Remigio Ratti ha espresso un’opinione molto critica sulle scelte fatte dalla RSI in queste settimane (vedi articolo Corriere del Ticino, 16 aprile 2020). In buona sostanza rimprovera all’azienda di Comano di aver agito senza avere una strategia precisa, in modo approssimativo e per questo di non essere all’altezza della sua missione di servizio pubblico. Penso sia opportuno esprimere pubblicamente il mio disaccordo nei confronti delle parole di Ratti; poi ognuno avrà giustamente il diritto di pensarla come vuole, perché la democrazia deve essere più forte della pandemia.
Sono innanzitutto in netto disaccordo con Ratti per una questione di stile. È ovvio che un ex direttore della RSI ha diritto di non condividere le scelte dei suoi successori. È però opportuno che si esprima pubblicamente? Non sarebbe più adeguata, in queste particolari circostanze, una lettera all’attuale direzione dell’azienda se l’obiettivo è veramente quello di dare un aiuto a chi deve far fronte a una situazione molto delicata, che non ha precedenti nella storia della RSI? Appartengo anch’io, in altri ambiti, alla categoria degli «ex» e considero inopportuno dare consigli ed esprimere critiche pubblicamente all’indirizzo di chi ha assunto responsabilità che erano mie ma è confrontato con sfide che personalmente, in questa dimensione e gravità, non ho conosciuto (ciò detto preciso, a scanso di equivoci, che ho molta fiducia nell’operato delle autorità per gestire la crisi coronavirus).
Al di là dello stile, il mio disaccordo con Remigio Ratti è anche di sostanza. Confinato come tutti fra le mura domestiche, ho seguito giorno dopo giorno il lavoro della RSI, dei suoi dirigenti e dei suoi collaboratori e sostengo con convinzione che la RSI, sin dal primo giorno, c’è stata e continua a esserci: informando sollecitamente in modo completo, ponendo ai politici, agli esperti, agli attori al fronte, le domande che tutti ci poniamo e la cui risposta è necessaria per capire meglio l’emergenza, aiutandoci a vivere quotianamente – anche grazie ai programmi d’intrattenimento – situazioni d’isolamento, mettendo in corretta prospettiva le diverse conseguenze della pandemia: quelle inerenti alla salute, ma anche quelle concernenti l’economia (perché le scelte vere della politica, quelle più difficili e conflittuali, sono dietro l’angolo e molto lavoro fatto in queste settimane dai media – non solo RSI – ci aiuteranno a capire, a scegliere la strategia migliore per risalire la china).
La RSI c’è stata e continua a esserci malgrado le difficoltà gestionali che hanno imposto importanti rinunce nella programmazione, che hanno richiesto ai collaboratori grande flessibilità per poter assicurare i programmi nel rispetto delle norme di sicurezza dettate dal diffondersi del contagio. Nelle direttive strategiche adottate dalla direzione generale della SSR nei primi giorni della crisi, figurano ai primi posti la protezione della salute delle collaboratrici e dei collaboratori e la garanzia di una sufficiente offerta, soprattutto informativa, in tutte le regioni del Paese. Il rispetto di queste direttive fondamentali ha comportato una serie di misure di riorganizzazione del lavoro quotidiano che hanno limitato fortemente la «potenza di fuoco» dell’azienda (eventuali contagi con conseguenti misure di quarantena ai collaboratori, impongono di organizzare il lavoro in modo tale che ci sia sempre e comunque un’équipe pronta ad assicurare i principali programmi d’informazione; quindi non solo rispetto della distanza sociale, ma anche separazione fisica fra le persone, costanti interventi di disinfezione degli studi e del materiale, ecc.).
La RSI c’è stata e continua a esserci pur non avendo più potuto contare, da un giorno all’altro, su una serie di avvenimenti (sportivi ma non soltanto) che alimentavano in modo naturale il contenuto dei suoi palinsesti e che interessavano una parte cospicua della sua offerta. Ha pure dovuto abbandonare in tempi brevi offerte importanti legate alla presenza del pubblico negli studi televisivi. Ha parzialmente compensato questo deficit facendo capo ai suoi straordinari archivi e mettendo in piedi nuove proposte d’informazione e di confronto, con esperti ma anche con il pubblico. Si è detta immediatamente disponibile a collaborare con la scuola ticinese per offrire spazi all’attenzione degli allievi e delle famiglie; le autorità scolastiche hanno prioritariamente optato per altre modalità di lavoro ma a partire da lunedì prossimo la RSI sarà anche a fianco della scuola. Merita pure d’essere qui menzionato il fatto che, dopo la decisione di chiusura dei luoghi di culto, la RSI ha permesso ai fedeli di seguire le celebrazioni domenicali e quelle pasquali.
Il mio forte disaccordo con Remigio Ratti non è un atto di fede verso la RSI, ma l’oggettivo riconoscimento di un lavoro reso in condizioni straordinarie. È un atto di giustizia nei confronti della direzione e dei collaboratori della RSI che in queste settimane difficili ci hanno permesso di seguire «in diretta» l’evolvere della situazione.
È un atto di giustizia che non ha velleità assolutorie, che soprattutto non mira a impedire un sano confronto sulla qualità della risposta data dal servizio pubblico alle sfide della pandemia, sui suoi programmi e le sue offerte puntuali, sul suo modo di posizionarsi nei confronti delle pressanti richieste delle autorità. Il Consiglio del pubblico della CORSI, che Ratti ha chiamato in causa, sta lavorando per dare le sue valutazioni. Anche all’interno dell’azienda SSR sono già in atto riflessioni per trarre in tempi brevi tutti gli insegnamenti utili che può fornire questa drammatica esperienza e per capire quale potrà essere il compito del servizio pubblico radiotelevisivo per aiutare la società e gli individui a guarire le ferite della pandemia. Il futuro necessario confronto sarà tanto più utile e costruttivo, quanto maggiore sarà stata la conoscenza della reale situazione in cui si è trovata a operare la RSI, conoscenza che sembra fare purtroppo difetto all’analisi di Remigio Ratti.
Vi ricordiamo che è online il sondaggio CORSI "Voi che piattaforme RSI utilizzate?": diteci cosa ne pensate!