Archeologa di formazione, ha diretto fino all’anno scorso l’Ufficio dei beni culturali e ha collaborato spesso con la RSI e con i media. Simonetta Biaggio-Simona - neoeletta nel Consiglio regionale della SSR.CORSI – modererà l’evento dedicato alla trasmissione La Storia infinita del 25 ottobre. Nel frattempo ci ha raccontato la sua esperienza di ospite del programma condotto da Jonas Marti e ha condiviso le sue considerazioni sul servizio pubblico dei media.
Lei è archeologa di formazione e fino all’anno scorso ha diretto l’Ufficio cantonale dei Beni culturali. Ora che è in pensione di che cosa si occupa?
“Quando ho lasciato l’Ufficio dei beni culturali mi sono presa una breve pausa di qualche mese, ma non ho mai smesso di interessarmi ai beni culturali e all’archeologia: faccio parte della Commissione federale dei monumenti storici, sono presidente della Fondazione Amici di Villa dei Cedri (che sostiene e promuove attività e ricerca di fondi per l’omonimo museo di Bellinzona) e vorrei anche pubblicare una ricerca archeologica che ho interrotto anni fa”.
L’anno scorso ha partecipato in qualità di ospite alla puntata “Siamo tutti antichi Romani” della trasmissione La storia infinita, com’è andata?
“Una bella esperienza! La trasmissione è stata allestita molto bene, il conduttore Jonas Marti era molto preparato e l’interazione è stata piacevole. Trovo che sia veramente una bella serie, perché i realizzatori sono riusciti a combinare la serietà e il rigore degli esperti ospiti con una divulgazione accattivante. Inoltre, ci sono delle bellissime immagini, hanno fatto un lavoro enorme. Quando sono venuti all’Ufficio dei beni culturali hanno svolto una sessione molto lunga e accurata per preparare le riprese degli oggetti. Non era la prima volta che la RSI collaborava con noi, ci contattano regolarmente per documentari o approfondimenti del Quotidiano (perlopiù in occasione di notizie particolari, come nel caso di ritrovamenti archeologici, di restauri di monumenti o di discussioni sui beni culturali). Ma non era mai stata realizzata una trasmissione così complessa e strutturata come La storia infinita”.
In generale come valuta l’offerta del servizio pubblico radiotelevisivo nel campo della storia e dell’archeologia?
“Direi buona, è chiaro che sono tematiche di nicchia e quindi tendono a essere “confinate” in fasce orarie meno centrali. Oggi comunque è molto più facile rivedere le trasmissioni, grazie al web e quindi molti contenuti rivivono così. Come tutti i media, anche la RSI dà visibilità a questi temi quando c’è la notizia (ma è normale). Sarebbe bello proporre dei momenti anche brevi, dove si presentano temi storico-archeologici, un po’ come La storia infinita, ma molto più ridotti”.
In effetti una delle osservazioni del Consiglio del pubblico nei confronti della Storia infinita era proprio lunghezza un po’ eccessiva delle puntate.
“Ho trovato anch’io che fossero sorprendentemente lunghe, secondo me avrebbero potuto fare otto puntate più brevi invece di quattro così lunghe. Erano talmente dense che anch’io mi sono dovuta concentrare per seguire la quantità di informazioni sulle epoche di cui non sono esperta. Visto che è stato prodotto tantissimo materiale, sarebbe interessante sfruttarlo per creare delle pillole di pochi minuti da proporre nei momenti di maggiore ascolto, come complemento dell’attualità. Ma in alcuni casi la RSI è riuscita a farlo”.
Può fare qualche esempio?
“Per esempio con la trasmissione Siamo fuori, alla quale ho partecipato qualche volta come ospite. Quando sono andati a Giubiasco, era da poco stata data la notizia del ritrovamento delle tombe preistoriche a tumulo, così sono stata invitata per dare qualche spiegazione. C’era un tempo limitato e si potevano dire solo poche parole, ma va bene anche così per raggiungere un pubblico vasto. A volte i media hanno paura a parlare di temi impegnativi perché pensano di annoiare. Trovo che non sia vero, perché ci sono molte persone interessate anche a questi argomenti, l’importante è che si presentino in modo interessante, come è stato fatto nella Storia infinita”.
In generale, nella Svizzera italiana, i media danno sufficiente visibilità alle tematiche storico-culturali (ritrovamenti, progetti, approfondimenti…)?
Quando c’è un ritrovamento tutti ne scrivono e ne parlano e naturalmente più la notizia è sensazionale e più ha spazio. Il problema è che alcuni giornali o piattaforme scrivono in modo superficiale e di fretta, oppure vogliono a tutti i costi fare polemica, in particolare sull’archeologia. Così fanno anche molti errori. Abbiamo avuto alcuni casi spiacevoli di giornali che hanno travisato alcune informazioni perché cercavano solo la polemica. Tutti possono fare domande scomode e difficili, ma a volte c’è proprio stata la volontà di creare il caso. Oppure sono state riportate in modo errato alcune informazioni complesse, quasi sempre a causa della fretta. Comunque, nella maggioranza dei casi la collaborazione è stata molto buona. Al Quotidiano ci sono tanti giornalisti veramente bravi, che si preparano bene e approfondiscono i temi. Si vede che c’è l’interesse a dare un contenuto di qualità”.
Per concludere di nuovo una domanda personale: in occasione dell’ultima Assemblea generale della SR.CORSI, lei è stata eletta nel Consiglio regionale (entrerà ufficialmente in carica dal 2023). Con che spirito e con quali motivazioni si è candidata?
La SSR.CORSI è un’istituzione interessante, che promuove la partecipazione e il sostegno al servizio pubblico radiotelevisivo. Io credo fermamente nell’utilità del servizio pubblico e vorrei dare il mio contributo, mettendo a disposizione la mia esperienza maturata nell’amministrazione pubblica e nel mondo culturale. Ci sono temi aperti, scottanti, che riguardano la SSR, che vanno affrontati a più livelli, riconoscendo da un lato che ci sono cose da migliorare, ma allo stesso tempo salvaguardando quanto c’è di positivo in questa grande e fondamentale azienda”.
Giorgia Reclari Giampà, segretariato SSR.CORSI