Lo scorso giugno, il Parlamento di Bratislava ha approvato una riforma del servizio pubblico messa a punto dal governo populista di Robert Fico per sostituire la Radio e Televisione della Slovacchia (Rtvs) con una nuova emittente pubblica in mano all’esecutivo. In Ungheria, all’inizio dell’estate del 2011, erano stati licenziati centinaia di redattori dell’emittente pubblica da parte dell’ente di recente istituzione (MTVA) che sovrintende al servizio pubblico radiotelevisivo nel Paese. La notizia aveva fatto molto parlare anche per la nomina, a capo del servizio pubblico ungherese di informazione, di un certo Zsolt Németh (aperto sostenitore di Victor Orbán) che iniziò la trasformazione dell’ente in una “macchina” pro-governativa. La cooptazione dei media del primo ministro dell'Ungheria e del governo di Fico non sono “mosse” isolate. Secondo una ricerca condotta da Marius Dragomir e dai suoi colleghi del Media and Journalism Research Center nel 2022, l’84% delle 595 entità mediatiche amministrate dallo Stato in 157 paesi manca di indipendenza editoriale, rispetto all’80% dell’anno precedente. Dallo studio è anche emerso che sono solo 19 le aziende di servizio pubblico radiotelevisivo in Europa che si qualificano propriamente come “indipendenti” ed esse sono, spesso, bersagli di attacchi populisti. A titolo di esempio, qualcuno si ricorderà quando, nel 2019, Nigel Farage sentenziò «The BBC are now the enemy» (“La BBC è ora il nostro nemico”).
Per rimanere in Europa, l’erosione dell’indipendenza dei media di servizio pubblico è una questione in cima all’agenda dell’UE, che proprio lo scorso maggio ha visto l’entrata in vigore della legge europea per la libertà dei media (EMFA). Oltre a tutelare il rispetto della libertà editoriale, la legge mira anche a garantire la trasparenza della proprietà e evitare eccessive lottizzazioni degli organi di informazione pubblici, così come il licenziamento di dirigenti e membri del consiglio di amministrazione prima della scadenza del loro contratto (a meno che non vengano a mancare i requisiti professionali).
Oltre a ciò, i media del servizio pubblico devono affrontare altre sfide, che sono tecnologiche e commerciali. Anzitutto, le cosiddette Meta Platforms “spopolano”. Secondo il Digital News Report 2023, a livello globale il pubblico propenso a cercare notizie online tramite i social media piuttosto che direttamente tramite il sito web o l’app di sito di informazione, ad esempio, è considerevole - e tutto ciò comporta diversi rischi, tra i quali la perdita di un rapporto diretto con il pubblico (e dei dati che ne derivano).
Come se tutto ciò non bastasse, i media del servizio pubblico sono anche confrontati con incertezze finanziarie e, non da ultimo, dall’arrivo dell’intelligenza artificiale e di contenuti generati automaticamente, parziali e difficilmente verificabili. Un problema, questo, molto discusso e di cui anche l’opinione pubblica è sempre più consapevole. Ad esempio, da un sondaggio pubblicato nel 2022 e che ha riguardato oltre 150mila intervistati in 142 paesi, è emerso che la maggioranza (58,5%) è preoccupata per i rischi di disinformazione online, seppure con notevoli differenze tra paesi e continenti: in Svizzera oltre il 60% delle persone che hanno partecipato al sondaggio ha dichiarato di ritenere la questione delle fake-news su Internet motivo di preoccupazione.
A livello europeo, proprio per consentire ai cittadini e alle cittadine di navigare nel web in modo consapevole e informato, è stata lanciata, pochissimi giorni fa, dall’Osservatorio europeo dei media digitali (EDMO) una “guida” per iniziative efficaci di alfabetizzazione mediatica, con il sostegno della Commissione europea che ha messo a disposizione 16 milioni di euro di finanziamenti per sostenere il giornalismo e l'alfabetizzazione mediatica nei paesi membri. Una decisone, questa, che non può che essere accolta positivamente anche dall’Unione europea di radiodiffusione (EBU), di cui la Svizzera è parte. Proprio lo scorso settembre Antonio Arcidiacono, Director of Technology & Innovation di EBU, aveva ad esempio sottolineato l’importanza di guardare oltre le prospettive analogiche, riconoscendo la centralità del digitale ma, al tempo stesso, investendo in collaborazioni che mettano gli operatori pubblici (e privati) del settore della teleradiodiffusione in Europa nella condizione di padroneggiare la tecnologia “come abilitatore chiave per aumentare il valore per il pubblico”: «Se vogliamo servire i cittadini europei con notizie affidabili, sostenere la loro crescita educativa quotidianamente, stimolare il loro giudizio critico e intrattenere il pubblico con contenuti ricchi dobbiamo unire le nostre forze e creare un nuovo rapporto con l'industria mediatica globale» ha sottolineato Arcidiacono.
Valeria Camia, giornalista