Come si sta evolvendo il giornalismo? La rivoluzione digitale ha messo fortemente sotto pressione il mondo dell’informazione, ma il giornalismo di qualità è minacciato anche da ristrutturazioni, fusioni e tagli.
Il 10 novembre la CORSI ha organizzato in collaborazione con l’ATG un dibattito con la presenza di Mario Calabresi, direttore de La Repubblica, per cercare di capire come sta cambiando il giornalismo e il ruolo che svolge il servizio pubblico radiotelevisivo in questo panorama mediatico sempre più complesso.
Il giornalista e socio della CORSI Enrico Morresi ci offre uno sguardo sul giornalismo attuale e l’importanza dell’etica in questo settore, perché la radiotelevisione di servizio pubblico e la stampa, cartacea oppure online, hanno ancora il dovere di fornire approfondimenti su questioni fondamentali per la comunità.
Lei sostiene che l’informazione è un bene pubblico. Dove si inserisce in questo concetto il servizio pubblico radiotelevisivo?
Se vale il principio etico per cui il giornalismo “si distingue nel novero dei beni primari costituzionalmente garantiti [in quanto] produttore e apportatore di un bene essenziale: la conoscenza, più in particolare la conoscenza del mondo sociale” (Bechelloni, 1995), non vedo alcuna differenza nelle finalità del lavoro giornalistico tra media privati e media di servizio pubblico.
Su quali valori e principi si basa la morale del giornalista?
Sull’etica della comunicazione descritta da Habermas e da Rawls (Morresi, 2004), esplicitata nei codici di comportamento nazionali e internazionali, in Svizzera dalla “Dichiarazione dei doveri e dei diritti del giornalista” su cui vigila il Consiglio Svizzero della Stampa. La SSR è partecipe della Fondazione che lo gestisce.
La Rete ha permesso di misurare il successo di pubblico di una notizia controllando il numero di visualizzazioni e le condivisioni. Che cosa significa questo per l’informazione?
Il successo e l’importanza di una notizia non sono la stessa cosa. L’influenza delle reti non può essere negata, ma i media tradizionali, cartacei ma anche online, devono disporre di solidi filtri di controllo sull’autenticità e l’importanza delle notizie date dai ‘social networks’. Tutto questo è molto costoso! La qualità del cartaceo una volta era sostenuta dagli introiti pubblicitari, oggi la pubblicità va ai siti come Facebook e Twitter, lasciando ai media tradizionali le spese del controllo…
Su Facebook spopolano i video di 1, massimo 2 minuti su gli argomenti più disparati. Il futuro dell’informazione sono queste notizie in pillola? Che ruolo hanno gli approfondimenti?
Le notizie vanno distinte dagli approfondimenti. Giusto che vi siano i notiziari, in cui non si può approfondire… Ma la grande stampa, cartacea oppure online, e la radiotelevisione di servizio pubblico hanno il dovere di approfondire senza mischiare i generi. In tempo di pace può darsi che ciò al grande pubblico non interessi, ma quando la casa brucia si vuol sapere il perché e il percome. Da lì l’importanza delle sedi di approfondimento. Da quando c’è il “caso Trump” gli abbonamenti nuovi a giornali come il “Washington Post” sono cresciuti di decine di migliaia!
Cosa consiglierebbe a una ragazza o un ragazzo che vorrebbero indirizzarsi in una carriera nel giornalismo?
Di non considerare formazione adeguata una qualche facoltà delle cosiddette “scienze della comunicazione”. La base cognitiva di un giornalista si forma nelle facoltà di Lettere, di Diritto, di Economia, di Storia… Le nozioni essenziali di scienze della comunicazione le imparerà lavorando in una redazione seria.
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