La crisi economica causata dall’emergenza sanitaria sta colpendo duramente il mondo dei media, confrontato con un drastico calo degli introiti pubblicitari a fronte della necessità di proseguire con il proprio indispensabile ruolo informativo. La SSR ha comunicato recentemente che le ripercussioni finanziarie dell'attuale emergenza non sono ancora quantificabili, ma saranno probabilmente dell'ordine di decine di milioni di franchi. Il 16 aprile il Consiglio federale ha approvato un aumento di 50 milioni per la quota di partecipazione al canone radiotelevisivo spettante alla SSR, per sopperire al calo degli introiti pubblicitari (guardate il video commento di Luigi Pedrazzini). Questa decisione ha provocato una reazione da parte dei media privati, fortemente toccati dalla crisi, che dopo il “no” del Consiglio federale ad attingere alle riserve del canone per fornire aiuti urgenti in loro favore, si sono rivolti al Parlamento. In un recente comunicato, le associazioni delle radio e televisioni locali svizzere (Telesuisse, VSP et RRR) hanno definito “inquietante” il fatto che il Consiglio federale “le abbandoni in questa situazione e voglia mettere a disposizione della SSR 50 milioni di franchi supplementari dall’anno prossimo”. Abbiamo parlato della situazione dei media in Svizzera con Filippo Lombardi, presidente di KS/CS Comunicazione Svizzera e vicepresidente del Gruppo Corriere del Ticino.
Come valuta la situazione attuale dei media svizzeri? Si possono quantificare le perdite subite con la crisi sanitaria?
“È presto per quantificare le perdite, anche perché non sono ugualmente ripartite in tutto il territorio nazionale. In Ticino le ricadute del crollo degli introiti sono maggiori, a causa della chiusura di tutte le attività economiche. Qui da noi si è arrivati anche a un calo del 90% delle entrate pubblicitarie. Il problema è che i media possono far capo al lavoro ridotto solo in parte, perché in questo momento sono chiamati ad adempiere al loro ruolo di servizio pubblico, informando correttamente la popolazione sull’emergenza sanitaria. Hanno più che mai una forte funzione sociale: forniscono informazioni corrette e verificate dalle redazioni, in contrasto con le molte fake news che circolano sul web”.
Nell’ambito della decisione di sostegno alla SSR, il Consiglio federale ha comunicato che le 34 emittenti private concessionarie del canone continueranno a ricevere il 6 per cento dei proventi. Ma il contributo sarà maggiore visto il leggero aumento degli introiti del canone. Quanto incide questo aumento?
“È solo un palliativo. La crisi ha provocato perdite ben più gravi. Noi non contestiamo assolutamente le necessità della SSR e la decisione del Consiglio federale. Va detto comunque che nel caso della SSR la competenza sull’aumento della quota di partecipazione al canone spetta al Consiglio federale, mentre per i privati serve una modifica della legge, che ha tempistiche ben più lunghe. Per questo le nostre associazioni chiedono di far capo per aiuti urgenti alla riserva supplementare del canone, che ammonta a oltre 30 milioni per il 2019 e altrettanti per il 2020. Chiediamo di fare un gesto in nostro sostegno allargando un po’ i cordoni della borsa, pur rimanendo nel contesto della legge e senza modificare le quote di ripartizione”.
Visto il rifiuto del Consiglio federale, le emittenti private si sono rivolte al Parlamento con un appello urgente. Il Legislativo sembra più sensibile al tema: nei giorni scorsi la Commissione delle telecomunicazioni del Consiglio degli Stati (CCT) ha proposto un aiuto transitorio di oltre 60 milioni di franchi per sostenere il settore. L’analoga commissione del Nazionale ne discuterà lunedì 27 aprile. Queste misure sono sufficienti?
“La consigliera federale Simonetta Sommaruga aveva proposto un pacchetto da 78 milioni di aiuti ai media, a cui purtroppo il Consiglio federale non ha voluto dare seguito. Ora la CTT ha approvato due mozioni: una propone di sostenere l'Agenzia telegrafica svizzera (Keystone-ATS) affinché sia in grado di diffondere gratuitamente i suoi comunicati e chiede un contributo per la spedizione dei giornali. L’altra mozione chiede che le emittenti radiotelevisive locali e regionali siano sostenute con 30 milioni in più rispetto al 2019 grazie alla riserva del canone. Queste misure sono più che un palliativo, ma serviranno solo a tamponare le falle: non credo che si riuscirà a compensare la perdita subita dal settore”.
Pensa che il Parlamento sarà favorevole a queste misure?
“Il Parlamento, che ne discuterà il 4 maggio, sembra molto sensibile al tema. Anche i parlamentari sono rimasti a casa in queste settimane e hanno potuto rendersi conto del contributo dato dai media all’informazione, soprattutto a livello locale. A differenza del Ticino, dove sia la RSI che gli altri media si occupano di notizie regionali, nel resto della Svizzera sono soprattutto le emittenti private a farlo, mentre la SSR ha una dimensione più nazionale. Ora tutti si sono resi conto dell’importante ruolo di servizio pubblico svolto da tutti i media, che va sostenuto”.
di Giorgia Reclari Giampà, Segretariato CORSI