Il servizio pubblico dei media è al centro del dibattito politico, non solo in Svizzera. Che cosa succede nei paesi che ci circondano? Inauguriamo oggi una serie di contributi della giornalista Valeria Camia, che vive e lavora a Bruxelles e ci proporrà uno sguardo dal cuore dell’Europa. Inizia proprio dal Belgio, Paese plurilingue come la Svizzera, ma strutturato in maniera decisamente diversa, media compresi.
Se vi capita di entrare nel Tour Reyers, l'edificio del servizio pubblico radiotelevisivo a Bruxelles, in pochi secondi dovete scegliere: girare a sinistra o a destra. Sappiate che una volta deciso, le strade non si ricongiungeranno più. Sul lato sinistro si può accedere agli uffici di VRT - il servizio pubblico radiotelevisivo fiammingo - e sul lato destro si va verso gli uffici di RTBF - il servizio pubblico radiotelevisivo francofono. Insomma, o si parla con i giornalisti delle Fiandre, o con quelli della Vallonia. Incrociarli simultaneamente è praticamente impossibile. Questa situazione, pur bizzarra che possa sembrare, rappresenta in modo eloquente la natura della radiotelevisione pubblica belga, che riproduce molto da vicino la complessità politica del paese.
All’inizio c’era l'Istituto Nazionale per la Radio, creato nel 1930 come un'istituzione unitaria belga - comprendente NIR di lingua olandese e INR di lingua francese - ma fu presto diviso in due emittenti pubbliche separate: nel 1960 si arrivò alla creazione della fiamminga BRT (oggi VRT) e della francofona RTB (ora RTBF), a cui si aggiunse nel 1979 BRF, il servizio radiotelevisivo pubblico per la minoranza di lingua tedesca in Belgio.
Come spiega Tim Raats, professore associato presso il dipartimento di Scienze della Comunicazione della Libera Università di Bruxelles (VUB) e responsabile del gruppo di ricerca Media Economics and Policy Research presso l'imec-SMIT, in Belgio a partire dagli anni '70 la politica radiotelevisiva è stata gradualmente trasferita dalle competenze nazionali a quelle delle Comunità.
Regione che visiti, priorità che trovi
Oggi, benché VRT e RTBF condividano gli stessi locali (ancora per poco, a dire il vero, dato che nel 2026 l'emittente pubblica fiamminga si trasferirà in un edificio nuovo e distaccato dall’emittente francofona), “c'è una collaborazione che è molto limitata e non è affatto incentivata, specialmente dal governo fiammingo. Così, a conti fatti, le emittenti pubbliche operano all'interno di mercati mediatici separati”, precisa Raats. Steven Decraene, giornalista della VRT, ci ha confermato che i contatti tra chi lavora alla radiotelevisione pubblica fiamminga e chi a quella vallone sono basati su relazioni personali tessute nel tempo, non certo incoraggiate a livello aziendale; inoltre non ci sono notiziari e produzioni di servizi d’informazione in comune - cosa che sarebbe comunque difficile a causa delle evidenti barriere linguistiche tra chi lavora nella parte francofona e chi nelle Fiandre.
Entrambi gli enti radiotelevisivi pubblici RTBF e VRT hanno un CEO, un Consiglio di amministrazione e un Consiglio dei “governatori”, composto da rappresentanti di ciascun partito, in base al suo peso politico in parlamento. Anche le principali disposizioni nei contratti di gestione delle reti sono per lo più simili per entrambi gli enti radiotelevisivi. Ma le somiglianze finiscono qui: sono diversi gli indicatori di performance (ad esempio, in termini di pubblico che devono raggiungere).
Inoltre, solo il governo vallone ha acconsentito a includere l'introduzione di una cosiddetta "lista negativa", contenente una moltitudine di servizi che RTBF non è autorizzata a fornire (come i sondaggi di opinione o editoriali non appartenenti a trasmissioni televisive o radiofoniche). Per non citare gli obiettivi espliciti nei contratti con i giornalisti: essi stabiliscono chiaramente diverse priorità per le comunità linguistiche e sono definite dai rispettivi Ministri dei Media.
La questione del canone
Dulcis in fundo, ci sono notevoli differenze per quanto riguarda la questione dei finanziamenti pubblici. Fino al 1982, la raccolta del canone televisivo rimase responsabilità dello stato federale belga. Tuttavia, oggi le cose sono diverse: l'emittente pubblica di lingua francese continua a essere finanziata con un canone televisivo; nelle Fiandre invece è stato abolito il canone e, dal 2002, l’emittente pubblica è finanziata mediante un contributo governativo diretto (tramite tassazione). Inoltre, ricorda il professor Raats, il servizio pubblico fiammingo conta di una cifra relativamente elevata di entrate pubblicitarie commerciali: nel 2021, il bilancio della VRT era composto per il 61,2% da sovvenzioni e il 38,8% da entrate commerciali e altre entrate (come vendite di format televisivi, merchandising, pubblicità radiofonica e su internet e product placement). Ma quanto pagano i residenti in Belgio per la radiotelevisione pubblica? Nel 2022, i fiamminghi hanno versato 42,6 euro per persona e in questo modo le Fiandre hanno raccolto un finanziamento pubblico di 290,6 milioni di euro. La radiotelevisione pubblica di lingua francese RTBF chiede un po’ di più alla Comunità francofona rispetto alla VRT: sono 63 euro per abitante. Cifre relativamente basse, che tuttavia comportano un problema di fondo: “se guardiamo nelle Fiandre, che per scelta politica hanno deciso di abbassare il canone, c’è una forte tensione: da un lato - sottolinea Raats - i tagli al budget destinato ai media che il governo sta attuando, e dall’altro la richiesta di promuovere maggiormente prodotti radiotelevisivi locali mettendone però a rischio la qualità.”
Nel complesso, al vertice dell’agenda delle radiotelevisioni pubbliche del Belgio - soprattutto per la parte fiamminga - si colloca l’impegno ad abolire l'idea di un servizio mediatico pubblico ‘federale’; l’attenzione per l'altra comunità è irrisoria e il clima politico influenza le priorità culturali e gli obiettivi delle emittenti.
Valeria Camia