L'intelligenza artificiale sta rivoluzionando il lavoro in molti settori, anche il giornalismo. La RSI come si sta muovendo e in che modo si confronta con l'evoluzione tecnologica? Ne parliamo con Reto Ceschi, responsabile dell'Informazione RSI, in vista dell'evento "Quando la scrittura è creata da una macchina" dell'associazione "NEL - Fare arte nel nostro tempo", sostenuto anche dalla SSR.CORSI.
Che rapporto ha la RSI (e in generale la SSR) con l’intelligenza artificiale?
“Siamo confrontati con l’AI da tempo, ma nell’ultimo anno c’è stata un’accelerazione della sua diffusione, alla quale dobbiamo rispondere, anche a livello aziendale. Lo abbiamo fatto dotandoci di una carta che rappresenta una sorta di bussola per orientare il lavoro. È strutturata in diversi punti: trasparenza (ci impegniamo a dichiarare sempre se un contenuto è prodotto da o con l’AI), etica professionale (valgono le stesse regole anche per quanto prodotto con il supporto dell’AI), protezione dei dati e diritti d’autore. Questa carta viene costantemente aggiornata. Dato che lo sviluppo in questo settore è molto rapido, occorre dotarsi di regole interne”.
A tuo avviso, l’IA è più un alleato o un nemico per i giornalisti?
“Noi giornalisti di solito abbiamo un approccio critico e talvolta anche un po’ conservatore nei confronti delle novità. Certo, è legittima la preoccupazione che la macchina possa sostituirsi alle persone. Ma secondo me non sarà l’AI ad uccidere il giornalismo, se sapremo utilizzarla in modo attento e consapevole. È potenzialmente un’alleata, ma ci vuole grande attenzione ai rischi. Creiamo occasioni di formazione per i nostri giornalisti su questi temi, soprattutto per non cascare nelle trappole. Lo scopo finale dell’utilizzazione di questi strumenti deve essere quello di migliorare la qualità dell’informazione, non di risparmiare tempo e persone”.
Concretamente, come e quanto è presente l’AI nell’informazione RSI?
“Già da tempo tutti noi usiamo l’AI, soprattutto per le traduzioni e per le relazioni con il pubblico sul digitale. Per quanto riguarda le applicazioni nell’informazione, l’AI può essere vista sia come un’opportunità che come una minaccia. Io la considero uno strumento di potenziamento del giornalismo, per esempio nel lavoro di raccolta, gestione e analisi di dati. La macchina è in grado di svolgere questi compiti in pochi istanti, lasciando molto più tempo per fare il lavoro giornalistico di approfondimento, analisi e inchiesta. E questo tempo dobbiamo utilizzarlo bene”.
Un giornalismo basato su informazioni raccolte e filtrate da software e algoritmi è più o meno al sicuro da rischi di disinformazione e propaganda? Ovvero, è più oggettivo un umano o un software?
“L’AI è una creatrice di fake news, ma è anche uno strumento per smascherare i contenuti e le informazioni false, grazie all’analisi dei metadati e delle immagini. È un potenziale da non sottovalutare. Si pensi per esempio alla valanga di foto e video provenienti dal conflitto israelo-palestinese, non tutte sono autentiche. Ma spesso solo una macchina utilizzata bene è in grado di individuare i falsi”.
La macchina potrebbe un giorno sostituire le persone anche alla RSI?
“Per quanto riguarda il tema della scrittura automatica io rispondo di no. In alcune grandi redazioni, soprattutto americane, e in alcuni ambiti giornalistici (economia, sport), esistono già da tempo contenuti creati artificialmente. Ma se mi chiedi se è pensabile un notiziario RSI creato da una macchina rispondo: assolutamente no. Ci sono criteri di selezione e gerarchizzazione delle notizie che sono appannaggio dei giornalisti. La conoscenza della realtà e del territorio sono ancora centrali. Inoltre, il giornalista che non potrà mai essere sostituito è quello che lavora sul campo, quello che si alza dalla sedia, esce e va a raccogliere storie, testimonianze, per quanto riguarda le notizie del nostro territorio ma non solo. L’AI può aiutare a prepararsi, fornendo in poco tempo tante informazioni su un tema che non si conosce a fondo. Ma sia chiaro, non intendiamo utilizzare robot al posto dei nostri giornalisti”.
L’AI non serve solo per fornire le informazioni ma anche per creare contenuti adattati perfettamente ai diversi tipi di pubblico, alle tendenze ecc. Sono funzioni puramente commerciali o sono utili anche per un servizio pubblico?
“Sì, l’AI può aiutare a creare contenuti specifici per gli utenti. Con l’app RSI funziona già così, credo che sia interessante poter proporre a ogni utente le tipologie di contenuto selezionate da lui”.
Giorgia Reclari Giampà, Segretariato SSR.CORSI