Il 30 settembre 2019 alle ore 18.00 presso la Sala Tami della Biblioteca cantonale di Lugano ci sarà la prima serata del ciclo dedicato a Guido Calgari, nel cinquantesimo della sua scomparsa.
Calgari è stato narratore e saggista, docente, divulgatore di cultura e cronista presso Radio Monteceneri, emittente precursore della Radio RSI.
Per capire cosa aspettarci dall’evento abbiamo posto alcune domande a Nelly Valsangiacomo, professoressa ordinaria di Storia contemporanea all’Università di Losanna, tra i partecipanti a questa serata.
Secondo lei, se Guido Calgari fosse attivo nell’epoca attuale, cosa penserebbe delle proposte radiofoniche locali? E più in particolare, dell’offerta di servizio pubblico della RSI?
È importante distinguere le proposte radiofoniche locali dall’offerta nazionale, che è quella della RSI. La differenza è forte: esistono delle proposte locali senz’altro legittime e molto interessanti ma la RSI è malgrado tutto un’emittente nazionale. Di fondo è molto difficile e complesso tentare di trasportare nel tempo un personaggio, anche se alcuni tentano l’esercizio. Esattamente com’è molto arduo per noi ascoltare la radio degli anni trenta ed immergerci completamente nella situazione di quegli anni. Gli archivi sonori che rimangono ci permettono di comprendre quanto fosse diversa, e al contempo quanto la radio di oggi deve al media di allora. Penso ad ogni modo che Calgari fosse molto interessato a una radio che proponeva approfondimenti e mediazioni tra culture, quindi tra la Svizzera italiana e il resto della Svizzera e tra la Svizzera italiana e l’Italia. In questo senso, tutte le trasmissioni che aderiscono a questa sua visione sarebbero senz’altro benvenute. Per il resto mi è un po' difficile dire cosa penserebbe, se non trasponendo quello che è il mio pensiero.
Quali sono stati i momenti più significativi della carriera di Calgari nell’ambito radiofonico?
Calgari, come buona parte degli uomini di cultura e in particolar modo dei letterati dell’epoca che partecipavano alla radio, ha avuto molti ruoli. Non esistono, credo, dei momenti significativi ma una sua presenza attiva, molteplice e differenziata, sia dal punto di vista dell’organizzazione sia della creazione dell’offerta di programmi. Penso in particolar modo ai radiodrammi. La cosa interessante da ricordare è che Calgari partecipò alla radio sin dai suoi esordi negli anni trenta, e fu uno dei primi uomini di cultura a riflettere dal punto di vista della programmazione. Molto spesso questi uomini, e dico uomini perché di donne ce n’ erano poche (!), avevano la tendenza a concentrarsi su una visione della radio come veicolo di alta cultura, un media che offriva una ulteriore occasione per esporre la loro conoscenza. Penso che lui avesse una visione più ampia, perlomeno da quello che si può evincere dai suoi scritti e dalle sue riflessioni, e pensasse già ad una strutturazione più moderna della programmazione.
Radio Monteceneri ha rappresentato per molti decenni, soprattutto a cavallo della Seconda guerra mondiale, un punto di riferimento non soltanto geografico ma soprattutto un fulcro per l’identità culturale di una regione – la Svizzera italiana – e di un intero Paese multiculturale come la Svizzera.
Secondo lei, attualmente, la RSI e la SSR SRG adempiono adeguatamente a questo mandato? Cosa potrebbero fare per maggiormente per rafforzare il legame tra le varie regioni linguistiche?
È una domanda molto complessa: credo che il termine “servizio pubblico” sia ormai un’accezione polisemica, a seconda di chi lo pronuncia.
Il mandato del Consiglio Federale alla SSR SRG è ulteriormente stato modificato e il contesto attuale è abbastanza difficile: deve infatti prendere in conto anche di una diversa adesione, rispetto al passato, del mondo politico al suo mandato. Bisogna quindi capire, in questo periodo di “transizione”, che cosa sta avvenendo.
Personalmente ritengo che sarebbe un peccato se la SSR SRG perdesse una serie di elementi che fanno la sua specificità: quello di un serio approfondimento dell’informazione e della cultura, intesa in senso ampio, il forte ruolo di mediazione tra le culture nazionali (trasmissioni e approfondimenti che permettono di conoscere quello che avviene nel resto della Svizzera). Sappiamo che la Svizzera con le sue diversità linguistiche e culturali ha aspetti estremamente positivi ma anche molto difficili da organizzare e coordinare dal punto di vista mediatico. Credo che la SSR SRG in questo senso possa veramente dedicarsi a interpretare un ruolo forte di mediazione nazionale e di “circolazione” di tutta una serie di aspetti culturali svizzeri. L’approfondimento anche di ciò che riguarda il resto della Svizzera è quindi un aspetto (e un’aspettativa) fondamentale.
Per il momento sono in una situazione di attenta osservazione rispetto a quanto svolto sinora e a come la SSR sta attualmente realizzando questo impegno, o come pensa di attuarlo in seguito.
Intervista di Veronica Del Sindaco, Segretariato CORSI