Durante i lavori del suo 70° congresso nazionale, che si è tenuto a Basilea dal 6 all’8 giugno, la Società Svizzera di Cardiologia ha convocato la propria assemblea generale per procedere all’elezione del nuovo Presidente, la figura apicale di riferimento per i cardiologi svizzeri.
Alla prestigiosa carica è stato nominato il Prof. Giovanni Pedrazzini, coprimario di cardiologia al Cardiocentro e Professore di ruolo all’Università della Svizzera italiana. Si tratta di un riconoscimento molto importante non solo per Giovanni Pedrazzini, ma anche per il Cardiocentro e per tutto il Canton Ticino, perché la nomina rappresenta il definitivo suggello dell’assoluta qualità raggiunta dalla cardiologia ticinese nel contesto nazionale e internazionale.
Cosa significa per Lei questa nuova carica in seno alla Società svizzera di Cardiologia? Quali sfide l’attendono?
“È sicuramente un onore essere nominato, come primo ticinese, presidente della Società svizzera di Cardiologia, un’associazione che raggruppa circa 800 iscritti fra cardiologi attivi sul territorio e medici ospedalieri. Ma inevitabilmente è anche un onere per le tante, a volte difficili, sfide di cui un presidente di una società moderna e dinamica deve occuparsi.”
Può dirci a che punto siamo oggigiorno con la prevenzione per le malattie cardiovascolari? I mass media ne parlano abbastanza? C’è una comunicazione efficace al riguardo?
“Per promuovere la salute ci vogliono strategie chiare e comprensibili ed i mass media, su larga scala, sono sicuramente lo strumento più efficace e potente per veicolare messaggi di promozione della salute. Il problema, a mio modo di vedere, è che oggigiorno troppo spesso sia la medicina che i mass media si prestano a divulgare messaggi che con la promozione vera della salute poco o niente hanno a che fare: purtroppo le “fake news”, e con loro la volontà di trasmettere notizie pilotate e strumentali, esistono anche nel nostro mondo. Da parte nostra, parlo come medico e cardiologo, dobbiamo imparare a dialogare maggiormente con i mass media con lo scopo di identificare, insieme a loro, le strategie migliori per promuovere un’informazione che sia realmente nell’interesse dei pazienti e della loro salute.”
La televisione è servizio pubblico. Anche voi avete bisogno di una politica pubblica chiara per promuovere la salute. Come potete cooperare in ciò con i mass media?
“Non vi sono dubbi che la medicina moderna stia spostando il suo baricentro verso la prevenzione che sostanzialmente definisce la possibilità di identificare i soggetti a rischio di una determinata malattia prima che la stessa si manifesti. La medicina cardiovascolare è sicuramente all’avanguardia sul fronte della prevenzione e tanti dei risultati raggiunti, che hanno portato ad una progressiva riduzione della mortalità cardiaca, sono stati ottenuti anche grazie alla collaborazione con i mass media che da sempre si sono adoperati per sostenere le numerose campagne di prevenzione. Di certo c’è ancora molto da fare, lo dimostra il fatto che, malgrado la progressiva diminuzione nel corso degli anni, le malattia cardiovascolari restano a tutt’oggi la principale causa di morte nei paese industrializzati come la Svizzera.”
La CORSI si occupa, tra le altre cose, di trasmettere le critiche alla RSI, affinché si possa migliorare. C’è qualcosa che la rende insoddisfatto rispetto al tema socialità e sanità così come è trattato giornalisticamente?
“Ritengo che la RSI cerchi globalmente di impegnarsi per promuovere un’informazione oggettiva e trasparente sulla salute. Evidentemente non è semplice neanche per il giornalista divulgare in maniera compressibile contenuti a volte estremamente complessi. Il rischio intrinseco, ed in fondo non così raro, è che il processo di semplificazione possa distorcere l’informazione al punto tale da rendere il messaggio finale molto diverso, se non diametralmente opposto, da quello inizialmente discusso. Recentemente la RSI ha mandato in onda un documentario sulle statine, i farmaci che, abbassando il colesterolo, riducono la mortalità cardiovascolare. La trasmissione realizzata dalla RTS aveva già sollevato un’ondata di critiche da parte del mondo medico, in particolare dei cardiologi, per l’immagine negativa che ne usciva di questi farmaci universalmente consigliati a tutti i pazienti con problemi coronarici o a rischio di svilupparli. Senza consultarsi con specialisti del ramo, e forse senza rendersi conto del contenuto (in chiara contraddizione con l’evidenza medica), la RSI lo ha ritrasmesso suscitando inevitabilmente anche nel paziente ticinese la sensazione che le persone malate non fossero curati in maniera appropriata. E non è certo di questi autogoal che abbiamo bisogno.”
Intervista di Laura Quadri.