Avvocata, mamma di tre figli, già attiva in politica e ora nel sociale: Francesca Lepori Colombo è la nuova mediatrice RSI, che entrerà in carica da gennaio 2022 per i prossimi quattro anni. È stata recentemente nominata dal Consiglio del pubblico (insieme all’avvocata Marion Eimann in qualità di vice) al posto dell’uscente Francesco Galli. L’abbiamo incontrata.
Chi è Francesca Lepori Colombo?
“Sono avvocato e notaio con studio a Locarno, nonché giudice supplente alla Corte d’appello e di revisione penale. Ho alle spalle 16 anni di attività parlamentare in Gran Consiglio, di cui 6 come capogruppo (nelle fila del PPD, ndr.). È stata un’esperienza interessante che mi ha dato tanto. Ora sono attiva anche nel sociale: presiedo la Fondazione Culla San Marco a Bellinzona e siedo nel consiglio della Fondazione Casa Marta. Infine, sono mamma di tre figli grandi, che stanno concludendo i loro studi”.
Come mai ha deciso di candidarsi per il ruolo di mediatrice RSI?
“Trovo molto interessante la struttura federalista che caratterizza il servizio pubblico radiotelevisivo svizzero. Per la Svizzera italiana è fondamentale avere un supporto culturale di qualità. Si è visto soprattutto in occasione della votazione di qualche anno fa (sulla No Billag). Credo anche molto nella regolamentazione dell’informazione da parte della legge federale che garantisce il rispetto di valori fondamentali. Oggi ci rendiamo sempre più conto di come l’informazione possa essere parziale, sbagliata e tendenziosa. Fino a qualche anno fa non si parlava di “fake news”, ora sono dappertutto e proprio in questo periodo di emergenza sanitaria possono avere conseguenze pericolose. È quindi importante che la legge preveda di poter intervenire se vengono violati i suoi principi. Sono contenta di poter dare il mio contributo nel far rispettare questi importanti valori. Ancora più significativo è il fatto che ogni cittadino che vede una violazione possa appellarsi a una figura come il mediatore, che verifica e approfondisce”.
La tendenza odierna va verso una disintermediazione del rapporto tra pubblico e servizio pubblico: gli utenti tendono a esprimersi direttamente (spesso sui social) piuttosto che passare attraverso una terza figura. Lei che cosa ne pensa?
“Al di là delle abitudini del pubblico, credo che il fatto di avere una figura istituzionale pronta a esaminare i reclami che ogni cittadino può inviare rappresenti una garanzia della volontà di voler fornire un’informazione completa e oggettiva. Oggi c’è un altro rapporto, più diretto, con le trasmissioni della RSI. Però è giusto che sia mantenuta la figura del mediatore perché, come detto, siamo più che mai bersagliati da informazioni tendenziose, soggettive e parziali. Quasi non ce ne rendiamo conto. In questo senso il mediatore ha una funzione anche simbolica oltre che concreta”.
Che rapporto ha personalmente con la RSI?
“Mi piace potermi muovere tra radio, tv e online, soprattutto per l’informazione. Durante il giorno leggo le notizie online, poi la sera seguo in particolare gli approfondimenti e i dibattiti, sia alla radio che in tv.
Ora che svolgerà la funzione di mediatrice, cambierà qualcosa nella fruizione dei programmi RSI?
“Finora sono stata già piuttosto attenta alle trasmissioni e ai programmi della RSI. Adesso lo farò ancora di più e con attenzione ancora maggiore. Credo sia giusto cercare di seguire il più possibile i programmi per avere un quadro di insieme dell’offerta. Da quando si possono rivedere o riascoltare le trasmissioni è anche più facile”.
Ha mai fatto un reclamo al mediatore?
“No, anche se in qualche occasione sono stata tentata. La presentazione di reclami al mediatore o di segnalazioni è un buon segno: indica la presenza di un sano spirito critico negli utenti del servizio pubblico. Credo che sia un atteggiamento da mantenere sempre (in senso buono) quando si guarda o ascolta un programma”.
È anche socia CORSI: che cosa rappresenta la CORSI per lei?
“L’appartenenza alla CORSI ha per me un valore prima di tutto affettivo. Sono socia perché ho ricevuto la quota di mio nonno, il consigliere federale Giuseppe Lepori. La tengo volentieri. Ho sempre ritenuto importante il ruolo di difesa della nostra cultura e dell’italianità che anche la CORSI persegue. Credo che servano anche mezzi come questi per sostenere una cultura di minoranza come la nostra”.
Come funziona l’organo di mediazione RSI
Il mediatore RSI, nominato dal Consiglio del pubblico, è incaricato di trattare i reclami relativi a trasmissioni e altri servizi giornalistici diffusi dalla Radiotelevisione svizzera di lingua italiana. Chiunque ritenga che una trasmissione radio o TV RSI non abbia informato correttamente il pubblico o abbia violato altre norme importanti della Legge federale per la radiotelevisione LRTV (protezione della gioventù, lesione alla morale pubblica, discriminazione razziale, banalizzazione della violenza, ecc.) può inviare un reclamo tramite il formulario online sul sito della CORSI.
Un caso per il mediatore
Nel mezzo della prima ondata della pandemia di Covid-19, dall’inizio di marzo alla metà di aprile 2020, morirono, nella casa anziani di Sementina (Bellinzona), in 29 e ufficialmente 21 per Coronavirus. Un numero altissimo. Del caso si è occupato il Quotidiano RSI (il 9 giugno 2020) con un servizio ricavato da un’inchiesta giornalistica realizzata dalle giornaliste RSI Alice Pedrazzini e Elena Borromeo. L’inchiesta giornalistica è stata ripresa, in versione più lunga, durante la trasmissione Modem su Rete Uno (il 10 giugno 2020). Si raccontava, oltre all’impossibilità di stare vicino ai propri cari durante la malattia e nelle ultime ore di vita, anche la lacunosa e poco trasparente comunicazione della struttura di Sementina verso i familiari degli ospiti: dalle carenti informazioni mediche sui malati e sui decessi, ai tamponi effettuati agli anziani e alla somministrazione di morfina all’oscuro dei congiunti.
Il Comune di Bellinzona ha presentato un reclamo al mediatore RSI, avvocato Francesco Galli, rimproverando al servizio e al reportage andati in onda di essere poco bilanciati e incompleti di informazioni. Essi avrebbero prediletto una narrazione degli eventi focalizzata sugli aspetti emotivi della vicenda e a partire dal punto di vista dei familiari degli ospiti della casa-anziani, mentre il direttore della struttura, Silvano Morisoli, e la direttrice sanitaria, Elena Mosconi Monighetti, sarebbero stati invitati a prendere posizione su rimproveri vaghi e formulati in modo anonimo. Così facendo non si sarebbero rispettati gli obblighi di oggettività e di diligenza, lasciando invece una sensazione di confusione in coloro che hanno seguito Modem e il Quotidiano, la cui breve durata non avrebbe permesso, tra l’altro, di presentare una sufficiente pluralità di voci e testimonianze.
La questione al centro del reclamo è se le trasmissioni di tipo prettamente informativo abbiano il diritto di proporre delle inchieste giornalistiche, che affrontano temi scomodi o gravosi, dando ai servizi un determinato taglio narrativo e partendo dal punto di vista di una delle parti interessate. Nel rapporto dell’avvocato Francesco Galli, mediatore RSI, si legge che è loro diritto farlo, nella misura in cui si permette al pubblico di distinguere correttamente i fatti da supposizioni, accuse o opinioni. Tutto ciò è avvenuto nel caso del servizio del Quotidiano e del reportage trasmesso durante Modem poiché – precisa il mediatore – il pubblico era in possesso di informazioni generali sulla gestione della pandemia nelle case per anziani in Ticino e disponeva quindi di sufficienti basi per interpretare quanto riportato.
Il rapporto del mediatore ha inoltre ricordato come lo stesso conduttore del Quotidiano abbia sottolineato che l’intento del servizio era quello di sollevare degli interrogativi e avviare un dibattito, rinviando invece ulteriori approfondimenti a Modem, il giorno successivo. E proprio durante la trasmissione Modem è stato interpellato il medico cantonale, dottor Giorgio Merlani, quale esperto per fornire spiegazioni di carattere medico e scientifico.
Non da ultimo, secondo il mediatore, la rappresentanza della casa anziani ha avuto ampie opportunità di presentare le proprie opinioni. Le questioni sollevate dai familiari delle vittime sono state infatti sottoposte al direttore della casa per anziani e alla direttrice sanitaria, che hanno potuto prendere compiutamente posizione, nella misura in cui si trattava di accuse o contestazioni puntuali, riguardanti, ad esempio, la possibilità degli ospiti della casa anziani di circolare tra i piani durante la pandemia, il rispetto della distanza sociale e la somministrazione di medicamenti previa informazione dei familiari.
Di Giorgia Reclari Giampà e Valeria Camia