Intervista a Natalia Ferrara, co-moderatrice della serata dedicata a “Storie”
La nota trasmissione Storie, appuntamento fisso della domenica sera su La1, è al centro della serata pubblica in programma il 16 gennaio 2020 alle 18.30 al Palacinema di Locarno, nell’ambito del ciclo “Dentro il servizio pubblico RSI con la CORSI”. Sarà un’occasione unica per di conoscere da vicino il programma e chi lo fa, ma anche di esprimere la propria opinione e capire l’importante ruolo svolto dalla CORSI. Perché, come dice Natalia Ferrara, co-moderatrice della serata e membro del Comitato del consiglio regionale, “un conto è un commento estemporaneo dal divano di casa con il telecomando in mano, un altro, ben diverso, è il ruolo degli organi CORSI chiamati a verificare il rispetto del mandato di servizio pubblico”. L’abbiamo intervistata per capire meglio lo scopo di questo evento.
Come mai la CORSI ha organizzato una serata-dibattito su un programma offerto dal servizio pubblico, in questo caso “Storie”?
“Perché il servizio pubblico si discute e si valuta sulla base della qualità dei programmi che offre al pubblico, ad esempio in emissioni come STORIE. I fatti del servizio pubblico sono i suoi programmi, non le sue intenzioni”.
Saranno presenti i rappresentanti della trasmissione, il pubblico e la CORSI: qual è il ruolo di quest’ultima nel dibattito?
“La CORSI organizza, si esprime e ascolta. Insomma: comunica e apprende. In particolare, il Consiglio del Pubblico (CP), di cui ho fatto parte negli ultimi 4 anni, concentra la sua attività nel monitorare i programmi della RSI, permettendo poi a tutti gli interessati di leggerli e di formarsi un’opinione. Tutti i rapporti relativi ai monitoraggi del CP, compreso quello relativo alla trasmissione STORIE, sono infatti pubblicati sul sito della CORSI (vedi sotto). Nel servizio pubblico, anche la trasparenza è un elemento fondamentale”.
E il ruolo del pubblico?
“Il pubblico sono tutti gli utenti effettivi e, anzi, tutti i possibili utenti. Bisogna sempre ricordarlo: nessuno ha il monopolio del pubblico. Allo stesso tempo, è utile e necessario un ente facilitatore quale è la CORSI. Per essere chiari: un conto è un commento estemporaneo dal divano di casa con il telecomando in mano, per la serie “mi piace” o “non mi piace”. Un altro, ben diverso, è il ruolo degli organi CORSI chiamati a verificare il rispetto del mandato di servizio pubblico attraverso un esame argomentato e sistematico dell’offerta. I rapporti degli organi CORSI testimoniano questo lavoro accurato e costante, diverso, com’è giusto che sia, dall’interessamento di uno spettatore o dell’altro per un’emissione puntuale. La CORSI non rappresenta dunque solo il pubblico ma il servizio pubblico”.
Qual è secondo lei l’importanza di un programma come Storie nell’ambito dell’offerta televisiva pubblica?
“Storie” continua, per fortuna e con grande potenziale, la tradizione RSI della serata TV di approfondimento non legata alle news, pensiamo, ad esempio, a “Era ora”. Testimonia la volontà dell’azienda di guardare al territorio con vicinanza ma senza localismo, con passione ma senza enfasi, con sensibilità ma senza retorica. Una grande opportunità e, al contempo, una grande responsabilità. Offrire punti di vista differenti, far parlare le emozioni senza spettacolarizzazione, permettere a qualcuno di raccontare la propria storia affinché molte altre persone possano ritrovare la loro o, perché no, iniziare a costruire un nuovo percorso proprio grazie agli spunti di riflessioni colti nell’emissione. Un programma cui serve il ritmo della danza, non il passo della corsa”.
I documentari spesso entrano nella vita delle persone, raccontandone l’intimità per far emergere situazioni, dinamiche e problematiche collettive. Fin dove può spingersi il servizio pubblico per soddisfare la curiosità degli spettatori e stare al passo con la concorrenza di altre emittenti che usano uno stile forte per far leva su sentimenti ed emozioni?
“Senza sentimenti o emozioni non esiste il racconto, neppure quello televisivo. L’importante è non usarli strumentalmente, esserne consapevoli ma non ostaggi. Insomma, evitare il populismo narrativo e ricordare che le mode passano mentre i principi restano. Il servizio pubblico deve saper soddisfare anche le curiosità ma, soprattutto, saper suscitare interesse. E l’interesse non è mai quello della superficie, della facile lettura o, peggio, della forzatura per impressionare. Le riflessioni, anche quelle socio-culturali di programmi come STORIE, richiedono approfondimento e non approssimazione. D'altronde, la curiosità vuole soddisfare sete di sapere e non ubriacature di luoghi comuni. Il servizio pubblico è tenuto a dare (e dire) di più e, in genere, ci riesce molto bene”.
Intervista di Giorgia Reclari, Segretariato CORSI
Cliccate qui per leggere il rapporto del Consiglio del pubblico su “Storie”: https://www.corsi-rsi.ch/content/download/7647/27935/file/rapporto%20CP%20Storie%20(febbraio%202017).pdf
I dettagli della serata del 16 gennaio sono disponibili alla pagina dell'evento: https://www.corsi-rsi.ch/Attualita/Eventi/Eventi-2020/Dentro-il-servizio-pubblico-RSI-con-la-CORSI-Storie