“La questione di riuscire a dare di più non riguarda il servizio pubblico, bensì me stesso. Voglio mettermi in gioco in modo più diretto, nonostante il bellissimo rapporto con il pubblico che si è venuto a creare in questi anni. Porterò con me un feeling e un ricordo che voglio immaginare possano restare inalterati anche nei tanti spettatori che mi hanno seguito. E poi mi mancheranno tantissimo anche le decine di colleghi con in quali si è costruito nel tempo un reciproco rapporto di stima e di amicizia. Per quel che riguarda il ruolo del servizio pubblico, penso che dovremo tutti difenderne l’esistenza. Ne va della nostra storia e soprattutto ne va dell’importanza di un diritto all’informazione che, pur con tutti gli aspetti che si possono sempre perfezionare, è un bene che dobbiamo a tutti i costi salvaguardare.”
Nel 2002 Lei si è aggiudicato il “Prix des Médias” per il programma meteorologico dai migliori contenuti giornalistici e divulgativi. Qual è il segreto per una divulgazione scientifica di qualità? Quanto conta lo stile di conduzione?
“Nella conduzione devi scegliere se rappresentare qualcun altro o rimanere te stesso. Io ho scelto di essere me stesso e credo che questo sia in fondo il segreto più grande. Naturalmente i modelli di riferimento sono molto importanti e anch’io ho avuto i miei idoli sin da bambino. Poi però quando sei chiamato a fare la tua parte devi saper mettere in campo il tuo stile, mantenendo fede al rapporto che vuoi profondamente intessere con le persone.”
Conosce la CORSI? Cosa pensa del suo lavoro, e quali impulsi la CORSI potrebbe dare, in generale e nel suo settore di competenza?
“Credo che la CORSI sia una realtà molto importante, perché permette alla RSI di avere feedback esterni e proposte che possano contribuire in modo concreto a fare la differenza. Se vogliamo che la RSI continui ad essere una realtà importante per la Svizzera italiana e se vogliamo che sappia adeguarsi al mutamento dei tempi e dei gusti del pubblico, dobbiamo essere uniti e lavorare tutti insieme verso la medesima direzione. Penso che la condivisione di questo spirito sia un modo utile per far confluire stimoli e idee nello sviluppo di proposte sempre nuove e auspicabilmente in linea con le aspettative del pubblico. Per quel che riguarda la Meteo, posso dire che le indicazioni che ho raccolto dalla CORSI in questi anni sono state concretamente utili al perfezionamento del prodotto.”
Cosa consiglia al suo “successore”?
“Nulla. Credo che ci siano tutte le premesse per dare adeguata continuità e futuro ad un programma che è uno dei prodotti di punta della RSI. Sarò felice di vederlo crescere e svilupparsi ulteriormente negli anni a venire stando questa volta solo dalla parte del pubblico.”
Intervista di Laura Quadri.