Dopo cinque edizioni di successo, i corsi “Sotto i riflettori con efficacia e serenità” promossi dalla Federazione delle associazioni femminili Ticino Plus (FAFT Plus) in collaborazione con la RSI non saranno più proposti. Marialuisa Parodi, presidente di FAFT Plus, ci spiega perché.
Che cosa sono i corsi “Sotto i riflettori con efficacia e serenità” e come è nata l’idea di realizzarli?
“Approfittando dell’iniziativa “RSI senza filtri”, nel settembre 2016 avevamo chiesto al direttore Maurizio Canetta quali fossero gli obiettivi e gli strumenti di controllo per consolidare un’equa presenza femminile a livello di ospiti e conduzione dei programmi. Ne nacque una collaborazione ad ampio raggio, che si è mossa lungo tre linee direttrici.
In primo luogo si mira a stimolare l’interesse di sempre più professioniste a prendere parte a trasmissioni radio-televisive in qualità di esperte, per portare il loro sapere e il loro punto di vista anche in campi professionali non tradizionalmente associati all’universo femminile. La seconda linea direttrice riguarda la valorizzazione della presenza e del ruolo femminile nei programmi radio-televisivi, anche influendo sulle scelte redazionali, per l’inclusione di un sempre maggior numero di contatti di esperte nei processi di selezione degli ospiti. Il terzo obiettivo punta a sensibilizzare il pubblico e le redazioni sugli stereotipi che, nella comunicazione mediatica, non solo tendono a perpetuare la subordinazione del ruolo femminile, ma si frappongono come veri e propri ostacoli all’affermazione della cultura delle pari opportunità nella società, nell’economia, nella politica.
Il corso fu proprio una risposta al primo punto: le redazioni sostenevano che le donne non rispondono agli inviti con la stessa serenità degli uomini e la percezione era che mancasse sicurezza. Abbiamo allora volentieri inaugurato questo percorso formativo, ponendo un’attenzione particolare alle esigenze delle donne attive nei più diversi ambiti professionali e politici, confrontate dunque con necessità e richieste specifiche in ambito mediatico e comunicativo, con l’obiettivo ultimo di creare un ponte tra professioniste e redazioni.
Come erano strutturati i corsi?
“Il corso prevedeva tre moduli: il primo centrato sulle tecniche di comunicazione efficace, il secondo focalizzato sull’intervista radiotelevisiva, l’ultimo volto a familiarizzare con gli studi TV”.
Quante donne hanno partecipato in questi anni e con quale risultato?
“Tutte le 5 edizioni, tra il 2017 e il 2019, sono state molto apprezzate e abbiamo avuto oltre 50 partecipanti”.
Ora la FAFT Plus ha deciso di non più riproporli, come mai?
“Al di là dell’ottima qualità del corso e del grande interesse destato nelle cinque edizioni, abbiamo dovuto prendere atto che il fine ultimo di stimolare le redazioni ad arricchire le liste contatti con i nominativi delle partecipanti non veniva raggiunto: nonostante l’elevato livello dei curricula, il nostro monitoraggio ha rilevato che le partecipanti non registravano cambiamenti sensibili dal punto di vista delle chiamate da parte dei giornalisti. Naturalmente, le motivazioni possono essere molte e variegate, ma ci è parso prioritario non veicolare più il messaggio che donne già molto competenti abbiano ancora bisogno di formarsi o di modificare i propri comportamenti, quando è evidente che sono altri i fattori che continuano a rendere insufficiente la rappresentanza e la rappresentazione femminile nei programmi”.
Sono in corso o in fase di progettazione altre modalità di collaborazione diretta con la RSI per promuovere un maggiore equilibrio di genere nelle trasmissioni e in azienda?
“Come abbiamo comunicato alla direzione RSI, riteniamo sia il momento di sensibilizzare e coinvolgere le redazioni in riflessioni profonde sulla cultura della diversità, sugli obiettivi del servizio pubblico anche da questo punto di vista, sulla migliore qualità raggiungibile includendo voci femminili, sull’opportunità di pianificare meglio gli inviti alle ospiti, prendendo finalmente atto che le donne spesso non rispondono non perché si sentano insicure, ma perché, banalmente, sono molto più impegnate e sollecitate su più fronti degli ospiti. Anche l’obiettivo di costruire delle liste contatti femminili va affrontato seriamente, con pazienza e dedizione, così come strategicamente importante risulta oggi discutere di pregiudizi inconsci. Sono argomenti di cui avevamo già parlato e rientrano pienamente nella linea direttrice 2 già citata; quello che è sicuramente cambiato, rispetto al 2016, sono le aspettative del pubblico – oggi molto più sensibilizzato e attento alla qualità e quantità della presenza femminile – e delle donne, come testimonia la diffusione di reti di esperte create e rese disponibili con questo scopo”.
Giorgia Reclari Giampà