Dal 3 ottobre la RSI ci porta indietro nel tempo, a scoprire le storie che hanno fatto la Storia del nostro territorio. Con il registra e co-autore Jari Pedrazzetti scopriamo la nuova trasmissione La storia infinita, in onda il lunedì sera in prima serata su La1.
Dal tuo punto di vista, come descriveresti “La storia infinita”?
“Il programma è nato dalla passione per la Storia che condividiamo Jonas Marti, autore e conduttore, ed io. Tramite le piccole storie, spesso sconosciute, abbiamo voluto narrare la Storia del nostro territorio. Le 4 puntate di 90 minuti andranno in onda il lunedì sera in prima serata, in ottobre. Siamo molto contenti di aver avuto la possibilità di realizzare questo prodotto e di avere una collocazione così interessante nel palinsesto (da oltre vent’anni occupata dal film del lunedì)”.
Qualche anticipazione sui contenuti delle puntate…?
“Sono quattro. Una è incentrata sui Romani in Svizzera, un tema forse sottovalutato, perché in realtà la nostra cultura è stata fortemente caratterizzata e influenzata dalla loro presenza. Oltre alle testimonianze concrete rimaste fino ai giorni nostri come Avenches, (l’antica capitale dell’Elvezia) o i reperti archeologici, ci sono tante altre tracce anche immateriali. Per esempio l’aglio, ce l’hanno fatto conoscere loro. Poi ci sarà una puntata sul Medioevo, un periodo straordinario ricco di avvenimenti avvincenti ma poco noti, come la battaglia navale sul Ceresio fra comaschi e milanesi per ottenere il controllo della regione. Una terza puntata è dedicata ai baliaggi, un sistema politico che ha caratterizzato il nostro territorio in un periodo di avvenimenti interessanti. La quarta è intitolata “Un eterno movimento” e approfondisce il tema della Svizzera italiana come terra di scambi e transiti, dove le culture si sono mescolate nel corso dei secoli”.
Tu e Jonas Marti avete già collaborato nella realizzazione di approfondimenti dedicati a luoghi speciali e curiosità storiche del nostro territorio. Come siete arrivati a La storia infinita?
“Questo programma nasce dall’esperienza delle serie “Le meraviglie della Svizzera” (e della Svizzera italiana) che Jonas Marti ed io abbiamo realizzato per il TG tra il 2018 e il 2021. Più che sui luoghi, questa volta abbiamo voluto mettere l’accento sulla storia, spesso poco conosciuta, legata al nostro territorio”.
Come sono state svolte le ricerche di materiale e informazioni per le puntate?
“Non abbiamo testimonianze di persone, visto che gli avvenimenti sono molto lontani nel tempo. Ma abbiamo avuto la possibilità di avvicinarci e presentare documenti e oggetti molto preziosi dal punto di vista storico. Per esempio, quella che viene chiamata la Coppa degli uccelli, un prezioso reperto romano in vetro dipinto conservato al Museo archeologico di Locarno, che avremo l’opportunità di mostrare in studio. Oppure le “rotelle”, gli scudi usati nella battaglia di Giornico dai milanesi”.
È stato difficile reperirli?
“No, abbiamo avuto un’ottima collaborazione con enti e musei per avere accesso agli oggetti e alla documentazione. A colpirmi in negativo è stata piuttosto la mancanza di spazi espositivi adeguati e di valorizzazione per queste preziose testimonianze. Spesso non sono nemmeno esposte ma sono conservate nei magazzini. Per questo ci è sembrato particolarmente interessante poter fare una trasmissione rivolta a un pubblico vasto, che faccia conoscere questi tesori nascosti”.
Avete fatto capo anche agli Archivi RSI?
“Solo per la puntata sui baliaggi. Ma abbiamo scoperto documentari interessantissimi e di grande qualità. Spero ci sarà la possibilità di realizzare nuove puntate per poterli sfruttare di più. Il valore degli Archivi è davvero enorme. Mi ha colpito anche il modo, molto approfondito, con cui si trattava la Storia nei documentari di qualche decennio fa. Come RSI negli ultimi anni abbiamo un po’ lasciato perdere questo aspetto, ed è peccato perché la Storia ci aiuta a comprendere il territorio e il nostro presente”.
Dal punto di vista delle riprese e dell’immagine, su che cosa avete puntato per caratterizzare la trasmissione?
“Abbiamo ripreso in parte lo stile delle “Meraviglie della Svizzera”, per esempio nell’uso dell’immagine in movimento. Jonas si muove negli spazi mentre parla, la camera lo segue ed è come se lui guidasse gli spettatori direttamente dentro i luoghi o dentro la Storia. Uno stile perfetto, per esempio, per parlare dei castelli di Bellinzona. Poi ci sono altri accorgimenti per avvicinare lo spettatore e farlo entrare nei luoghi narrati, come l’uso dei droni nelle chiese, che riprendono gli affreschi da vicino e da prospettive inedite. Anche la grafica gioca un ruolo importante: abbiamo utilizzato immagini, stampe, mappe e documenti dell’epoca, animandoli e facendoli vivere. Per quanto riguarda la parte in studio, che sarà alternata ai reportage, oltre a Jonas e agli ospiti, ci saranno l’arpista Kety Fusco e l’artista Irina Sokolova.
Che cosa significa lavorare per il servizio pubblico nella realizzazione di trasmissioni di carattere storico-culturale?
“In questo momento in cui il servizio pubblico viene messo sotto pressione è giusto creare contenuti di qualità, che danno qualcosa in più agli spettatori. Il nostro principale obiettivo è diffondere la nostra Storia tra un pubblico vasto. Forse sono l’unico a pensarlo, ma io credo che l’interesse per la Storia sia davvero vivo in questo momento. Per esempio, su Youtube si trovano tantissimi video sugli antichi Romani, che raccolgono milioni di visualizzazioni. Secondo me si tende a sottovalutare gli spettatori. Chiaro che ci sono i temi più pop, come i gladiatori, che attirano l’attenzione. Ma anche nella nostra storia ci sono aneddoti appassionanti. Un esempio? Le vicende degli Sforza, con intrighi e tradimenti, sono degne del Trono di Spade”.
Quindi la prossima trasmissione a carattere storico sarà una serie TV…?
“No! Ma se ci saranno nuove puntate ci piacerebbe poter inserire anche delle ricostruzioni storiche in costume. Vedremo, è un tipo di contenuto molto impegnativo da realizzare anche se di grande impatto. In futuro sarebbe interessante preparare anche dei contenuti per il web e i social, per esempio una serie di storie su Instagram. Sono convinto che la Storia possa interessare anche agli utenti dei social”.
Giorgia Reclari Giampà, segretariato CORSI