Entrata in carica all’inizio dell’anno, la sostituta mediatrice RSI Marion Eimann, è piena di entusiasmo per il nuovo ruolo, che la porta a sostituire o in alcuni casi ad affiancare la mediatrice Francesca Lepori Colombo. Di origine vodese, avvocata, ama la mediazione ed è una sostenitrice del diritto collaborativo. L’abbiamo incontrata.
Chi è Marion Eimann? Ci racconti di lei
“Parto dalla mia persona: sono un’appassionata del territorio e degli animali che lo vivono. Per questo svolgo varie attività con il WWF. Sono inoltre interessata al mondo dell’umano, con i suoi interessi, il suo relazionarsi con la società, il sistema e la modernità e anche i suoi conflitti. Questo mi ha portato a studiare diritto, ma ho seguito un percorso atipico, anche perché sono una vodese trasferitasi in Ticino. Ho lavorato tanti anni in tribunale in ambito penale e in diversi studi legali, ora sono impiegata per lo Stato in ambito fiscale. Oltre alla magistratura, mi sono interessata anche alla mediazione e ho seguito una formazione specifica. Ho infine seguito un percorso – per il momento inedito in Ticino – in diritto collaborativo. È una forma di risoluzione dei conflitti che si avvicina alla mediazione, ma prevede la presenza degli avvocati. Lo scopo di questo esercizio è proprio risolvere il conflitto fuori dal Tribunale seguendo un processo evolutivo condiviso per arrivare a una soluzione. Stiamo provando a svilupparlo anche in Ticino”.
Che cosa l’ha portata a candidarsi per il posto di mediatrice RSI?
“Ci sono diversi fattori. In primo luogo, la convinzione che la mediazione sia lo strumento migliore per arrivare a una soluzione condivisa. Ho poi una sensibilità particolare nei confronti della RSI. Trovo che il lavoro svolto dal servizio pubblico sia davvero difficile e delicato, per l’impatto che ha sulla società e le garanzie fondamentali che deve rispettare. Era da tanto tempo che mi dicevo “quanto sarebbe interessante partecipare a una mediazione per la RSI”. È un lavoro importante, perché da una parte dobbiamo salvaguardare la credibilità del servizio pubblico e dall’altra ascoltiamo delle critiche spesso molto personali ma circostanziate. Il nostro compito è ascoltare le parti e trovare il compromesso”.
Qual è il suo rapporto con la RSI? Segue i canali radio, tv o web? Se sì, che genere di programmi preferisce?
“Seguo molto la RSI, ma quasi sempre sull’applicazione PlayRSI perché guardo o ascolto i contributi che mi interessano nei momenti in cui ho tempo. Seguo in particolare le trasmissioni di attualità e approfondimento come Patti chiari o Il Giardino di Albert. Mi interessano anche gli approfondimenti politici, dato che sono impegnata a livello comunale e cantonale. Poi essendo vodese seguo pure la RTS”.
È cambiato il modo di fruire la RSI da quando ha assunto il ruolo di sostituta mediatrice?
“Sì, da quando sono stata nominata mi sono interessata ad altre trasmissioni e cerco di seguirle in diretta, nel momento in cui le fruisce il pubblico, perché l’impatto cambia. Cerco quindi di mettermi maggiormente nella posizione del pubblico per cui è stata creato il programma. Inoltre ora sono molto più attenta agli sforzi dei moderatori o degli ospiti per modulare il loro discorsi. Ho molto rispetto per il lavoro di giornalista, che implica un grande sforzo per mantenere oggettività e imparzialità”.
Ha mai fatto un reclamo al mediatore?
“No, non ho mai presentato un reclamo. Ci ho pensato una volta, ma in quel caso la RSI ha provveduto spontaneamente a fornire delle spiegazioni sulla trasmissione che aveva sollevato qualche dubbio fra i telespettatori. Ammiro molto la volontà della RSI di essere proattiva in caso di situazioni delicate. Se una trasmissione non va come previsto, la RSI propone spesso un complemento o una spiegazione. Questo accade sempre più spesso e credo che porti maggiore serenità nel dibattito, aumentando la fiducia del telespettatore nel servizio pubblico”.
Come vi siete organizzate lei e la mediatrice per la gestione dei casi? In questi primi due mesi è già stata impegnata per qualche reclamo?
“Tecnicamente io subentro alla mediatrice solo in caso di conflitto di interessi, oppure in caso la mediatrice sia impossibilitata ad adempiere al suo mandato. Ma da quando siamo entrate in carica, abbiamo deciso di collaborare maggiormente rispetto ai nostri predecessori. Ora stiamo lavorando insieme su un incarto, che è un po’ delicato. Da un lato mi auguro che arrivino parecchi reclami, per poter partecipare maggiormente al ruolo di mediatrice, dall’altro invece si vorrebbe che il pubblico fosse sempre soddisfatto. Vorrei precisare che anche se la quantità di reclami dovesse aumentare, sarebbe comunque un segno di un rapporto sano tra il pubblico e la radiotelevisione. Un’assenza di reclami, al contrario, potrebbe essere il segno di mancato riconoscimento dell’importanza del servizio pubblico o di una mancanza di fiducia nelle istituzioni.”
Giorgia Reclari Giampà, Segretariato CORSI