Dal 1. aprile è ufficialmente entrato in carica come nuovo direttore della RSI. E questa mattina Mario Timbal ha voluto incontrare (virtualmente, viste le restrizioni) tutte le collaboratrici e i collaboratori per un primo scambio sui tanti temi che stanno impegnando l’azienda. La CORSI lo ha intervistato.
Sono parecchi i dossier che il suo predecessore Maurizio Canetta le lascia sul tavolo. Quale metterà in cima alla lista delle priorità?
“Sono diversi i dossier importanti, che sono stati anche al centro del dibattito pubblico negli ultimi mesi. Io intendo concentrarmi su tre in particolare. Il primo, che racchiude in sé un po’ tutti altri, riguarda la costruzione di una nuova cultura aziendale. Le indagini in corso relative alle segnalazioni di mobbing e bossing indicano che vi è un certo disagio, che va tenuto in conto. Il lavoro sulla cultura aziendale si dispiega su un tempo lungo, ma ha comunque bisogno di uno stimolo iniziale per uscire da questo momento delicato. Occorre mostrare un’impostazione diversa compiendo gesti concreti anche piccoli e agendo con esemplarità. Per esempio, la riunione plenaria di questa mattina con i dipendenti è stata aperta anche ai media esterni e ai membri CORSI. Questo per dare un segnale della volontà di trasparenza che un’azienda di servizio pubblico deve perseguire.
C’è poi la revisione del concetto audio (progetto Lyra) che ha provocato un ampio dibattito sul ruolo della RSI per la cultura. Anche questa sarà una mia priorità. Mi impegnerò infine per la creazione di una squadra con cui lavorare per sviluppare un clima propizio e mettere in atto un cambiamento. Nessuno può modificare un’azienda da solo, va sempre alimentato uno spirito di gruppo”.
Nell’ambito della volontà di costruire una nuova cultura aziendale ha citato la questione delle segnalazioni di moleste e mobbing alla RSI. Come la affronterà concretamente?
“Siamo in attesa dei risultati delle inchieste, non avrò maggiori informazioni fino alla loro conclusione. Aspetteremo l’esito per agire di conseguenza. Sarà un primo passo nella costruzione di una nuova cultura aziendale. Il momento complesso che sta vivendo l’azienda può portare a una presa di coscienza di un certo disagio, dando la possibilità di implementare misure di prevenzione. Ma rappresenta soprattutto un punto di partenza per la costruzione di una nuova cultura basata sull’inclusione e il dialogo. Questo momento può e deve essere sfruttato per analizzare il passato ma soprattutto per guardare al futuro ed evitare che tali situazioni si ripetano, intercettandole prima che si verifichino e creando un clima diverso”.
Lei viene dal mondo della cultura, come intende muoversi per quanto riguarda la questione delle misure di contenimento dei costi e in particolare la revisione del concetto audio e dell’offerta culturale?
“La cultura per me è uno dei pilastri del servizio pubblico. Trovo che il dibattito acceso nei mesi scorsi abbia portato spunti interessanti e abbia dimostrato l’importanza del ruolo culturale della RSI. Rete Due non sarà smantellata, il suo valore è troppo grande. Cercherò di capire come queste competenze così forti che la caratterizzano possano essere valorizzate maggiormente e trasversalmente su altri canali. Le produzioni targate Rete Due devono poter toccare un pubblico più ampio, perché si tratta di un label ben riconosciuto, che rappresenta il centro culturale dell’azienda e svolge un fondamentale compito di mediazione e di promozione del dibattito culturale nella Svizzera italiana. È chiaro che le risorse sono in contrazione, ma ci sono vari modi di applicare i risparmi: tagliare oppure ampliare la diffusione di un prodotto sul palinsesto, in modo da garantirne una maggiore sostenibilità. Per il momento ho aperto una finestra di ascolto, sto incontrando le varie personalità che si sono espresse in questi mesi in difesa dell’offerta culturale, per ascoltarle ma anche per spiegare i motivi alla base della riforma del concetto audio. Le misure di risparmio ci sono e occorre tenerne conto, ora tutti noi in RSI dobbiamo mostrare senso di responsabilità e coraggio, aprendo una riflessione che non riguarda solo Rete Due ma l’offerta culturale nel complesso”.
L’apertura al dialogo e la trasparenza della RSI nei confronti dei cittadini sono spesso state un tema di discussione in passato. Come intende agire su questo fronte?
“La trasparenza è una delle strategie più facili da applicare, non richiede nulla se non comunicare senza nascondere o alterare le cose. RSI è un’azienda in cui non c’è niente da nascondere e spesso, anche ingenerosamente, viene accusata di poca trasparenza. Sta a noi dimostrare apertura. Per esempio, se parliamo delle misure di risparmio non si può fingere che non esistano, ma ci si può impegnare (nei confronti delle collaboratrici e dei collaboratori come pure verso l’esterno) affinché il tema sia trattato in modo chiaro, senza generare paure e incertezze. Come servizio pubblico abbiamo la responsabilità di gestire bene i soldi pubblici, a maggior ragione in un periodo di contrazione. Indipendenza, qualità e trasparenza sono gli unici concetti su cui lavorare per convincere chi è critico nei confronti del servizio pubblico dei media. Su questo aspetto si sta riaccendendo il dibattito politico e dobbiamo farci trovare pronti”.
La CORSI ha dato luce verde ai concetti di programma 2021-2023 (lasciando in sospeso il capitolo relativo al concetto audio e all’offerta culturale, in attesa che siano presentate proposte concrete) con l’auspicio di un maggiore futuro coinvolgimento da parte della direzione RSI. Come intende sviluppare il dialogo con la Società regionale?
“In questa fase di cambiamento profondo per l’azienda, un lavoro in accordo con la CORSI è fondamentale. Per guidare il cambiamento devo convincere in primis chi lavora con me, ma anche la CORSI e tutta la società. Tutto ciò nel rispetto reciproco dei ruoli e dell’indipendenza dell’azienda. Un dialogo aperto e onesto con la CORSI è fondamentale per traghettare la RSI nel nuovo contesto digitale”.
In generale qual è la sua percezione della CORSI e del sistema della SSR di dualismo tra azienda professionale e società regionali di milizia (che per statuto hanno il compito di vigilanza e gestione)?
“Nel sistema SRG SSR, che parte dai 23.000 membri dell’Associazione per arrivare al segnale diffuso ogni giorno nelle varie regioni, c’è tutto il modello svizzero di rappresentatività. Questo forse non rende semplice la gestione aziendale, ma garantisce un collegamento molto forte fra il cittadino e il servizio pubblico radiotelevisivo. È un sistema che, pur con tutte le sue complessità, ha un valore enorme e va mantenuto, nonostante a volte non faciliti il lavoro quotidiano dell’azienda. Ribadisco l’importanza di definire bene i ruoli di ogni parte, perché questo garantisce il funzionamento e mantiene chiari i rapporti fra le diverse istanze che dialogano per la gestione del servizio pubblico”.
In conclusione, su quali valori e su quali linee di sviluppo deve puntare il servizio pubblico radiotelevisivo oggi (e domani) per svolgere al meglio la sua funzione?
“Direi la diversità, perché è un valore che si può declinare in diversi modi. Io vengo dal mondo culturale e per me la diversità è un valore che riguarda la cultura, è ricchezza. L’abbinamento di varie diversità crea senso, anche a livello di programmazione radiotelevisiva e di contenuti. Ma la diversità ha un significato più ampio e si può inserire anche nella gestione dell’azienda, dove si declina nel concetto di inclusione”.
Giorgia Reclari Giampà, segretariato CORSI
Chi è Mario Timbal
Mario Timbal è nato a Locarno nel 1977. Al termine dei suoi studi in lettere a Losanna, dal 2005 al 2007 ha lavorato come giornalista presso il Corriere del Ticino a Lugano. Fino al 2009 è stato Business Development Manager presso il marchio di biciclette Cannondale e dal 2009 ha ricoperto diverse funzioni per il Locarno Film Festival, da responsabile del marketing e delle sponsorizzazioni a direttore operativo dal 2013 al 2017. Nel 2017 ha assunto la direzione operativa della fondazione culturale Luma ad Arles, nel sud della Francia. Mario Timbal è sposato e padre di due figli.