La celebre clown svizzera sarà protagonista dei Concerti per le scuole e la Festa della mamma sul palco del LAC insieme all’OSI e a Carla Norghauer. Ci ha raccontato come interpreterà la celebre favola di Prokof’ev e perché è un’attiva sostenitrice del servizio pubblico dei media.
Com’è il suo “Pierino e il lupo”?
“Inizialmente avrei dovuto solo leggere il testo della fiaba, poi mi hanno chiesto di interpretarlo con il mio personaggio, la lavandaia Giovanna. A quel punto però si doveva allestire uno spettacolo vero e proprio, con un regista. Con Ferruccio Cainero abbiamo provato per tre giorni per crearlo ed è stato utile avere il suo sguardo esterno di regista. In “Pierino e il lupo” la musica ha un ruolo di primo piano ed è molto precisa, non c’è tempo per le improvvisazioni. È molto diverso dai miei spettacoli: ho dovuto fare un grande lavoro per far sembrare tutto spontaneo e un po’ improvvisato, quando in realtà devo seguire il ritmo esatto della musica e i segnali del direttore d’orchestra”.
Qual è il suo personaggio preferito della storia?
“Pierino, naturalmente! È un personaggio che ha freschezza, è un eroe coraggioso, caloroso, simpatico”.
Come si è trovata a interpretare uno spettacolo musicale?
“Come detto, l’impegno maggiore è quello di seguire la musica in modo molto preciso. Ma io posso dire di avere senso del ritmo perché anche gli spettacoli comici vivono tanto di ritmo (anche se non sempre in 4/4!), a volte una gag non funziona proprio perché non ha il ritmo giusto. Comunque è un’esperienza divertente e interessante, collega due mondi che di solito non si toccano: quello della musica classica e quello dei clown. In realtà questa distinzione fra “arte seria” e “divertimento” a me non piace: il compito del teatro è proprio quello di parlare di temi seri facendo divertire e intrattenendo”.
L’anno scorso lo spettacolo era stato trasmesso online da un LAC deserto a causa delle misure sanitarie, quest’anno ci saranno i bambini e le famiglie in platea. Che cosa cambia?
“Cambia tutto! Il teatro senza pubblico non esiste, la musica sì. Un concerto si può ascoltare alla radio, ma uno spettacolo in televisione perde tantissimo. L’anno scorso ci siamo sforzati di farlo perché non c’erano alternative. Ma la musica può essere anche un piacere solitario, il teatro invece è sempre dialogo. È un’onda di energia che passa tra il pubblico e il palco. Senza un pubblico il teatro non esiste, funziona solo come dialogo. Non recito mai da sola per divertirmi, invece la musica si può fare e godere anche in solitudine. Ma alla fine teatro e musica sono fatti per vivere un’emozione collettiva”.
Quale l’importanza di un’iniziativa come i concerti dell’OSI per le scuole e le famiglie? Lo spettacolo e il concerto dal vivo sono ancora il modo migliore per avvicinare i giovani alla musica e al teatro?
“Nel teatro, come nella musica, l’esibizione davanti al pubblico è potente, fa vivere un’emozione collettiva. Se non fosse così il teatro sarebbe già morto. Infatti lo hanno dato per morto già molte volte e invece resiste ancora. Sopravvive perché è una forma d’arte che si basa sull’unicità del momento e dell’emozione”.
Le piace rivolgersi a un pubblico di bambini?
“I miei spettacoli hanno più livelli di lettura, quindi preferisco il pubblico misto. Una volta avevo 4 generazioni a uno spettacolo, incredibile! Io faccio spettacolo popolare, che piace comunque ai bambini, perché si fermano al primo livello di lettura. Per gli adulti ci sono però anche altri messaggi e interpretazioni”.
L’impegno per la mediazione culturale è uno dei punti cardine del servizio pubblico radiotelevisivo. Per questo la CORSI sostiene l’OSI e i concerti per scuole e famiglie. Il futuro di attività di questo genere appare però incerto, a causa anche di iniziative contro la SSR come quella “200 franchi per il canone bastano”. Lei fa parte dell’Alleanza “Pro Medienvielfalt”, che si oppone a questa “No Billag 2”. Che cosa ne pensa?
“Io ho orrore delle reti private, che hanno solo uno scopo commerciale. La No Billag è stata respinta e spero che le persone riconosceranno ancora il valore e l’impegno del servizio pubblico. È l’unico argine contro le “bolle” informative per cui ognuno si trova a leggere solo le notizie con cui è già d’accordo. Ci vuole il servizio pubblico per avere un’informazione seria e democratica”.
Giorgia Reclari Giampà, Segretariato CORSI