Italiano, plurilinguismo, media e SSR: il punto della situazione con Diego Erba, coordinatore del Forum per l’italiano in Svizzera, in vista dell’evento CORSI del 23 febbraio con i tre consiglieri nazionali grigionesi.
Il Forum per l’italiano ha commissionato all’Osservatorio linguistico della Svizzera italiana/DFA lo studio “La posizione dell’italiano in Svizzera”, i cui risultati sono stati presentati lo scorso novembre. Quali sono i punti principali emersi dalla ricerca?
“Il Forum ha commissionato questo studio per fare il punto sulla situazione dell’italiano in Svizzera dopo la sua istituzione (2012) e per delineare gli ulteriori ambiti d’intervento. Lo studio, com’era d’aspettarsi, mostra luci e ombre della terza lingua nazionale nel nostro Paese. Infatti, se da un lato, abbiamo solide basi giuridiche a tutela delle lingue minoritarie che in molti c’invidiano, dall’altro riscontriamo alcune mancanze nei diversi ambiti d’intervento. Ad esempio, fra il personale dell’amministrazione federale gli italofoni che occupano posizioni direttive sono merce rara, oppure nella scuola vi sono cantoni che non offrono agli allievi l’italiano nelle loro scuole obbligatorie, mancano pure dei dati conoscitivi su quanti allievi frequentano le lezioni d’italiano e sulle loro competenze. In ambito culturale poi la ricerca segnala che in molti musei d’Oltre Gottardo le istruzioni per i visitatori in lingua italiana sono merce rara. Tutto questo per dire che l’impegno per assicurare dignità all’italiano deve proseguire con determinazione”.
In generale, qual è lo stato di salute dell’italiano in Svizzera?
“Diciamo che l’italiano non sta male, ma potrebbe stare meglio. Infatti, come già menzionato, se, da un lato, le normative di legge tutelano l’italiano e il Consiglio federale sostiene con convinzione nel Messaggio sulla cultura 2021/24 la presenza della nostra lingua anche nelle altre regioni svizzere, dall’altro assistiamo a volte a situazioni assai spiacevoli. Cito ad esempio le comunicazioni dell’amministrazione federale in lingua tedesca o francese inviate agli abitanti della Svizzera italiana (casi documentati), oppure alcune traduzioni in italiano incomprensibili. Recentemente poi il Forum si è attivato affinché il sito degli esperti della Swiss National COVID-19 pubblicasse le informazioni anche in italiano, e non solo in tedesco-francese-inglese. In alcune circostanze quindi la terza lingua nazionale è semplicemente …dimenticata”.
In quale settore è più in affanno (scuola, amministrazione federale, media…)?
“Direi nella scuola e nell’amministrazione federale. In ambito educativo assistiamo a mancate offerte formative giustificate dall’assenza di docenti preparati o da criteri troppo elevati per la composizione delle classi. Nell’importante settore dell’apprendistato l’italiano al di fuori della Svizzera italiana è in pratica ignorato. Ora si sta delineando pure una riforma per gli apprendisti di commercio dove come seconda lingua d’insegnamento si propone l’inglese e non un’altra lingua nazionale. Ci stiamo opponendo con fermezza.
Nell’amministrazione federale vi è spesso la difficoltà nel trovare funzionari in grado di rispondere agli interlocutori nella nostra lingua, e ciò nonostante le iniziative messe in atto da Nicoletta Mariolini, delegata federale al plurilinguismo. Per noi la presenza di un Consigliere federale italofono è sicuramente importante e d’aiuto.
Le cattedre d’italianistica sono istituzioni qualificanti nel panorama universitario svizzero, ma la loro esistenza è spesso messa in dubbio: è quanto sta ora avvenendo a Basilea dove si prospetta un forte ridimensionamento. Nel settore dei media invece, grazie alla presenza della RSI, siamo ben messi, come pure per la diffusione di giornali e di altri media italofoni nelle altre regioni linguistiche”.
Questo anno di pandemia ha condizionato in qualche modo (in positivo o in negativo) le attività e i progetti in favore del plurilinguismo?
“La pandemia ci ha obbligato a organizzare le sedute di Comitato del Forum in modalità online così come l’assemblea annuale che, comunque, ha avuto oltre sessanta presenze. L’attività del Forum è proseguita normalmente. Un progetto che ci sta coinvolgendo in queste settimane è l’organizzazione per il prossimo 25 marzo del Dantedì, una serie di manifestazioni per i settecento anni della morte di Dante Alighieri che avranno luogo nelle quattro regioni linguistiche: Creux du Van, Baden, Lumbrein e Paradiso/San Salvatore (sostenuta anche dalla CORSI, ndr.). Gli incontri si terranno, se possibile, alla presenza di pubblico. Grazie alla RSI l’iniziativa potrà essere seguita anche in streaming collegandosi al sito www.forumperlitalianoinsvizzera.ch . Ci auguriamo che in molti lo facciano. Altre attività connesse al Dantedì proseguiranno fino a metà ottobre coinvolgendo giovani e adulti”.
Quanto e in che modo i media (e in particolare il servizio pubblico) possono agire per promuovere il plurilinguismo?
“Già ho detto del ruolo insostituibile della RSI nel promuovere la lingua e la cultura italiana Oltre Gottardo. Con i suoi diversi canali la RSI è indubbiamente un apporto importate per il Forum poiché può interessare e coinvolgere i numerosi italofoni presenti nelle altre regioni linguistiche.
Proprio per questo il Forum aveva difeso la SSR/SRG in occasione della votazione NO BILLAG poiché la RSI è un vettore qualificato per l’italianità in Svizzera. All’emittente pubblica si affiancano anche pubblicazioni in lingua italiana e radio private che rispondono alle attese di persone interessate alla nostra lingua nella Svizzera tedesca e francese. Partendo da questo dato di fatto il Forum sta valutando l’istituzione di un apposito gruppo di lavoro che affronti il tema della promozione della nostra lingua Oltre Gottardo attraverso i diversi media italofoni”.
Concretamente, dove dovrebbero migliorare?
“A mio giudizio la SSR/SRG dovrebbe promuovere maggiormente la conoscenza del pubblico radiotelevisivo delle realtà linguistiche e culturali che ci caratterizzano. I canali televisivi e radiofonici dovrebbero interessarsi con più incisività di quanto avviene nelle diverse regioni e dei temi dibattuti: ciò rafforzerebbe la reciproca conoscenza, la coesione nazionale e, di riflesso, il plurilinguismo. Dobbiamo evitare di essere “dei separati in casa”.
Una bella iniziativa, menzionata anche dalla ricerca commissionata dal Forum, è l’esempio virtuoso di Play Suisse, una serie di produzioni televisive svizzere in tutte le lingue nazionali. Per la RSI poi sarebbe auspicabile un minor uso di anglicismi durante le trasmissioni e una costante cura della lingua italiana da parte dei presentatori. Anche per il servizio pubblico l’impegno per la lingua italiana, di certo, non può venir meno”.
Giorgia Reclari Giampà, Segretariato CORSI