Spesso pensiamo alla televisione e alla radio come una finestra sul presente. Nel nostro immaginario sono prima di tutto dei media rivolti al qui e ora, servono a raccontare il contemporaneo. Del resto il Telegiornale, il Quotidiano e il Meteo sono i programmi più seguiti anche alla RSI. Ma persino programmi meno centrati sull’informazione hanno sempre un forte legame con quello che è il nostro presente.
Eppure il servizio pubblico radiotelevisivo è anche uno sguardo verso il passato. La RSI può vantare un immenso patrimonio di materiale audiovisivo che va indietro nel tempo fino al 1931, quando nacque la prima radio svizzera di lingua italiana.
Gli archivi della RSI, ufficialmente Teche RSI, sono la memoria collettiva della Svizzera italiana e di tutta la comunità italofona del nostro Paese. Negli archivi RSI c’è la nostra storia, la storia della nostra regione e dei suoi abitanti.
Un patrimonio che non va solo protetto e conservato, ma sempre più valorizzato e condiviso. Anche la CORSI partecipa a questo impegno di promozione degli archivi RSI, sostenendo i Totem RSI, la piattaforma multimediale per la fruizione dei contenuti delle Teche. Ma sono sempre più le attività che voglio far scoprire al pubblico della Svizzera italiana e agli italofoni d’oltralpe i contenuti degli archivi.
Per questo abbiamo chiesto a Mauro Ravarelli, Responsabile Teche e Coordinamento Reti radiofoniche RSI e socio della CORSI, di raccontarci di più delle Teche e delle iniziative della RSI.
Gli archivi della RSI conservano oltre 400'000 contenuti audiovisivi. Che cosa significa per la Svizzera italiana questo immenso patrimonio?
Poter raccontare e ricostruire la propria storia attraverso un gran numero di documenti e testimonianze dirette che attraversano epoche e decenni è basilare sotto il profilo identitario. Un grande archivio, come quello di RSI -e non mi riferisco solo alla quantità ma anche alla qualità dei documenti conservati- ci restituisce informazioni preziose per poter immaginare, progettare e realizzare il nostro futuro.
Avere memoria storica significa poter pesare ciò che ci succede intorno: è utile per fare valutazioni obiettive, per fare confronti e per sviluppare una sensibilità critica necessaria per migliorare in senso lato. Serve insomma a capire il presente, a giudicare e decidere con cognizione di causa sul futuro che ci attende, con la sicurezza di chi conosce gli errori del passato.
Oggi possiamo dare per ovvia questa valenza culturale perché possiamo fruire di questi documenti e accedervi liberamente ignorando le grandi sfide che è stato necessario affrontare per arrivare a questo punto. Non dobbiamo però dimenticare che fino a pochi anni fa il fascino dell’archivio era una pura prerogativa degli specialisti del settore.
Per far capire a chiunque, per apprezzare davvero il valore di questo patrimonio quasi mezzo milione di documenti, per poterlo rispolverare, affrancare dai luoghi comuni e metterlo -meglio, rimetterlo- a disposizione del pubblico -ricordiamoci che è ad esso che appartiene!- è stato necessario un impegno enorme profuso nel tempo, sia in termini di risorse impiegate sia in termini di investimenti: è stato necessario intraprendere un lungo processo di descrizione dei contenuti, di digitalizzazione, di recupero e salvaguardia; un processo che RSI ha iniziato già fin dai primi anni 2000 e che, per quanto non sia ancora concluso, già ora ci dà l’opportunità di divulgarlo, di “aprilo” e quindi di metterlo a disposizione del grande pubblico attraverso progetti editoriali mirati di natura collaborativa, di forte impatto territoriale e molto moderni anche dal profilo tecnologico.
Ne è prova di questo impegno, peraltro, la recente nascita della Fondazione Patrimonio Culturale della Radiotelevisione svizzera di lingua italiana che per suo statuto si pone proprio i seguenti obiettivi principali: la promozione di progetti volti alla cura e alla conservazione del patrimonio audiovisivo RSI e la promozione di progetti specifici atti a migliorarne l’accessibilità e la consultazione gratuita da parte del grande pubblico. Fra questi ultimi, mi preme ricordare la nascita della piattaforma storico partecipativa lanostraStoria.ch messa online lo scorso 1. giugno.
Il patrimonio RSI non è quindi un insieme informe di materiali, ma un universo ben organizzato con molteplici usi possibili che richiede un impegno significativo, sorretto da un concetto di gestione ben preciso, elaborato nel tempo e finalizzato a renderlo un “moderno servizio pubblico”. È un aspetto questo che va sottolineato, anche nell’ottica della continuità e della qualità della stessa professione archivistica alla RSI, partendo dal presupposto che le figure professionali chiamate a gestire devono essere in possesso di molti requisiti per far bene il proprio mestiere, primo tra tutti quello di saper comunicare e mediare il senso profondo del proprio lavoro, della propria identità, della storia comune e manifestando capacità di relazione che vanno ormai da tempo al di là della pur complessa stesura di un inventario: non più solo polvere e oblio!
Secondo la sua opinione quali sono i più importanti documenti d’archivio conservati dalla RSI?
Bella domanda. Non è facile rispondere perché sono moltissimi i documenti, i temi e gli aspetti sociali e storici che essi illustrano, così come sono molteplici le possibili riutilizzazioni e gli interlocutori interessati. Portando all’estremo il concetto, anche semplici immagini di vita quotidiana, proprio per il loro forte potere evocativo possono essere estremamente “importanti” per la nostra coscienza.
Ma è la capacità di valorizzarli che conta. Non dimentichiamo che il valore di un documento è determinato sempre da una valutazione, sia in rapporto al contesto in cui esso è stato prodotto e organizzato sia in relazione a quello in cui viene fruito. Così, i documenti di RSI sono fortemente legati alla vita della nostra azienda, ma lo sono anche a quella della gente che li fruisce in quanto destinatario privilegiato, riproducendo il forte legame di appartenenza che unisce queste due entità in un’ottica di mandato di servizio pubblico. Detto altrimenti: RSI la tua Storia!
La RSI ha sviluppato in collaborazione con la SUPSI e il sostegno della CORSI il Totem RSI. Com’è nato questo progetto?
È nato dalla volontà di rinnovare l’immagine del luogo “archivio” e naturalmente del suo contenuto: come dicevo prima, non più polvere e oblio, ma attraverso la scoperta e/o la riscoperta di un territorio, di una cultura, di tante piccole e grandi storie, si è voluto dare vita e vitalità allo scrigno e al suo tesoro.
Attraverso la finestra del Totem, gli archivi RSI raccontano e ricordano la storia della Svizzera Italiana degli ultimi 80 anni. Come i capitoli di un libro che si susseguono, percorsi definiti di documenti audiovisivi, legati ad un territorio o a un tema specifico, mirano a favorire l’interazione tra la memoria audiovisiva -i documenti d’archivio, appunto- e la memoria attiva della popolazione, degli utenti di queste postazioni multimediali interattive.
Il prossimo Totem RSI sarà inaugurato il 25 novembre in Mesolcina. Ormai sono tanti i Comuni che hanno accolto questo progetto. Ci sono abbastanza contenuti per ogni Comune?
Beh, con mezzo milione di documenti audiovisivi a disposizione nel nostro archivio, come detto, possiamo tranquillamente prevedere un Totem per ogni regione della Svizzera Italiana, sebbene forse non proprio per ogni Comune. Ad oggi abbiamo 16 Totem distribuiti un po’ su tutto il territorio: Leventina, Alta Valle Maggia, le tre valli del Grigioni Italiano, Monte San Giorgio, Onsernone, Val di Muggio, Agno, ecc.). Sono soltanto un paio le regioni che ancora ne sono sprovviste.
Ma ricordo che il nostro progetto non ha soltanto un’impostazione e una valenza “geografiche”: un Totem può essere realizzato in relazione a qualsiasi ambito tematico del quale disponiamo di materiale audiovisivo d’archivio. Infatti un fiore all’occhiello della nostra produzione è il Totem dedicato alla lingua e alla cultura italiana, fatto per il Forum per l’Italiano in Svizzera, un altro dedicato al mondo dello sport, su commissione del Centro Sportivo Nazionale della Gioventù di Tenero, e ancora quello che racconta la storia della ferrovia Lugano-Ponte Tresa. Poi abbiamo i miniTotem (con un numero minore di documenti) tra cui quello per l’Istituto Agrario di Mezzana, il Totem Senior, dedicato al mondo degli anziani, il Totem Bimbi che sta per essere ampliato in collaborazione con Castellinaria. E altri ancora.
Ma Totem non è l’unico progetto di valorizzazione -oppure, in altre parole, di restituzione al pubblico- del materiale custodito negli archivi RSI. Abbiamo anche modalità più tradizionali attraverso programmi radiofonici e televisivi: Moviola 340, Meno 30, Superalbum; abbiamo le serate di proiezioni pubbliche sul territorio Come Eravamo. Ma poi abbiamo progetti legati ai nuovi vettori: “RSI Teche - la tua storia” come pagina Facebook dal successo strepitoso, il canale “archivi” sull’ HBBTV e non da ultimo il portale partecipativo lanostraStoria.ch dove la RSI è un utente come chiunque può esserlo e dove carica moltissimo materiale proveniente dalle sue Teche. Insomma stiamo al passo con l’evoluzione del mondo attorno a noi.
Il servizio pubblico radiotelevisivo è fortemente sotto pressione. Che cosa significherebbe per la conservazione delle memorie della Svizzera italiana un indebolimento del suo ruolo?
…le conseguenze sarebbero drammatiche. L’archivio audiovisivo della RSI è un bene della collettività, gestito per la collettività con mezzi della collettività. In mancanza di questi…
Lei è socio della CORSI dal 1996. Perché è ancora importante essere membri della CORSI oggi?
Sono passati oramai 20 anni da che sono socio CORSI, ma in realtà già prima, per diversi anni, ricevevo regolarmente una delega di rappresentanza da mia madre.
Sono un dipendente della RSI, ma prima di essere un “attore”, sono anche un cittadino-utente. Essere membri della CORSI è quindi importante per molte ragioni, due in particolare, almeno per me: perché è fondamentale garantire un costante dialogo critico tra la RSI e il suo pubblico allo scopo ultimo di promuovere la qualità dei programmi a favore della collettività; oggi più che mai quindi è importante partecipare a questo dialogo, in modo propositivo e costruttivo. Poi anche per il ruolo che la CORSI ha svolto e svolge a favore della promozione della cultura e della lingua italiana sia sul nostro territorio sia a livello nazionale.