di Giorgia Reclari
Si arricchisce ogni giorno di nuovi contenuti il sito web della CORSI, che in questo periodo di lockdown ha lanciato un progetto di comunicazione legato al proprio ruolo di tramite fra la Radiotelevisione svizzera di lingua italiana e il suo pubblico. Fra le numerose proposte si trovano interviste a rappresentanti di varie categorie che commentano quanto sta offrendo il servizio pubblico dei media, sondaggi, quiz e giochi, ma anche brevi presentazioni video dei membri e dei soci della CORSI. Qui vi presentiamo alcuni estratti delle prime tre interviste pubblicate, riferite ad altrettanti settori: sanità, scuola e giovani. La prima vede protagonista un’infermiera, Rea Hochstrasser, che si occupa anche dei pazienti affetti da Covid-19. La seconda dà voce a un’insegnante di scuola media, Aurora Purita; la terza a tre allieve di quarta media. Le interviste complete, così come tutti gli altri contenuti, si trovano sul sito www.corsi-rsi.ch.
“Ottimi i reportage dagli ospedali”
Rea Hochstrasser è infermiera in cure intense al Cardiocentro di Lugano, struttura che ospita anche i pazienti affetti da Covid-19. L’abbiamo raggiunta tra un turno e l’altro per farci raccontare come sta vivendo questa situazione eccezionale, ma anche (e soprattutto) come valuta l’offerta della RSI chi come lei ha sotto gli occhi tutti i giorni gli effetti della pandemia.
Lei lavora nel settore sanitario: come valuta l’offerta informativa della RSI legata all’emergenza sanitaria? È sufficiente, adeguata o magari eccessiva?
“Ho trovato molto interessante la serata speciale informazione di giovedì 2 aprile in cui è stato trasmesso il reportage dall’ospedale La Carità di Locarno. Trovo che sia un’ottima cosa se il servizio pubblico fa vedere che cosa succede davvero negli ospedali e fa parlare noi che lavoriamo sul campo. In generale comunque posso dire che mi piace il modo in cui vengono date le informazioni in Svizzera, più razionale e meno sensazionalistico di quello italiano”.
Come dovrebbe essere l’informazione giornalistica di servizio pubblico in un momento come questo?
“È giusto parlare della situazione ma senza creare polemiche e panico. Il problema è che molte persone non si informano. Mi mandano articoli e discussioni che trovano online chiedendomi se sono vere. Circolano parecchie fake news e tante persone non hanno capito neanche perché devono stare a casa.”
“Ecco come la RSI potrebbe affiancare (meglio) la scuola”
Aurora Purita, docente di italiano alla Scuola media di Lugano Besso, è una veterana della partecipazione al concorso “La Gioventù dibatte”, che promuove la pratica del dibattito fra i giovani ed è sostenuto anche dalla CORSI. Da diversi anni gli allievi delle sue classi gareggiano con ottimi risultati. Non ha fatto eccezione l’edizione cantonale 2020, che ha visto primeggiare le studentesse di quarta Giulia Pozzi e Sara Vitali. Uno dei temi su cui hanno dibattuto era “Si dovrebbe eliminare il canone Radio-TV?”. Una domanda che ha portato i partecipanti a riflettere su ruolo e legittimazione del servizio pubblico dei media. Chi quindi, meglio di Purita e delle allieve che ha seguito, può riflettere su quanto sta proponendo la RSI in questo momento particolare?
Come valuta l’offerta del nuovo palinsesto riferita all’intrattenimento e alla didattica?
“Trovo che l’offerta del nuovo palinsesto possa oggi essere ampliata, sia in termini di intrattenimento, sia in termini di proposte didattiche, tenendo conto dei ritmi giornalieri modificati a seguito della situazione pandemica e in vista anche del cambio di stagione che prevede delle lunghe giornate di sole e il desiderio di uscire di casa.
Immagino, in particolare, un intrattenimento che spazi da attività creative più strutturate per i più piccoli, come supporto alla mancanza della scuola e di aiuto alle mamme che si ritrovano occupate con il lavoro da casa, a proposte più arricchenti per gli adolescenti, in cui siano essi stessi protagonisti attivi dall’interno delle proprie mura domestiche.
L’offerta in merito alle proposte didattiche risente dei limiti che i media manifestano nel sostituirsi ai banchi di scuola. Essa potrebbe tuttavia essere migliorata, proponendo programmi culturali e formativi stimolanti, di facile fruizione, indirizzati ai giovani come opportunità per questi ultimi di ampliare il proprio bagaglio di conoscenze senza fare grandi sforzi e mantenendo solido il filo che li lega alla scuola”.
Quanto fa capo all’offerta RSI (come insegnante) durante questo periodo?
“Molto. Alcune mie proposte didattiche di queste ultime settimane nascono da spunti offerti da programmi radiotelevisivi della RSI, dalle conferenze stampa, così come dagli aggiornamenti sul sito online. Il contesto sociale conseguente al coronavirus suggerisce certamente dei percorsi interdisciplinari molto interessanti all’interno delle diverse tipologie testuali, dalla lettera al testo espositivo, al testo argomentativo, attraverso un repertorio attuale che ci vede tutti protagonisti. Il servizio pubblico è il primo canale informativo a cui fare riferimento, perché garantisce la veridicità delle informazioni e una visione oggettiva delle complesse dinamiche che emergono in una situazione difficile come quella che stiamo vivendo”.
RSI, scuola e coronavirus: cosa ne pensano i ragazzi
Studiati, corteggiati, inseguiti: i giovani rappresentano un target ambito per il servizio pubblico dei media, perché sono gli utenti da fidelizzare per il futuro. In questo periodo di emergenza e di chiusura delle scuole hanno catalizzato ancora di più l’attenzione e la RSI ha inserito delle proposte mirate nel suo palinsesto. Ma i diretti interessati che cosa ne pensano? Lo abbiamo chiesto a tre allieve di quarta media di Besso che di servizio pubblico dei media se ne intendono: Giulia Pozzi, Sara Vitali e Alida Frigeri. Lo scorso mese di febbraio due di loro, Giulia e Sara, hanno vinto il concorso cantonale “La Gioventù dibatte”. Uno dei temi su cui hanno dibattuto era “Si dovrebbe eliminare il canone Radio-TV?”.
La RSI dovrebbe offrire più prodotti didattici dedicati agli allievi delle scuole?
Giulia: “Parliamo di servizio pubblico e di conseguenza di un prodotto a disposizione di tutti, ma ritengo che la maggior parte dei programmi della RSI siano rivolti agli adulti. A mio parare, mancano prodotti didattici per noi giovani, programmi istruttivi che ci facciano appassionare ai temi attuali e che riescano a incuriosirci così tanto da portarci ad andare oltre, ad approfondire”.
Sara: “Secondo me non è necessario. D’altronde, il compito della televisione o della radio è quello di divulgare le informazioni, anche perché esistono diversi ordini di scuola che hanno il compito di occuparsi dell’istruzione. Tuttavia, in questo periodo la RSI potrebbe investire di più in programmi di intrattenimento a sfondo didattico”.
Alida: “Ritengo che alla RSI non competa proporre programmi didattici, oltre a quelli già proposti (documentari o programmi scientifici). I media hanno il compito di fornire un’informazione corretta e oggettiva. A mio modo di vedere la RSI, in questo momento di difficoltà, sostiene molto bene l’istituzione scolastica, dando informazioni puntuali e preziose in merito a tutto quanto relativo alla scuola (chiusura, eventuale riapertura, recupero dell’anno scolastico, ecc…)”.
RIDUZIONE DEL CANONE RADIOTELEVISIVO
Il 16 aprile il Consiglio federale ha deciso di ridurre di 30 franchi il canone radio-televisivo per le economie domestiche dal 2021. Il pacchetto approvato prevede anche un contributo finanziario maggiore alle 34 radio e TV private concessionarie. Dal 2021, la quota dei proventi del canone destinata alla SSR aumenterà invece di 50 milioni di franchi. Tale contributo compenserà in parte il calo di introiti pubblicitari degli scorsi anni e garantirà il mandato di servizio pubblico della SSR in virtù della Concessione. Sul sito www.corsi-rsi.ch si trova il videocommento del presidente CORSI e vicepresidente SSR Luigi Pedrazzini su questo tema.