
Negli ultimi anni il calcio femminile ha avuto una crescita importante in Svizzera, grazie anche all’impegno del servizio pubblico, che ha cercato negli anni di dare una copertura mediatica degna di nota a questo sport. Quest’anno il nostro Paese avrà inoltre l’onore e l’onere di ospitare gli UEFA Women’s Euro 2025, ovvero i Campionati europei di calcio femminile, che si disputeranno dal 2 al 27 luglio. Per raccontare questa importante evoluzione a livello sportivo e a livello mediatico, la SSR Svizzera italiana CORSI ha deciso di organizzare una serata pubblica, che si terrà martedì 29 aprile alle ore 18:30 presso l’Hotel Dante di Lugano. In avvicinamento a questo incontro abbiamo deciso di intervistare Antonio D’Autilia, che modererà l’incontro assieme a Serena Bergomi e che da diverso tempo si occupa di calcio femminile per la RSI.
Caro Antonio, da quanto tempo ti occupi di calcio femminile? Com’è cambiata la tua visione di questo sport da quando hai iniziato a oggi?
Mi occupo di calcio femminile dal 2017, quindi da circa otto anni, quando si sono svolti i Campionati europei che si tennero in Olanda. Quando mi sono avvicinato alla cronaca di questo sport non avevo particolari preconcetti e non ne ho oggi. È indubbio che ci sia stata un’evoluzione dal punto di vista della professionalità di questo sport, che è notevolmente cresciuta. Come avremo modo di spiegare durante la serata pubblica, maggiori tempi di allenamento, più persone competenti vicino alle calciatrici portano a miglioramenti che ora cominciano a essere tangibili e visibili.
Come valuti il movimento del calcio femminile in Ticino e in Svizzera a oggi?
In Ticino abbiamo recuperato un po’ di terreno. Abbiamo avuto il momento in cui la squadra del Lugano era infarcita di giocatrici americane, questo ha permesso (grazie ai risultati) di orientare i fari mediatici verso il calcio femminile, ma non ha favorito la crescita dei talenti locali. In Ticino siamo ai margini del calcio femminile d’élite, ma le realtà sportive sono solide.
Un altro aspetto è poi quello legato alla concorrenza con le realtà della Svizzera interna e dell’Italia; a oggi una calciatrice promettente è più portata a seguire realtà calcistiche dal grosso richiamo, per blasone e tradizione, spesso senza la certezza di trovare qualcosa di meglio rispetto a quanto offerto dai nostri club.
Il calcio femminile negli Stati Uniti ha un seguito molto diverso rispetto a quello che troviamo in Europa. Come ti spieghi questa differenza?
Una volta era così e la cosa sta un po’ cambiando. In Germania e in Spagna oggi si vedono alle partite anche 10 000 o 15 000 spettatori; il Barcellona femminile si è già esibito al “Camp Nou” – stadio della squadra maschile – riempiendolo in ogni ordine di posto. Rispondendo però alla tua domanda, diciamo che è una questione multifattoriale: negli Stati Uniti c’è una tradizione che dura da più tempo, un po’ perché il calcio maschile non ha lo stesso seguito che in Europa, un po’ perché negli anni negli Stati Uniti si è creata una struttura sportiva ed economica attorno al calcio femminile, con conseguenti investimenti negli atenei e nelle organizzazioni sportive, che hanno permesso loro di costruire un prodotto solido, professionale e che ha un buon seguito.
I campionati europei quest’anno si giocheranno in Svizzera. Cosa può apportare al movimento del calcio femminile svizzero una vetrina mediatica come questa?
Le ambizioni per gli effetti che questo torneo può generare sono tante. Può indubbiamente portare al calcio femminile notorietà e interesse: avere gli stadi pieni invoglia le giovani generazioni a dedicarsi a questo sport e a superare quel preconcetto – che lentamente si sta dileguando ma un po’ sempre persiste – che il calcio è uno sport di stampo maschile. Non a caso allo stadio è noto vedere molte tifose, ma non ancora tantissime giocatrici. Sappiamo che questo torneo sarà sicuramente un successo, ma poi bisognerà saper ben investire l’eredità che questi Campionati Europei ci consegneranno. C’è un progetto dell’ASF (Associazione svizzera di football) per sviluppare il calcio femminile a seguito di questo evento internazionale. Spesso le partite, anche del massimo campionato, si disputano su campi periferici (nei centri di allenamento delle società), a mio parere la scelta del “ teatro” in cui questo sport viene praticato deve avere un ruolo nella sua valorizzazione. In generale, a seguito di questi Campionati europei, sarà necessario investire sul professionismo, sulla costruzione di strutture professionali e solide, a cominciare dagli staff tecnici, che affiancano le calciatrici quotidianamente.
Il servizio pubblico può giocare un ruolo in futuro per rendere il calcio femminile più popolare e aumentarne così il suo seguito?
In qualità di servizio pubblico, come RSI e anche come SRG SSR, facciamo molto per il calcio femminile. Trasmettiamo tutti gli eventi della Nazionale e la finale di Coppa. I colleghi della SRF danno al calcio femminile praticamente lo stesso spazio di quello riservato alla Super League. Malgrado il ritorno non sia alla pari degli investimenti e sforzi messi in campo, il servizio pubblico è molto attento all’ambito del calcio femminile.
Per questi Campionati europei, data l’importanza della vetrina offerta dalla UEFA, offriremo infatti una copertura importante, trasmettendo in diretta le partite, affiancando alla telecronaca anche un commento tecnico e tanto altro, offrendo quindi una copertura massimale dell’evento.
Queste e altre tematiche in merito all’evoluzione sportiva e mediatica del calcio femminile verranno affrontate più approfonditamente nel corso della nostra serata pubblica di martedì 29 aprile alle ore 18:30 presso l’Hotel Dante di Lugano. Vi aspettiamo numerose e numerosi! Maggiori informazioni e iscrizioni, qui: www.ssr-corsi.ch/attualita/eventi/il-calcio-al-femminile-ad-un-passo-dagli-europei
A cura di Marco Ambrosino, Segretariato SSR. CORSI
