Intervista a Cassia Casagrande, direttrice di BAK Economics Lugano
Dopo i mesi di lockdown in cui al centro dell’attenzione c’erano soprattutto temi di ordine sanitario, tornano ora sotto i riflettori le problematiche legate alla crisi e alla ripresa economica. Ma come ne parlano e come ne dovrebbero parlare i media di servizio pubblico? Ne abbiamo discusso con Cassia Casagrande, direttrice della filiale luganese di BAK Economics, l’istituto di analisi economiche fondato nel 1980 a Basilea come spin-off della locale università.
Il ruolo informativo dei media (in particolare quelli di servizio pubblico) è stato fondamentale durante il periodo di lockdown. Quale deve essere ora il loro ruolo in questo momento di ripartenza graduale delle attività economiche e di primi bilanci?
“Il ruolo informativo dei media è di grandissima importanza in qualsiasi momento, ma diventa ancor più fondamentale nei momenti di crisi e di post-crisi. In questi frangenti le persone sono costantemente alla ricerca di informazioni circa l’evoluzione della situazione e il ruolo del servizio pubblico nazionale – che ha lo scopo di garantire il funzionamento della democrazia e della coesione del nostro Paese - dev’essere quello di fornire queste informazioni in modo imparziale, affidabile e approfondito. Proprio in un periodo in cui il fruitore entra in contatto con informazioni derivanti da attori diversi e provenienti dalle regioni più disparate del mondo, spesso manca la garanzia di qualità. È proprio su quest’ultima caratteristica imprescindibile che sono convinta che il servizio pubblico svizzero debba continuare a puntare in ottica di continuità con la tradizione tipicamente elvetica del “meno notizie sensazionalistiche e più informazione di qualità”. Queste prime fasi di ripresa economica e “ritorno alla normalità” dovranno quindi essere gestite con questa scrupolosità, sollevando in modo qualitativo il dibattito pubblico – senza soffermarsi sulla polemica – grazie a una pluralità di pensieri e profili attivi in ambiti diversi”.
Secondo lei come viene trattato dalla RSI il tema della crisi e della ripresa economica? Che cosa si potrebbe fare di più?
“Purtroppo non ho potuto vedere l’insieme delle trasmissioni RSI sulla tematica e non vorrei esprimere un giudizio parziale. Ritengo però che ogni crisi abbia la possibilità di tramutarsi in un’opportunità di ripensamento delle nostre società e credo che sia proprio su queste tematiche che il servizio pubblico dovrebbe concentrarsi in questa fase di “lenta ripartenza”. Abbiamo infatti bisogno di nuove idee, nuovi modelli che provengano dalle persone più diverse e per farlo necessitiamo di approfondimenti plurali e imparziali, di opinioni differenti, e di persone provenienti da vari ambiti. Non mi riferisco solo ai diversi settori economici, culturali ecc., ma della società civile stessa che come stiamo ripetutamente vedendo gioca sempre più un ruolo fondamentale (basti pensare ai movimenti ambientalisti, così come alle dimostrazioni antirazziali, ecc.). Non bisogna più ragionare in comparti stagni, l’economia pervade l’intera società e viceversa: il settore prettamente economico, quello sociale, politico e culturale sono un insieme che si costruisce e si influenza reciprocamente. Solamente stimolando un dibattito concreto e costruttivo che integri queste diverse sensibilità socio-economiche, il servizio pubblico potrà rispettare il suo ruolo di garante democratico e servire al meglio nella sua funzione cardine di diffusione del sapere e della conoscenza”.
Che riscontro c’è da parte del servizio pubblico dei media delle ricerche e delle pubblicazioni di un istituto di ricerca come il BAK e quanto queste pubblicazioni contribuiscono a fornire un’immagine realistica della situazione in questo periodo di crisi ed emergenza?
“Essendo BAK Economics un istituto di analisi economiche indipendente, spin – off dell’Università di Basilea, e attivo da 40 anni a livello svizzero e internazionale, il nostro rapporto con i media è da sempre molto stretto. L’apertura della nostra sede a Sud delle Alpi ha ricevuto la stessa attenzione da parte dei media locali con i quali da subito abbiamo instaurato una proficua collaborazione. Con le nostre analisi desideriamo fornire un quadro preciso e aggiornato dell’attuale situazione economica, tanto a livello globale, nazionale che regionale e subregionale. In uno scenario in continua evoluzione come quello che stiamo vivendo risulta però difficile poter prevedere con precisione come evolverà la situazione economica. Le nostre previsioni si basano infatti su modelli costantemente affinati con le informazioni disponibili al momento, per cui eventi improvvisi possono influenzare in maniera diversa ciò che si concretizzerà poi nella realtà. Per questo motivo forniamo sempre delle previsioni per scenario in modo tale da poter fornire una forchetta di previsioni attendibili. Per quanto concerne il servizio pubblico crediamo interessante – dato che la nostra specialità è specialmente quella dell’analisi regionale – di venir maggiormente interpellati a questo livello con approfondimenti legati all’evoluzione economica del nostro territorio. Le informazioni con le quali potremmo contribuire – sia in modo diretto che indiretto – potrebbero infatti portare a spunti interessanti”.
Personalmente, quale tipo di offerta di trasmissioni/programmi/notizie RSI preferisce per tenersi informata sulle tematiche economiche?
“Sicuramente gli appuntamenti informativi giornalieri, tanto radiofonici che televisivi e online, che analizzano spesso le diverse tematiche d’attualità anche dal punto di vista dei loro diversi risvolti socio - economici. Oltre a ciò, seguo con interesse a dipendenza del tema i programmi d’approfondimento e di dibattito socio - economici (60 Minuti, Tempi moderni, Modem, Falò, Alba Chiara, Moby Dick,…)”.
di Giorgia Reclari Giampà, Segretariato CORSI