Cosa è significato il lockdown per lo sport? Come ha reagito il servizio pubblico dei media in questo periodo? È stato fatto abbastanza? Lo abbiamo chiesto a Sharon Scolari, giovanissima pilota ticinese.
Come hai vissuto il periodo di lockdown per l’emergenza coronavirus? Ha influito molto sui tuoi progetti?
Purtroppo, l’emergenza sanitaria ha influito in modo molto significativo sui miei progetti per la stagione 2020. Questo, per me, doveva essere l’anno di svolta: dopo aver appreso molto della nuova F3 e del nuovo campionato durante la stagione 2019, avrei potuto finalmente puntare a dei buoni piazzamenti e combattere per il podio. Durante l’inverno avevo preparato insieme agli sponsor e al team, un piano triennale che purtroppo è andato a monte a causa di questa terribile pandemia.
Per lo sport è stata una tragedia. È incredibile come soli 3 mesi, abbiano messo a repentaglio intere stagioni sportive per tutti gli atleti e club del mondo.
In questo periodo penso che tutti abbiano capito quanto sia importante lo sport per l’essere umano.
Durante il periodo di chiusura, vista l’assenza di eventi e manifestazioni sportive, la RSI ha mandato in onda molte repliche. Che cosa ne pensi? Le repliche di grandi eventi sono l’unica possibilità oppure si poteva proporre qualcos’altro?
Personalmente ho trovato molto bella l’idea di ritrasmettere eventi sportivi passati in quanto hanno saputo regalare grandi emozioni. Ho trovato molto belli anche i nuovi contributi pubblicati sui social, che attraverso interviste in diretta ad atleti di tutte le discipline sportive, hanno saputo regalare qualche sorriso in un periodo così difficile.
Spero che queste novità diventino un appuntamento fisso anche nel futuro.
Secondo te la RSI (servizio pubblico radiotelevisivo) dà sufficiente visibilità agli sportivi ticinesi e ai giovani in particolare?
Ammiro molto la RSI per la grande vicinanza alla popolazione ticinese e agli sportivi del nostro Cantone. In molti programmi, non solo sportivi, da voce ai giovani e dedica un ampio spazio a servizi e documentari sullo sport e sugli atleti ticinesi. La trovo una formula vincente, molto gradita tra noi giovani.
Personalmente ho avuto l’onore di essere ospite in diverse occasioni presso gli studi o all’interno di servizi dedicati allo sport, dove è stato molto piacevole poter intervenire e lavorare al fianco di giornalisti professionisti dello sport, anche come commentatrice del Gran Premio di Formula E a Berna.
Ho potuto vedere e lavorare con un’azienda che opera in modo molto professionale e produce programmi di altissimo livello e sono molto grata per questa opportunità.
Da giovane sportiva, come valuti l’offerta della RSI? La segui?
A mio modo di vedere l’offerta RSI è molto ampia e penso che riesca ad accontentare tutte le fasce d’età sull’arco della programmazione.
Seguo molti programmi che vengono proposti e non solo dedicati allo sport.
Non sei solo spettatrice della RSI: sei anche la protagonista del documentario “Una famiglia a tutto gas”, andato in onda su Storie nel 2019, nonché ospite della serata CORSI del 16 gennaio scorso, dedicata alla trasmissione. Come valuti questa esperienza (il rapporto con la telecamera, la presenza della troupe, il risultato finale)?
Mi trovo molto bene alla RSI, il rapporto con i vari collaboratori nei diversi programmi e nel dietro le quinte è molto bello, quasi famigliare.
All’inizio ero tesa davanti alle telecamere, ma la professionalità dei membri della troupe ha saputo mettermi sempre a mio agio e vedere il risultato finale del documentario è stato incredibile. Dietro a questo documentario si sono creati dei legami molto forti e i molteplici feedback da parte di chi ha guardato il documentario sono stati eccezionali, complimentandosi per l’umanità che è trasparita e per il livello altissimo della RSI, nei documentari, servizi, temi trattati, ecc.
Essere ospite alla serata CORSI per me è stato un grandissimo onore e vorrei nuovamente ringraziarvi per questa opportunità e ribadire quanto sia importante ciò che viene fatto nelle trasmissioni della RSI. Dietro un documentario di Storie viene creata anche una storia di amicizia tra la troupe e i protagonisti: questo è un messaggio molto importante perché rispecchia quanto la RSI sia vicina alle persone.