Riproponiamo qui l'analisi pubblicata da Luigi Pedrazzini, presidente CORSI, sulle pagine de Il Caffè domenica 10 settembre.
Sono comprensibili, anche per certi versi condivisibili, sentimenti di sconcerto, d’irritazione, anche di rabbia, espressi dai tifosi per la mancata trasmissione televisiva dei derby di disco su ghiaccio fra Ambrì e Lugano. Perché l’evento, ormai entrato nella “normalità” dell’offerta RSI, importante non piace soltanto ai frequentatori abituali delle curve. Perché sono probabilmente in minoranza i ticinesi che rimangono completamente indifferenti quando è in programma lo scontro diretto fra leventinesi e luganesi.
Meno comprensibili, e non condivisibili, gli strali contro la SSR RSI per aver giudicato sproporzionato ed eccessivo il prezzo richiesto da Upc per la rivendita dei diritti televisivi. La RSI, in quanto servizio pubblico, non deve fare i conti soltanto con gli appassionati di uno sport; deve, nel limite del possibile, offrire oltre all’hockey anche calcio, sci, automobilismo, motociclismo, ciclismo, ecc. Deve avere un occhio di riguardo, seppure con minore intensità, su tutta una serie di sport meno seguiti dalla popolazione.
Di più: la RSI deve produrre, oltre allo sport, informazione, cultura, occasioni di intrattenimento per rimanere nei termini della concessione che le garantisce gli introiti del canone. È allora inevitabile avere dei limiti finanziari oltre i quali non si deve andare per acquisire i diritti, anche perché la RSI e la SSR non devono prestarsi spregiudicatamente a un gioco al rialzo dei costi che, alla fin fine, farebbe del male soprattutto ai telespettatori.
Per quanto dispiaciuta per la situazione, la SSR RSI può difendere testa alta la decisione di non aver riacquistato diritti di trasmissione in diretta dei derby. Ha fatto la cosa giusta per difendere la pluralità della sua offerta, per non alimentare un meccanismo perverso di rincaro dei costi, può comunque presentare un’offerta sportiva che, per qualità e quantità, rimane di primo livello.
Per restare all’hockey, ci saranno tutte le sintesi e i gol del campionato e le dirette dei playoff.
Mi preme però sottolineare che questa vicenda può essere considerata come una sorta di campanello d’allarme di quanto potrebbe succedere se, in Svizzera o nel nostro cantone, dovesse avere successo l’iniziativa No Billag, che sarà sottoposta ai cittadini il prossimo anno. Con la scomparsa del servizio pubblico radiotelevisivo preconizzata dall’iniziativa, quindi con la scomparsa della RSI, tutto lo sport finirebbe sui canali tv a pagamento diretto. L’eccezione dei derby - perché fortunatamente possiamo definirla tale - diventerebbe la regola, per la buona pace di chi considera eccessivo un canone che, oltre allo sport, offre al telespettatore senza supplementi di costo molti altri prodotti di qualità.
Qualche riflessione la dovrebbero fare anche i proprietari dei diritti, le diverse leghe sportive che mettono all’asta i diritti delle manifestazioni per massimizzare il profitto senza tenere conto degli interessi del pubblico e dei limiti del nostro paese. Il danno che il sistema provoca al servizio pubblico e alla sua utenza, potrebbe diventare un domani un loro problema. L’imprenditore accorto, che ha fra le mani un prodotto interessante, non si lascia convincere soltanto dall’acquirente che offre il prezzo maggiore. Valuta anche con attenzione come il prodotto viene messo sul mercato, come il “rivenditore” si adopera per valorizzarlo, per farlo durare nel tempo e quanto può contare una clientela fidelizzata.
Lo “sport alla RSI” non è soltanto immagine. C’è commento, approfondimento, c’è continuità d’informazione che lega gli eventi fra loro, c’è un insieme di elementi che da più valore alle manifestazioni. Temo che le Leghe non se ne rendano conto abbagliate come sembrano dai soldi del maggior offerente che non sempre il migliore)!
Testo: Luigi Pedrazzini, presidente CORSI
Foto: copyright CORSI/D.Schnell