Intervista a Matthew Hibberd, vice decano della Facoltà di comunicazione, cultura e società all'USI
I media nazionali e internazionali stanno vivendo una situazione eccezionale: da un lato l’emergenza sanitaria ha provocato ascolti e visualizzazioni da record e richiesto uno sforzo professionale enorme ai giornalisti, dall’altro il crollo degli introiti pubblicitari rischia di portare molti alla chiusura. Il Consiglio federale ha approvato alcune misure di sostegno strutturali, sia per la SSR che per i privati. Questa settimana il Parlamento si chinerà su due mozioni che chiedono ulteriori aiuti d’emergenza. Con Matthew Hibberd, vice decano della Facoltà di comunicazione, cultura e società all’Università della Svizzera italiana, abbiamo riflettuto su presente e futuro dei media svizzeri, di servizio pubblico e privati.
Come sono cambiati il modo di dare informazione e il ruolo dei media in Svizzera con il coronavirus? Quali sono gli aspetti positivi e quali i rischi?
“In questi tempi difficili le persone desiderano informazioni di alta qualità. Ciò ha sicuramente favorito le emittenti di servizio pubblico tradizionale e ha anche sollevato nuove paure sulla qualità di alcuni fonti social media. Il problema principale – adesso ma anche in futuro - è incoraggiare il giornalismo di qualità, essenziale per la vita democratica, ed educare il pubblico sugli effetti corrosivi delle fake news, ad esempio le affermazioni sulle cure ‘miracolose’ per il virus o sulle sue origini”.
In queste settimane si è molto dibattuto anche sul ruolo del servizio pubblico dei media. Oltre all’informazione, la RSI ha cercato di offrire intrattenimento per tutti, dalla ginnastica per gli anziani ai giochi per bambini, ai documentari per gli allievi delle scuole. Secondo alcuni si è fatto troppo poco, secondo altri l’informazione sull’emergenza sanitaria è eccessiva. Lei che cosa ne pensa? In che modo il servizio pubblico si è differenziato (o si dovrebbe differenziare) dagli altri media?
“Le emittenti di servizio pubblico hanno dimostrato capacità nel fornire un servizio più tradizionale e universale negli ultimi due mesi, per soddisfare tutti i gusti e adattarsi a questa circostanza unica: intrattenimento per tutti, programmi di servizio e didattici, notizie di qualità. Quindi istruzione, informazione e intrattenimento. Il contributo chiave secondo me è stato quello di fornire un servizio di notizie e informazioni di qualità per aiutare tutti i cittadini a proteggersi dagli effetti dannosi del virus e dalle fake news”.
Un altro dibattito in corso riguarda gli aiuti ai media. Il Consiglio federale ha preso alcuni provvedimenti sia per la SSR che per le emittenti private. Ma i media rivendicano ulteriori misure di sostegno per far fronte al crollo degli introiti pubblicitari. Lei come vede la situazione?
“Gli introiti pubblicitari dei media sono stati sottoposti a pressioni estreme per diversi anni a causa della forza dei grandi portali e dei siti web globali come Google e Facebook. Viviamo in tempi di grande crisi nazionale e internazionale in cui chiediamo ai media nazionali e locali di svolgere un ruolo cruciale nel fornire intrattenimento e informazioni alle persone bloccate a casa. Quindi le misure che aiutano i media sono giustificate. Aggiungerò tuttavia che questa crisi ha colpito anche le piccole e medie imprese, i ristoranti, i bar, le compagnie aeree, ecc. in modo estremamente pesante e il governo federale riceve pressioni e richieste di aiuto da molti settori”.
In generale come vede il futuro dei media svizzeri? L’emergenza sanitaria genererà solo crisi oppure anche qualche opportunità? Per esempio, l’aumento di fruizione (soprattutto televisiva) registrata in queste settimane durerà o è destinata a esaurirsi con il ritorno alla normalità?
“Chissà? Chi avrebbe potuto prevedere questi eventi solo sei mesi fa? Penso che gli effetti della crisi continueranno dopo che il virus sarà sotto controllo. La mia professione, il settore universitario, affronta importanti sfide, in particolare per l'anno accademico 2020-2021.Penso che ci saranno opportunità e rischi per tutti. Ma ritengo che l'importanza dei media nazionali e locali è stata dimostrata in questi tempi difficili. È la prova che i cittadini svizzeri hanno votato correttamente contro l’iniziativa No Billag nel 2018”.
Sul tema delle misure di sostegno alla SSR e alle emittenti private guardate anche il videocommento di Luigi Pedrazzini, presidente della CORSI e l’intervista a Filippo Lombardi, presidente di KS/CS Comunicazione Svizzera e vicepresidente del Gruppo Corriere del Ticino.