Il mondo del cinema svizzero è in subbuglio: la pandemia ha sconvolto il settore, il festival di Locarno si è appena concluso in versione ridotta e digitale. Lo streaming prende sempre più piede e anche la SSR sta per lanciare la propria piattaforma di distribuzione. Le serie acquistano seguito a scapito dei film e il servizio pubblico dei media si adegua, aumentando gli investimenti nel settore con il nuovo “Pacte de l’audiovisuel”. Secondo la produttrice zurighese Elena Pedrazzoli (Peacock Film) – che ha partecipato alle trattative con l’SSR per il rinnovo del Pacte - l’evoluzione è positiva, ma occorrono dei correttivi. L’abbiamo intervistata.
Come sta vivendo il settore cinematografico svizzero questo 2020 segnato dalla crisi del coronavirus? Quali prospettive vede per il prossimo futuro?
“Come tutti i settori culturali anche quello cinematografico è stato molto colpito dagli effetti della pandemia. Noi della Peacock in marzo stavamo girando un film con una troupe di una trentina di persone, tra cui 5 o 6 attori anziani. Abbiamo dovuto interrompere le riprese e dovremo ripartire riorganizzando tutto (location, calendario ecc.), con costi notevoli. Inoltre i protocolli di sicurezza sanitaria per le riprese sono molto rigidi. Un altro problema riguarda la distribuzione: per esempio un nostro film coprodotto con l’Italia, è uscito l’anno scorso nelle sale svizzere ma in Italia è stato distribuito quest’anno solo in digitale. Aumentano i costi e i tempi di produzione. Con le attuali sovvenzioni dovremmo poter continuare a lavorare, ma forse si farà qualche film in meno. Il problema è che non esiste un fondo di garanzia nazionale per le emergenze: basta che una troupe venga messa in quarantena o che ci siano nuove misure sanitarie restrittive e molte case di produzione rischiano il fallimento”.
Che cosa ne pensa dell’edizione 2020 del festival di Locarno?
“Non ho partecipato personalmente, ma apprezzo molto il fatto che abbiano fatto uno sforzo per mantenere questa edizione. È una finestra importante, complementare agli altri festival. Trovo inoltre molto bella l’iniziativa “The Films After Tomorrow”, per sostenere i film non terminati a causa del covid-19”.
La SSR svolge un ruolo di primo piano nel sostegno al settore cinematografico svizzero: quanto pesa concretamente l’impegno del servizio pubblico dei media?
“La SSR è un partner indispensabile, che si affianca all'Ufficio federale della cultura e ai contributi dei cantoni. In genere La SSR finanzia tra il 15 e il 30% della produzione cinematografica elvetica, una cifra importante”.
A gennaio 2020 la SSR e i rappresentanti del settore cinematografico svizzero hanno firmato il nuovo «Pacte de l’audiovisuel 2020-2023», che definisce le condizioni quadro delle coproduzioni realizzate dalla SSR e da produttori indipendenti. Lei ha partecipato alle trattative in veste di co-presidente del GARP (Gruppo autori realizzatori produttori svizzeri): che cosa ne pensa del contenuto del nuovo accordo?
“Un tema di discussione è stato il maggiore investimento della SSR nelle serie TV. L’industria cinematografica ha accolto con soddisfazione questa scelta, ma vorrebbe che si aumentassero anche le coproduzioni cinematografiche. Ora è stata costituita una commissione paritetica per vedere di trovare un compromesso. Una possibile soluzione risiede nella modifica della legge sul cinema, attualmente in discussione in parlamento. Il nuovo testo prevede un'estensione ai fornitori online (piattaforme di streaming) dell'obbligo di investire nel settore audiovisivo svizzero il 4% delle loro entrate lorde. Se la legge verrà approvata, una parte di questi introiti indirettamente andrebbe alla SSR in quanto coproduttore. Un’altra questione molto dibattuta è stata quella dei diritti online, in particolare le tariffe di acquisizione dei diritti da parte della SSR per la distribuzione sulle sue piattaforme. Il consumo del pubblico si sposta sempre più verso lo streaming ma per ora gli introiti del settore non sono regolati in modo corretto secondo noi”.
Come ha detto poco fa, il nuovo “Pacte de l’audiovisuel” prevede che la SSR stanzi 5 milioni in più per la coproduzione di fiction tv svizzere nei prossimi quattro anni. Condivide questa scelta, le serie sono il futuro del cinema e anche il servizio pubblico deve adeguarsi?
“Ben venga un investimento sulle serie, è quello che oggi il pubblico vuole consumare. La realizzazione delle serie porta vantaggi anche a chi non le produce: per esempio aumentano la visibilità del settore anche all’estero. Inoltre, la lavorazione sul lungo periodo porta a una maggiore professionalizzazione delle figure impegnate, come i tecnici”
Che cosa ne pensa di Playsuisse (la nuova piattaforma nazionale di streaming della SRG SSR che dall’autunno proporrà produzioni proprie e coproduzioni provenienti dalle varie regioni linguistiche) e in generale delle piattaforme di streaming come veicolo di diffusione della produzione cinematografica?
“Trovo un’ottima cosa che la SSR voglia andare incontro alle nuove forme di consumo. Lo streaming non rappresenta un rischio per la produzione cinematografica ma un vantaggio, a patto come detto che ci sia un riscontro economico corretto alla distribuzione online. La separazione fra cinema e tv si sta assottigliando: la prima proiezione in sala e in TV rimarrà come evento, ma poi la distribuzione al pubblico potrà avvenire anche online. I festival del cinema continueranno a giocare un ruolo importante perché selezionano, aiutano a scegliere, a valutare e a far scoprire prodotti che altrimenti passerebbero inosservati. Il web in questo senso è una giungla. Per quanto riguarda Playsuisse, sono convinta che sia un’ottima soluzione, anche se per rimanere interessante dovrà essere continuamente alimentata con contenuti nuovi e fruibili in varie lingue. È anche un’ottima cosa che finalmente ci sia una piattaforma SSR centralizzata a livello nazionale. Speriamo che funzioni bene e che la gente ci vada perché è un ottimo mezzo per mantenere il pubblico e fidelizzarlo.”
di Giorgia Reclari Giampà, Segretariato CORSI