C'è una forte attesa da parte del pubblico italofono che vive fuori dalla Svizzera italiana nei confronti della RSI. Lo ha dimostrato il vivace dibattito svoltosi il 15 novembre a Zurigo, che ha messo a confronto rappresentanti della Radiotelevisione con associazioni ed enti italofoni d'oltre Gottardo. In molti hanno sottolineato che si dovrebbe parlare di Radiotelevisione svizzera "di lingua italiana" e non "della Svizzera italiana".
"Facciamo il possibile - ha spiegato Matteo Pelli, responsabile programmi e immagine RSI - anche se non va dimenticato che nel nostro mandato abbiamo la difesa della territorialità. Questo non vuol dire che dobbiamo dimenticare quanto succede oltre Gottardo. Con la radio è più facile, basta una telefonata o un messaggio per connettere le persone". In generale è sempre più difficile fidelizzare il pubblico, che è sempre più frammentato: "Oggi ci sono diversi tipi di italofoni: la prima generazione, la seconda generazione, gli expat e gli Svizzeri italiani che lavorano o studiano oltre Gottardo. Con la nuova direzione stiamo comunque cercando di creare occasioni di contatto nel resto della Svizzera, con programmi come Cash Suisse o La storia infinita. Anche il TG e l'informazione fungono da ponte".
Vivere il territorio della Svizzera tedesca in italiano non è semplice, magari sono più utili mezzi più leggeri della tv e della radio, come internet e i social, ha fatto presente anche Alessandro Bosco, presidente della Società Dante Alighieri di Zurigo.
Lidia De Bernardi, corrispondente RSI da Zurigo ("una vera e propria antenna sul territorio", l'ha definita il moderatore Giangi Cretti), ha fatto notare che le risorse per seguire tutto quanto accade fuori dalla Svizzera italiana non sono illimitate, mentre gli eventi e le sollecitazioni dal mondo italofono sono tantissime. Occorre per forza fare una scelta (e a volte valutare chi tra RSI o SRF debba occuparsi di un tema). Per quanto riguarda il pubblico, sono soprattutto expat (cioè giovani che vengono in Svizzera per lavoro) che seguono la RSI perché non parlano tedesco ma sono interessati a sapere che cosa succede in Svizzera.
In rappresentanza di questa nuova immigrazione c'era Marianna Sica, coordinatrice del progetto GIR - Giovani in rete (vedi articolo suggerito), che ha portato il loro punto di vista: "Non c’è bisogno di una programmazione dedicata agli italofoni, piuttosto sarebbe utile che ci fosse un attraversamento di tutta la programmazione RSI da parte di sguardi che provengono dalle altre regioni, in modo da ampliare le prospettive e far sentire rappresentati gli italofoni della Svizzera non italiana".
L'incontro è stato una prima occasione di scambio, voluto dalla CORSI per avvicinare la RSI al suo (potenziale) pubblico italofono fuori dai confini della Svizzera italiana. L'auspicio di tutti i partecipanti è stato di poter proseguire il dialogo, con altre future occasioni.