Le sfide della digitalizzazione, il plurilinguismo e la promozione dell’italiano, ma anche i rapporti fra Svizzera e Italia e il sostegno (o meno) della SSR al mondo editoriale e letterario. In vista della serata pubblica con Barbara Hoepli, presidente della Casa editrice Hoepli di Milano, prevista il 18 febbraio 2020 alle 18 allo Studio 2 RSI di Besso, abbiamo intervistato Fabio Casagrande, direttore delle Edizioni Casagrande di Bellinzona, nonché responsabile del Settore editori dell’Associazione Editori e Librai della Svizzera italiana, membro del Consiglio direttivo di Pro Litteris e redattore della rivista Archivio Storico Ticinese.
Come valuta la situazione attuale dell’editoria nella Svizzera italiana, con particolare riferimento alle sfide create dalla digitalizzazione?
L’editoria della Svizzera italiana dispone di un mercato interno ridotto con i suoi 370'000 abitanti tra Ticino e Grigioni e gli ulteriori 250'000 italofoni oltralpe. Il potenziale di lettori per noi, se si esce dai confini svizzeri è di 60 milioni. Difficile però, con le nostre piccole strutture, raggiungere la comunque ancor più ridotta schiera dei lettori.
Cartaceo o digitale? Il mercato del libro italiano è al 90% cartaceo e al 10% digitale (mentre quello inglese si attesta al 20%). Il libro cartaceo è dunque ancora la parte principale di tutto l’ecosistema libro, formato da autori, editori, distributori, librai e lettori. Forse, come è stato scritto, perché è un oggetto semplicemente perfetto.
Non bisogna però dimenticare che i cosiddetti “nativi digitali” - secondo i dati della PwC, sono ormai in Svizzera il 40% della popolazione attiva (da 16 fino a 65 anni) - hanno modalità di fruizione della lettura e tempo da dedicarvi, diversi da chi li ha preceduti. Non possiamo dunque ignorare questo cambiamento sociologico e la novità tecnologica dell’ebook che permette, con qualche click, di raggiungere i lettori di tutto il mondo.
Per ora ci rivolgiamo soprattutto al 90% di lettori cartacei ma stiamo comunque facendo alcune esperienze in campo digitale, preparando gli ebook che non distribuiamo però ancora sulle piattaforme commerciali digitali.
C’è differenza in questo senso fra letteratura e saggistica?
La nostra limitata esperienza in questo campo ci ha comunque permesso di saggiare qualche ambito digitale. Su sollecitazione di Google-libri una decina di anni fa abbiamo immesso una trentina di nostri libri in parte ancora composti in piombo (es. Il Romanico di Gilardoni) sulla piattaforma del colosso dell’informazione globale. Noi abbiamo fornito gratuitamente i libri, Google ha provveduto a scannerizzarli e a metterli a disposizione degli utenti online.
Il Lessico giuridico trilingue di Alfredo Snozzi, realizzato nella forma cartacea è ora disponibile anche sulla piattaforma Elexico.com dove si può accedere con abbonamento come coi normali dizionari di consultazione. Grazie a un accordo con la Cancelleria federale, la piattaforma permette di tenere aggiornato questo prezioso strumento.
Il Fondo nazionale per la ricerca scientifica da alcuni anni sostiene la pubblicazione di opere scientifiche (come tesi ecc.) a patto che vengano messe liberamente a disposizione su www.oapen.org. Un esempio è la ricerca della prof.ssa Nelly Valsangiacomo, Dietro al microfono. Intellettuali italiani alla Radio svizzera (1930-1980), consultabile liberamente.
Questi sono esempi di opere di consultazione o saggistica, con la letteratura invece abbiamo sperimentato qualcosa con la Biblioteca digitale Orell Füssli liberamente accessibile durante i tragitti sui treni FFS per gli utenti con Swisspass, iscritti a smileswisspass.
Non ci siamo invece ancora lanciati nella vera e propria distribuzione di libri digitali, anche perché il mercato è ancora esiguo (10%) e i costi per ora rischiano di essere maggiori dei ricavi. Non è un rifiuto, è una prudente attesa.
La casa editrice Casagrande distribuisce anche in Italia: come valuta i contatti e gli scambi oltre confine?
In Italia siamo distribuiti da una ventina d’anni da Messaggerie Libri, che ci offre accesso alle librerie italiane, di catena, online e indipendenti. Il mercato italiano è però molto concentrato in pochi gruppi editoriali. Mondadori, Giunti, Gems e Feltrinelli fanno il 70% del mercato librario. Noi siamo fra il centinaio di piccole case editrici che lavorano sul restante 30%. Gli scambi con tutta la filiera del libro italiana e con i media sono ottimi e qui abbiamo trovato uno sbocco importante per i nostri libri, basti pensare che, se valutiamo in copie vendute, disponiamo ormai di due mercati equivalenti 50% svizzero, 50% italiano.
Quanto interesse si riscontra nei confronti della realtà elvetica e della “svizzeritudine” in Italia?
Un certo interesse c’è. Su certi temi in particolare si ritiene che la Svizzera abbia qualcosa da dire. Ad esempio sul plurilinguismo, sulla democrazia diretta e sull’etica clinica. Dick Marty presenterà, ad esempio, il suo libro Una certa idea di giustizia in varie occasioni anche in Italia, addirittura al Senato italiano dove è stato invitato.
In tanti anni di lavoro crediamo di aver portato molta cultura svizzera in Italia. Del resto poi chi si interessa dei nostri libri spesso non sa nemmeno che siamo una casa editrice svizzera. Abbiamo tradotto, fra molti autori svizzeri come Dürrenmatt, Frisch, Peer, Kristof e Walser, anche autori francesi, polacchi, inglesi, ungheresi, bosniaci. Poi la nostra lingua è l’italiano e non lo svizzero.
Uno dei pilastri del servizio pubblico radiotelevisivo è la difesa e promozione del plurilinguismo. D’altro canto lo studio dell’italiano in Svizzera è in costante diminuzione. Come può (o deve) contribuire il settore privato mediatico ed editoriale alla promozione della lingua e della cultura italiana nel resto della Svizzera?
Intanto la lingua deve poter vivere. Senza giornali, radio, TV, media elettronici, editori di libri che diffondono in italiano, difficilmente si potrà difendere la terza lingua. Noi cerchiamo di rendere facilmente disponibili e di promuovere i libri ticinesi e italiani oltralpe offrendo anche il servizio a chi ce lo chiede.
La Concessione per la SSR prevede che il servizio pubblico radiotelevisivo contribuisca allo sviluppo culturale e “promuova la cultura tenendo conto in special modo della produzione letteraria, musicale e cinematografica”. Secondo lei la SSR adempie sufficientemente a questo compito, con riferimento in particolare al settore editoriale e alla letteratura della Svizzera italiana?
Ho l’impressione che, se per la musica e il cinema il Patto dell’audiovisivo funzioni bene, non altrettanto si possa dire di un auspicato “Patto letterario”. La SSR segue sì attentamente e puntualmente la produzione letteraria e editoriale della Svizzera italiana attraverso ottime trasmissioni di approfondimento su Retedue, o di intrattenimento sui libri in trasmissioni come Turné soirée. Potrebbe però essere maggiormente protagonista nei Festival letterari del territorio o alla neonata Casa della Letteratura, aiutandoli finanziariamente proprio come aiuta i festival musicali o cinematografici. Oggi, da quel che so, si “approfitta” della presenza sul territorio degli autori svizzeri o esteri invitati per preparare ottime trasmissioni che danno certamente risalto e pubblicità agli autori e ai festival ma non contribuiscono forse come dovrebbero al loro sostegno e sviluppo.
Tornando alle sfide della digitalizzazione: per contrastare la concorrenza della diffusione di contenuti audio e video online tramite grandi piattaforme internazionali, la SSR sta promuovendo una maggiore collaborazione con media privati. Secondo lei sarebbe auspicabile qualcosa di analogo anche per l’editoria?
In Svizzera sembra ci sia la mancanza di piattaforme per la diffusione dei libri digitali, dovuta sia alle difficoltà del plurilinguismo che impone costi maggiori, sia ai ritardi formativi del settore editoriale, sia alla mancanza delle risorse finanziarie necessarie. Ma ormai è arcinoto che l’editoria è il parente povero dei produttori di cultura: le risorse pubbliche sono destinate per la maggior parte alla musica o al cinema e questo sia a livello federale, sia a livello cantonale (dove OSI e Festival del Film di Locarno si aggiudicano la maggior parte dei fondi a disposizione).
Vista l’esperienza e le risorse della SSR sarebbe perlomeno interessante valutare con le nostre associazioni professionali svizzere del libro la possibilità di aggregare i nostri contenuti in una piattaforma comune. Credo che l’ALESI (Associazione librai e editori della Svizzera italiana) e le corrispettive associazioni svizzero tedesca e romanda (SBVV e Livresuisse) sarebbero ben disposte a valutare assieme l’opportunità di un progetto del genere, sarebbe certamente un buon primo passo verso il Patto letterario.
Intervista di Giorgia Reclari, Segretariato CORSI