Cristallizzare l’articolata macchina dell’informazione e la sua evoluzione in un quadro chiaro, lungimirante e affidabile è un’impresa utopica e fuorviante. La difficoltà nel decifrare una rivoluzione digitale che, malgrado le avvisaglie provenienti d’oltreoceano, ha travolto il mondo dei media tradizionali anche alle nostre latitudini è evidente. È partendo da questi assiomi che la SSR Svizzera italiana CORSI ha voluto organizzare un percorso articolato che proseguirà nel 2025 e darà voce a tutti gli attori dell’informazione della Svizzera italiana per avere un quadro il più completo possibile delle problematiche di questo settore. La prima tavola rotonda, di questo percorso, aveva l’obiettivo di riflettere sul futuro dei media tradizionali e del servizio pubblico. Moderato da Laura Zucchetti e con la partecipazione di Paride Pelli (direttore de Il Corriere del Ticino), Natascha Fioretti (giornalista indipendente), Roberto Antonini (già redattore RSI) e Eleonora Benecchi (docente e ricercatrice all’Università della Svizzera italiana), questo incontro ha permesso una prima entrata in materia sulla crisi che il mondo dei media d’informazione sta attraversando e verrà ripetuto anche nel 2025 dando voce a tutti gli attori dell’informazione della Svizzera italiana per avere un quadro il più completo possibile delle problematiche di questo settore.
L’impatto della rivoluzione digitale sui media tradizionali
La crisi, appunto, è stata definita estrema da tutt’e quattro i relatori e relatrici. La mancanza di un sostegno dei media da parte della politica reclamato da Paride Pelli da un lato e l’avvento della crisi portata dai social e dall’online descritta da Roberto Antonini e Natascha Fioretti sono state le cause maggiormente evidenziate dai relatori e dalle relatrici per provare a descrivere lo stravolgimento del mondo dell’informazione nell’ultimo decennio. Parallelamente la ricercatrice Eleonora Benecchi ha ricordato una ricerca effettuata su un campione di giovani tra i 12 e i 19 anni in merito all’utilizzo dei media. Da essa emergeva chiaramente come il contesto famigliare influenzi ancora molto il modello attraverso cui i giovani si informano e come, purtroppo, il tessuto socio-economico sia ancora un fattore discriminante nella capacità di sapersi informare correttamente in maniera autonoma. Un nesso quindi tra educazione e capacità d’informarsi correttamente esiste e non va sottovalutato in questa riflessione.
Nuove strategie imprenditoriali
Delineate le cause, i quattro ospiti hanno provato a chinarsi sulle possibili cure, ovvero sulle strategie imprenditoriali adottate da altre testate per far fronte alla crisi dei media tradizionali. Paride Pelli ha sottolineato il cambio di paradigma che il mercato dell’informazione ha subito negli ultimi anni, paventando la (concreta) possibilità di trasformare il giornale in un quotidiano di opinione, pensato per un gruppo ristretto. Natascha Fioretti invece ha rivolto il suo sguardo verso Nord portando due esempi interessanti di ‘rivoluzione’ nell’ambito del giornalismo: il caso della strategia digitale del Taz di Berlino (che opterà dal 2025 per un e-paper settimanale, un’applicazione mobile per i suoi abbonati e la pubblicazione di notizie cartacee solo nel finesettimana) e quello di Publix, una casa per i giornalisti totalmente indipendente, dotata di tutta l’attrezzatura necessaria per operare mediaticamente in autonomia, sostenuta da alcune fondazioni private.
Media tradizionali e nuove modalità di consumo dell’informazione
Elisabetta Benecchi nel corso della tavola rotonda ha provato anche a spostare il punto di osservazione dell’analisi, proponendo una “radiografia” diversa della problematica legata al disinteresse crescente dei giovani di avvicinarsi ai mezzi d’informazione classici: invece che attirare i giovani verso i media tradizionali, perché non provare a portare questi nelle loro abitudini di consumo d’informazione? Calzante è stato un esempio fornito dalla ricercatrice per un utilizzo cosciente e finalizzato di alcune possibilità che i nuovi social media offrono per andare a intercettare il pubblico giovane: l’utilizzo dei cosiddetti meme, ovvero immagini immediate, iconiche e ludiche che i giovani tendono a visualizzare e a scambiarsi su queste piattaforme. Sfruttare queste forme di comunicazione contemporanea permetterebbe, secondo la ricercatrice, di creare un legame con questo pubblico e permettergli poi di approfondire le notizie di loro interesse attraverso i media tradizionali. Da questo esempio si evincono anche due caratteristiche sulla maniera in cui i giovani al giorno d’oggi si rapportano con media: la ricerca di un’informazione visuale e diretta e il riconoscimento dei media tradizionali come brand che forniscono notizie affidabili. Un cortocircuito all’interno del quale i media tradizionali dovrebbero provare a inserirsi per resistere nel tempo, secondo la ricercatrice dell’Università della Svizzera italiana.
La ricerca di alternative valide all’interno di un contesto (ancora) affidabile
È emerso quindi in maniera abbastanza trasparente da questo confronto come il giornalismo si trovi di fronte a un momento di svolta che non può più essere ignorato. La sfida consiste nell’affrontare questo delicato passaggio dal cartaceo al digitale senza però rinunciare alla qualità riconosciuta del nostro panorama mediatico. Il confronto con altre realtà – siano esse la Francia, l’Italia o altri paesi europei – dimostrano come nel nostro piccolo bacino svizzero italiano l’utente può avere accesso a un’informazione di qualità, indipendente e non ideologica. Questo aspetto, non secondario, ha avuto particolare risonanza durante gli ultimi tempi (in particolar modo con la pandemia) dove l’accrescere di notizie rapide, semplificate e parziali o fake news portavano il lettore a essere sommerso da moltissimi dati diversi e contrastanti, circolanti online. Si è capito in questa fase drammatica l’importanza di avere un servizio pubblico e un panorama mediatico di qualità e indipendente; un elemento, questo, imprescindibile per una società basata sulla democrazia, il pluralismo e la libertà di opinione.
L’importanza del mondo dei media per la democrazia e altri temi affini verranno ulteriormente approfonditi nei successivi incontri che SSR Svizzera italiana CORSI intende organizzare nel corso del 2025 dando spazio a tutti gli attori dell’informazione della Svizzera italiana.
Marco Ambrosino, Segretariato SSR.CORSI