Alla fine dell’anno Luigi Pedrazzini, presidente della SSR.CORSI e vicepresidente SSR, terminerà il suo mandato. Saluterà il servizio pubblico radiotelevisivo dopo 12 anni di impegno, battaglie e… soddisfazioni (come la vittoria contro la No Billag). Con quali sentimenti vive questo momento? Qual è il suo personale bilancio e come vede le sfide che attendono la SSR? Lo abbiamo intervistato.
Come è cambiata in questi 12 anni l’immagine delle società regionali e della SSR.CORSI in particolare nella Svizzera italiana?
“Quando sono stato nominato nel 2012 era appena stata attuata la riforma delle strutture, che aveva modificato in misura importante il ruolo delle società regionali. In precedenza avevano competenze operative sull’attività dell’azienda (per esempio avevano la responsabilità delle nomine nell’azienda, fino ai quadri intermedi, nonché dei conti e di molti documenti strategici). La riforma del 2007-2008 ha posto le società regionali in una posizione diversa. Sono state mantenute alcune funzioni, in parte modificate, sono state escluse responsabilità operative e la loro attività è stata incentrata sul radicamento del servizio pubblico nel territorio. Devo dire che in quei primi anni ci siamo mossi con una certa difficoltà, non si capiva bene quale fosse il ruolo della CORSI nei confronti della RSI e questo ha creato qualche malinteso. Poi con il passare degli anni la CORSI e le altre società regionali hanno saputo individuare la propria importante funzione, quella di collegamento fra il pubblico e l’azienda. Questo ruolo è diventato sempre più importante e ha contribuito in maniera significativa alla bocciatura dell’iniziativa No Billag nel 2018”.
L’attuale struttura è ancora valida oppure sarebbe necessaria una nuova riforma?
“Credo che sia molto attuale, perché grazie alla nuova struttura in questi anni è stata incrementata la collaborazione fra le varie società regionali, rafforzando la coesione nazionale nell’associazione SSR”.
Per quanto riguarda la tua presidenza, termini dopo 12 anni per raggiunto limite di mandati. Ritieni che fosse il momento giusto per passare il testimone oppure avresti voluto mantenere ancora il tuo impegno per il servizio pubblico radiotelevisivo?
“Io ho addirittura un doppio limite: quello dei tre mandati e quello anagrafico dei 70 anni. Quando sai già che il tuo ruolo ha un termine ben definito non guardi al di là di questo periodo. Comunque sono molto contento di questi 12 anni, anche se chiaramente c’è ancora un grande lavoro da fare. Basti pensare all’iniziativa “200 franchi bastano!”.
Quale bagaglio di esperienze hai potuto acquisire in questi anni nel comitato della CORSI e nel CdA SSR e che cosa ti sarà utile nella tua prossima esperienza di vicepresidente del Locarno Film Festival?
“Penso che potranno essermi molto utili le conoscenze personali acquisite in questi anni. Ma mi ha arricchito molto anche la possibilità di conoscere da vicino il funzionamento del servizio pubblico radiotelevisivo, la principale azienda mediatica e culturale del nostro Paese. Nonostante le dinamiche della SSR non si rispecchiano totalmente in una realtà come quella del Festival, ho comunque acquisito un utile bagaglio di esperienze che potrò far fruttare nel mio nuovo ruolo”.
La soddisfazione maggiore del tuo percorso alla CORSI?
“Di sicuro posso citare il risultato della votazione sulla No Billag, avvenuta tra l’altro nel giorno del mio compleanno, quindi è stato un doppio momento di festa. Ma le soddisfazioni derivano anche dall’ottima collaborazione con i colleghi del Comitato del Consiglio regionale, in particolare nell’ultimo quadriennio, quando anche i rapporti con la nuova direzione della RSI sono stati molto proficui. Posso citare anche le soddisfazioni del lavoro quotidiano, con la segretaria generale Francesca Gemnetti prima, la segretaria regionale Laura Méar poi e con tutto il team del Segretariato SSR.CORSI. E poi c’è stato tutto il capitolo del Consiglio di amministrazione della SSR, in cui mi sono impegnato molto e di cui sono diventato con piacere vicepresidente, potendo così rappresentare al meglio la realtà della Svizzera italiana”.
Un rimpianto (se ce ne sono)?
“Forse il fatto di aver perso tempo in discussioni accademiche in occasione della riforma delle strutture, abbiamo impiegato un po’ troppo ad avviare il motore della CORSI. Col senno di poi avremmo dovuto puntare di più sull’operatività”.
Venendo all’attualità: che cosa ne pensi della proposta del Consiglio federale di ridurre il canone a 300 franchi, in contrapposizione all’iniziativa “200 franchi bastano”?
“Politicamente si può capire che il Consiglio federale preferisca opporsi all’iniziativa, chiedendo in cambio un sacrificio alla SSR. Ma quanto viene prospettato oggi è quantitativamente troppo importante: rischiamo di indebolire il servizio pubblico nell’assolvimento dei suoi compiti fondamentali e nella sua capacità di rappresentare tutte le regioni della Svizzera. Spero che alla fine il Governo sappia trovare una via ragionevole che non metta in difficoltà la SSR, una realtà fondamentale per il funzionamento della Svizzera. Dal canto suo la SSR non dovrà solo mettere in evidenza la sua missione importante per la coesione e il suo ruolo di garante della qualità dell’informazione, ma dovrà anche farsi benvolere dalla popolazione, come in occasione della votazione contro la No Billag”.
A proposito di No Billag, tu hai vissuto la campagna e la votazione in prima persona, impegnandoti moltissimo. Che cosa pensi sia importante tenere da quella esperienza e che cosa invece si dovrà fare diversamente in occasione della probabile votazione sull’iniziativa “200 franchi bastano”?
“Credo che in occasione della No Billag abbiamo lavorato bene, ma la nuova sfida è più difficile, perché non pone la questione dell’annullamento del canone, ma del dimezzamento del budget. Inoltre è stata lanciata in un momento in cui la popolazione è confrontata con un aumento del costo della vita, che mette in difficoltà molte persone. C’è il rischio che in tanti votino senza pensare alle conseguenze dell’iniziativa. È difficile rendere concreti gli effetti dei tagli alla SSR e far passare il messaggio che abbiamo davvero bisogno di un servizio pubblico radiotelevisivo svizzero, in un momento in cui il rischio di perdita di identità nazionale è grande”.
Come leggere la nomina da parte del Consiglio federale di un esponente dell’UDC (Hans-Ueli Vogt) nel CdA della SSR?
“L’UDC è il principale partito svizzero, la SSR ha la funzione di rappresentare tutta la Svizzera e già oggi c’è un rappresentante dell’ala UDC, Marc Furrer. Comunque, nel CdA della SSR si discute al di là delle posizioni politiche e il dibattito interno non può che rafforzare la posizione della SSR. Il CdA non è un organismo partitico: non tutti i membri appartengono a una corrente di pensiero dichiarata. È un gremio in cui si discute di idee, non di posizioni politiche”.
In gennaio entrerà in carica la nuova presidente della SSR.CORSI Giovanna Masoni Brenni. Che messaggio le vuoi inviare?
“Un grande grazie per aver dato la sua disponibilità ad assumere questa posizione. È una persona forte e di esperienza, le auguro di trovare tante soddisfazioni, riconoscimenti e motivazioni in questo lavoro, come è stato per me”.
E un messaggio per gli oltre tremila soci della SSR.CORSI?
“Un grande grazie! Sono dei cittadini che hanno capito che la nostra democrazia vive di impegno e che non dobbiamo essere solo spettatori nei confronti del servizio pubblico, ma avere un ruolo attivo, da protagonisti. Mi auguro che questa comunità di soci possa essere sempre più consapevole del suo importante ruolo”.
Giorgia Reclari Giampà, segretariato SSR.CORSI