La visibilità e la promozione di una regione rappresentano una sfida quando si parla di una minoranza nella minoranza. Ne sanno qualcosa i grigionesi delle valli italofone, che da sempre combattono per ottenere maggiore riconoscimento nella politica e sui media, anche quelli di servizio pubblico. Ne parliamo con Anna Giacometti, sindaca per dieci anni (fino a giugno 2020) del Comune di Bregaglia, ruolo nel quale ha vissuto da protagonista i drammatici giorni della frana di Bondo. Ora siede in Consiglio nazionale, ha uno sguardo ravvicinato sulla politica federale e si impegna per un riconoscimento della sua regione.
Che immagine delle valli retiche italofone riscontra nelle trasmissioni RSI? È fedele alla realtà e alle peculiarità del Grigioni italiano?
“In generale sono soddisfatta di quanto offerto dal servizio pubblico dei media. Però, se posso fare un appunto, ho spesso l’impressione che lo sguardo sul nostro territorio sia rivolto perlopiù al passato, alla valorizzazione delle tradizioni e dei ricordi più che alla situazione attuale. Per esempio, il mondo rurale delle nostre valli sta vivendo una grande evoluzione e un ricambio generazionale: i giovani rilevano le aziende dei genitori ma hanno idee nuove, modernizzano e rivalorizzano quanto esiste già. In questo processo anche le donne hanno un ruolo di primo piano, che però non viene messo abbastanza in evidenza. Trovo che si dovrebbe dare visibilità sui media a questo sviluppo positivo parlando di più di queste problematiche attuali, mentre come detto spesso si vedono soprattutto servizi legati al passato. Tranne nelle situazioni di emergenza, quando l’attualità irrompe come nel caso della frana di Bondo”.
Nel 2017, ricordiamo, 3 milioni di metri cubi di roccia, franarono dal Pizzo Cengalo nella sottostante Val Bondasca e un fiume di detriti investì il villaggio di Bondo travolgendo parte del paese. Lei era sindaca di Bregaglia (di cui Bondo è frazione) e si trovò ad affrontare l’emergenza di quei giorni. Com’è andata con la presenza dei media?
“La RSI ha dato un grande contributo nel diffondere le notizie legate alla frana. Questo ci ha aiutati moltissimo, perché tutti erano aggiornati sulla situazione anche grazie alla radio e alla tv: il servizio pubblico è servito a unire la popolazione. Ma al di là di eventi straordinari come la frana, la presenza della RSI sul nostro territorio è più sporadica. Va detto comunque che la distanza geografica influisce non poco: per raggiungere Bregaglia da Coira o da Lugano ci vogliono due ore”.
Come si potrebbe dare maggiore visibilità all’attualità delle valli retiche italofone nell’offerta RSI secondo lei?
“Non tanto con trasmissioni dedicate – che rischiano di provocare un effetto di ghettizzazione – ma parlando di Grigioni italiano nell’ambito dei programmi di informazione e approfondimento”.
Ce n’è davvero ancora bisogno?
“Sì, da quando sono consigliera nazionale ho notato che anche a Berna se si parla di Svizzera italiana ci si riferisce quasi sempre solo al Ticino. In parte è comprensibile, perché la nostra regione è davvero piccola. Però ci siamo! Il problema comunque non riguarda solo la RSI, ma appunto anche la politica e…il pubblico”.
In che senso?
“Recentemente ho partecipato alla trasmissione Modem su Rete Uno e un ascoltatore mi ha inviato un messaggio scrivendo che sarei dovuta tornare “nel mio Grigioni”, sottintendendo che non ho diritto di parlare a nome degli italofoni perché non sono ticinese!”.
C’è un aspetto oggi fondamentale che si lega alla questione della visibilità e del riconoscimento ed è la digitalizzazione: quanto più una regione è connessa e al passo con la tecnologia, tanto più può puntare su un legame forte anche con i media tradizionali e sociali. Che cosa ne pensa in riferimento alla sua regione?
“Non ho la sensazione che ci sia un grosso problema da questo punto di vista. Per quanto io possa giudicare, le connessioni nelle nostre valli sono molto buone. Il 5G non è ancora arrivato, ma il 4G funziona bene. La Bregaglia attualmente partecipa ad un progetto cantonale di allacciamento alla banda larga, che mira allo sviluppo tecnologico ed economico delle nostre regioni”.
Giorgia Reclari Giampà