Negli ultimi mesi il tema della salute ha occupato ogni spazio pubblico e privato. D’altro canto il rischio di contagio e di morte a causa del Coronavirus sono stati cosi’ alti da determinare il monopolio dell’informazione. E dunque, telegiornali, radio, talk show e carta stampata si sono occupati esclusivamente dell’emergenza sanitaria.
Ora che il pericolo sta lentamente rientrando, riemergono i problemi di sempre, anzi aggravati dalla inattività cui siamo stati costretti per quasi tre mesi. Ci si riferisce in particolare agli aspetti economici e finanziari, relegati, fino ad ora ad un ruolo secondario.
Ma a questo punto, ha senso chiedersi come deve cambiare l’informazione dopo questo periodo e come migliorarla per offrire agli utenti un prodotto di qualità.
Sul tema, la CORSI ha intervistato Cassia Casagrande, direttrice di BAK Economics Lugano.
Dopo i mesi di lockdown in cui al centro dell’attenzione c’erano soprattutto temi di ordine sanitario, tornano ora sotto i riflettori le problematiche legate alla crisi e alla ripresa economica. Ma come ne parlano e come ne dovrebbero parlare i media di servizio pubblico? Ne abbiamo discusso con Cassia Casagrande, direttrice della filiale luganese di BAK Economics, l’istituto di analisi economiche fondato nel 1980 a Basilea come spin-off della locale università.
Il ruolo informativo dei media (in particolare quelli di servizio pubblico) è stato fondamentale durante il periodo di lockdown. Quale deve essere ora il loro ruolo in questo momento di ripartenza graduale delle attività economiche e di primi bilanci?
“Il ruolo informativo dei media è di grandissima importanza in qualsiasi momento, ma diventa ancor più fondamentale nei momenti di crisi e di post-crisi. In questi frangenti le persone sono costantemente alla ricerca di informazioni circa l’evoluzione della situazione e il ruolo del servizio pubblico nazionale – che ha lo scopo di garantire il funzionamento della democrazia e della coesione del nostro Paese - dev’essere quello di fornire queste informazioni in modo imparziale, affidabile e approfondito. Proprio in un periodo in cui il fruitore entra in contatto con informazioni derivanti da attori diversi e provenienti dalle regioni più disparate del mondo, spesso manca la garanzia di qualità. È proprio su quest’ultima caratteristica imprescindibile che sono convinta che il servizio pubblico svizzero debba continuare a puntare in ottica di continuità con la tradizione tipicamente elvetica del “meno notizie sensazionalistiche e più informazione di qualità”. Queste prime fasi di ripresa economica e “ritorno alla normalità” dovranno quindi essere gestite con questa scrupolosità, sollevando in modo qualitativo il dibattito pubblico – senza soffermarsi sulla polemica – grazie a una pluralità di pensieri e profili attivi in ambiti diversi”.
Secondo lei come viene trattato dalla RSI il tema della crisi e della ripresa economica? Che cosa si potrebbe fare di più?
“Purtroppo non ho potuto vedere l’insieme delle trasmissioni RSI sulla tematica e non vorrei esprimere un giudizio parziale. Ritengo però che ogni crisi abbia la possibilità di tramutarsi in un’opportunità di ripensamento delle nostre società e credo che sia proprio su queste tematiche che il servizio pubblico dovrebbe concentrarsi in questa fase di “lenta ripartenza”. Abbiamo infatti bisogno di nuove idee, nuovi modelli che provengano dalle persone più diverse e per farlo necessitiamo di approfondimenti plurali e imparziali, di opinioni differenti, e di persone provenienti da vari ambiti. Non mi riferisco solo ai diversi settori economici, culturali ecc., ma della società civile stessa che come stiamo ripetutamente vedendo gioca sempre più un ruolo fondamentale (basti pensare ai movimenti ambientalisti, così come alle dimostrazioni antirazziali, ecc.). Non bisogna più ragionare in comparti stagni, l’economia pervade l’intera società e viceversa: il settore prettamente economico, quello sociale, politico e culturale sono un insieme che si costruisce e si influenza reciprocamente. Solamente stimolando un dibattito concreto e costruttivo che integri queste diverse sensibilità socio-economiche, il servizio pubblico potrà rispettare il suo ruolo di garante democratico e servire al meglio nella sua funzione cardine di diffusione del sapere e della conoscenza”.
Che riscontro c’è da parte del servizio pubblico dei media delle ricerche e delle pubblicazioni di un istituto di ricerca come il BAK e quanto queste pubblicazioni contribuiscono a fornire un’immagine realistica della situazione in questo periodo di crisi ed emergenza?
“Essendo BAK Economics un istituto di analisi economiche indipendente, spin – off dell’Università di Basilea, e attivo da 40 anni a livello svizzero e internazionale, il nostro rapporto con i media è da sempre molto stretto. L’apertura della nostra sede a Sud delle Alpi ha ricevuto la stessa attenzione da parte dei media locali con i quali da subito abbiamo instaurato una proficua collaborazione. Con le nostre analisi desideriamo fornire un quadro preciso e aggiornato dell’attuale situazione economica, tanto a livello globale, nazionale che regionale e subregionale. In uno scenario in continua evoluzione come quello che stiamo vivendo risulta però difficile poter prevedere con precisione come evolverà la situazione economica. Le nostre previsioni si basano infatti su modelli costantemente affinati con le informazioni disponibili al momento, per cui eventi improvvisi possono influenzare in maniera diversa ciò che si concretizzerà poi nella realtà. Per questo motivo forniamo sempre delle previsioni per scenario in modo tale da poter fornire una forchetta di previsioni attendibili. Per quanto concerne il servizio pubblico crediamo interessante – dato che la nostra specialità è specialmente quella dell’analisi regionale – di venir maggiormente interpellati a questo livello con approfondimenti legati all’evoluzione economica del nostro territorio. Le informazioni con le quali potremmo contribuire – sia in modo diretto che indiretto – potrebbero infatti portare a spunti interessanti”.
Personalmente, quale tipo di offerta di trasmissioni/programmi/notizie RSI preferisce per tenersi informata sulle tematiche economiche?
“Sicuramente gli appuntamenti informativi giornalieri, tanto radiofonici che televisivi e online, che analizzano spesso le diverse tematiche d’attualità anche dal punto di vista dei loro diversi risvolti socio - economici. Oltre a ciò, seguo con interesse a dipendenza del tema i programmi d’approfondimento e di dibattito socio - economici (60 Minuti, Tempi moderni, Modem, Falò, Alba Chiara, Moby Dick,…)”.
Le considerazioni di Giangi Cretti, responsabile della comunicazione per la Camera di commercio italiana in Svizzera.
Una valutazione, seppur stringata, necessariamente parziale, rapida e a rischio di risultare generica, sul modo in cui la RSI affronta temi legati all’economia, visto l’ormai imprescindibile intreccio, ulteriormente confermato durante l’emergenza degli ultimi mesi, che, non solo nella pratica, questa disciplina ha con la politica e più in generale con fenomeni sociali, presuppone una riflessione che spazi sull’intero settore dell’informazione. Ovviamente non lo facciamo in questa sede, limitandoci a rilevare che il settore dell’informazione si conferma il fiore all’occhiello dell’emittente: nella sua declinazione radiofonica e televisiva.
Programmi di approfondimento come Falò, Patti chiari, Modem, ma anche 60 minuti, quelli più divulgativi come le ‘Consulenze’ e alcuni Tutorial, senza tralasciare ovviamente lo spazio esplicitamente dedicato di Tempi moderni, rispondono egregiamente a quelli che ritengo siano i compiti principali di ente di servizio pubblico. Che devono essere svolti all’insegna della qualità, della professionalità e della competenza.
Naturalmente, ogni trasmissione tiene conto di quello che è il pubblico a cui si rivolge, sicuramente risente della linea editoriale dell’ente, dell’impostazione dei suoi autori e del modo di porsi del conduttore. Resta il fatto, che nelle trasmissioni prevale la sobrietà, uno sostanziale equilibrio nella pluralità dei punti vista, con rare concessioni alla spettacolarizzazione purchessia (alla ricerca dell’audience, soprattutto in una fase in cui le risorse finanziarie tendono ribasso e la concorrenza al rialzo). Dopo di che, ciascun programma meriterebbe un’analisi specifica.
Rimanendo alla superficie della questione, una carenza, che credo sarebbe di interesse generale colmare, è quella relativa alla trattazione delle relazioni commerciali ed economiche fra la Svizzera e i paesi vicini. Per la RSI, in modo particolare, il riferimento va all’Italia.
Conoscerne dimensioni, caratteristiche, dinamiche potrebbe aiutare a meglio comprendere fenomeni sociali e comportamenti politici, contribuendo quindi a favorire una miglior comprensione generale fra i due Paesi: presupposto utile per stemperare talune tensioni.
Maurizio Canetta lascerà la direzione della Radiotelevisione Svizzera RSI nel primo semestre del 2021
Maurizio Canetta, direttore della Radiotelevisione Svizzera di lingua italiana RSI e membro della Direzione SSR, lascerà la direzione nel primo semestre del prossimo anno.
Lo storico direttore lavora per la SSR da 40 anni. Dopo gli studi di letteratura e filosofia all'Università di Pavia, Maurizio Canetta inizia la sua collaborazione con la RSI nel 1980, con un tirocinio come giornalista per il "Telegiornale" di Zurigo, inaugurando così la sua lunga carriera professionale. Prima redattore, poi presentatore e inviato del TG fino al 1987, quando assume il ruolo di corrispondente dal Parlamento federale svizzero. Diventa in seguito presentatore e produttore della "Domenica Sportiva" e del "Telegiornale". Nominato capo Dipartimento Sport nel 1993, lo lascia nel 2000 per tornare all’Informazione come Capo redattore del “Telegiornale” e, dal 2007, di “Falò” e delle trasmissioni di approfondimento dell’informazione. Nominato capo dipartimento Cultura TV nel settembre del 2008 assume, nel dicembre 2010, la responsabilità del dipartimento Cultura Radio e TV. Dal 1 luglio 2012 è capo del Dipartimento Informazione sino al 1 giugno del 2014, quando il Consiglio d’amministrazione della SSR lo nomina Direttore della RSI e membro della Direzione generale SSR.
Maurizio Canetta è Presidente del Consiglio di Amministrazione della «Fondazione Patrimonio culturale» e Presidente della «Comunità Radiotelevisiva Italofona».
Commentando l'annuncio della sua partenza, il direttore generale della SSR Gilles Marchand ha dichiarato: "Maurizio Canetta è un grande esperto del mondo dei media di lingua italiana e rappresenta con grande impegno gli interessi della Svizzera italiana all'interno della Direzione generale della SSR. Durante la fase più critica della pandemia Coronavirus ha dimostrato ancora una volta le sue qualità giornalistiche proponendo un programma settimanale dal titolo "Con Voi", durante il quale, accompagnato da pochi ospiti e per 90 minuti, ha risposto in diretta alle domande dei telespettatori”.
Intanto la Corsi ha già comunicato l’avvio della proceduraper la sua successione che sarà gestita dal Presidente della «Società cooperativa per la Radiotelevisione svizzera di lingua italiana» (Corsi), Luigi Pedrazzini e che dovrebbe concludersi con la designazione del nuovo direttore entro la fine del 2020. La ricerca delle candidature avverrà sulla base di un concorso pubblico che sarà pubblicato all’inizio del mese di luglio. Il Comitato della CORSI ringrazia sin d’ora Maurizio Canetta per l’impegno profuso al servizio della RSI. “Un impegno che nel corso di 40 anni lo ha portato a ricoprire diversi importanti ruoli nell’azienda. L’esperienza accumulata da Maurizio Canetta, sia come giornalista che come dirigente, unita alla sua professionalità, gli hanno permesso, quale direttore RSI, di meglio identificare e di promuovere con successo i valori del servizio pubblico in questi anni di grandi cambiamenti”.