In occasione dell’incontro pubblico di inizio ottobre, “I primi 100 giorni da direttore RSI”, il direttore Timbal parlerà delle principali sfide per la RSI in un panorama mediatico che sta cambiando ed è confrontato con la crescente digitalizzazione e la frammentazione del mercato. Alla serata, prevista il primo ottobre prossimo, interverrà anche Luigi Pedrazzini, Presidente CORSI.
Presidente Pedrazzini, nel processo di rinnovamento dell’azienda al quale il direttore Timbal sta lavorando, c’è spazio per la collaborazione con la CORSI?
Ce lo auspichiamo. Da parte sua, la CORSI si aspetta senz’altro il pieno riconoscimento del proprio ruolo quale “stakeholder” privilegiato perché fa parte, come la RSI, della stessa famiglia SSR. Naturalmente l’azienda e la nostra società cooperativa hanno funzioni diverse, definite, tra l’altro, per statuto. In questo senso, quindi, non c’è – e non ci deve essere – competizione, ma un’auspicabile “agire insieme”, trasparente e costruttivo, volto a un unico obiettivo: la promozione del servizio pubblico dei media di lingua italiana. A tal proposito, ricordo che è in discussione una convenzione che regoli, in modo ancora più chiaro e su base condivisa, la collaborazione tra la CORSI e la RSI.
In un panorama mediatico in cambiamento, sempre più frammentato e segnato dalla digitalizzazione, una delle sfide maggiori è essere capaci di attrarre il pubblico, entrare nelle loro case…
La Radiotelevisione della Svizzera italiana è certamente chiamata a reinventarsi e rinnovarsi per essere attrattiva per il pubblico. Ma la sfida vera, a mio avviso, è anche un’altra e più sostanziale. Non si tratta soltanto di “piacere” al pubblico, ma di guadagnarne la fiducia e il sostegno! Sappiamo che nel futuro ci saranno ulteriori tentativi di limitare fortemente le risorse del servizio pubblico radiotelevisivo. Per contrastarli non sarà sufficiente lavorare sull’attrattività dell’offerta; bisognerà convincere il pubblico che questa offerta è necessaria e per certi versi insostituibile e che, in funzione di questo, la RSI deve poter disporre di risorse adeguate.
Recentemente, non sono mancate alcune lamentele proprio sulla qualità del servizio pubblico nei mesi estivi…
Senza dubbio la qualità deve essere mantenuta su standard elevati in tutti i mesi dell’anno. Non è ragionevole che la RSI dia l’impressione di “chiudere per ferie”, anche se ciò non corrisponde al vero. Questo non esclude la possibilità di cercare, se possibile, un compromesso con le aspettative del pubblico che in estate può desiderare programmi più leggeri. Ma, ripeto, la qualità dei contenuti non deve e non può venir meno.
In tema di contenuti, come giudica il mandato pubblico della RSI nei mesi della pandemia?
Sappiamo che ci sono state critiche al riguardo. Il Consiglio del Pubblico della CORSI ha analizzato approfonditamente il comportamento della RSI durante i primi mesi della pandemia. Un giudizio corretto deve tenere conto del fatto che la pandemia ha rappresentato una “prima volta” per tutti: autorità politiche e sanitarie, economia, media, ecc. Si poteva fare meglio? Certo, a tutti i livelli della società. Tuttavia, credo si possa dire che la RSI abbia fatto un buon lavoro nel sensibilizzare il pubblico e che la sua “narrazione” sia stata completa e sostanzialmente oggettiva.
Un’ultima domanda: la questione dell’italofonia in Svizzera. Cosa può fare la RSI per raggiungere il folto pubblico di italofoni che abitano oltre il Gottardo?
Fa già molto e dovrà continuare a lavorare tenendo conto che la Radio Televisione Svizzera di lingua italiana non deve guardare soltanto al Ticino e alle valli grigionesi italofone, ma a tutte le Svizzere e gli Svizzeri di lingua italiana che vivono oltre Gottardo e anche all’estero. Per raggiungere questo scopo la RSI dovrà rimanere un media con respiro nazionale e non regionale!
Di Valeria Camia