Del servizio pubblico seguiamo soprattutto le informazioni e in particolare i dibattiti che sono centrali nel nostro progetto rivolto ai giovani. A un mese dalla demolizione dell’ex Macello vorremmo esprimere alcune considerazioni sulle dispute che ne sono scaturite. Hanno evidenziato come sia necessaria un’educazione al confronto argomentato non solo per i giovani.
Chi ha seguito il dibattito «La notte di Lugano» del 31 maggio tra Marco Borradori, Karin Valenzano Rossi, Boas Erez, Manuele Bertoli e Paolo Bernasconi ha visto e sentito come ad alcune domande di Alain Melchionda non siano state date delle risposte chiare, esaustive e coerenti dal sindaco e dalla municipale. Quindi, molto opportunamente, il giornalista ha fatto notare le contraddizioni e ha riformulato le domande, invocando il diritto del telespettatore a sapere quanto realmente accaduto.
Qualche politico, contrario ai molinari a prescindere, ha visto accanimento e arroganza nelle richieste di chiarimento di Alain Melchionda. A nostro avviso, ha invece svolto con coscienza il proprio dovere di giornalista, rispettando il codice deontologico professionale.
In una successiva conferenza stampa, lo stesso giornalista ha chiesto al direttore del Dipartimento delle Istituzioni: «Non crede che il silenzio prolungato (sui fatti dell’ex Macello) diventi sempre più pesante e possa portare a sentimenti di sospetto nell’opinione pubblica?» Norman Gobbi ha risposto: «I sospetti qualcuno li alimenta politicamente e mediaticamente. Qui un po’ di autocritica la RSI magari potrebbe farla».
No. Proprio non ci siamo. I sospetti si nutrono non rispondendo a domande chiare e semplici. Il cittadino ha diritto di sapere. “Chi” (ha deciso di demolire la sede del CSOA), “quando”, “perché” sono tre delle 5 W dello stile giornalistico, fondamento dell’informazione in uno stato democratico, che per definizione deve essere trasparente. Norberto Bobbio ci ricorda che in democrazia lo Stato dovrebbe essere una «casa di vetro», priva di dinamiche politiche occulte: il regno del potere visibile. Le azioni di chi governa dovrebbero essere limpide e rispettose delle leggi. I disaccordi fra cittadini andrebbero affrontati tramite un confronto pacifico, rispettoso e aperto, fondato sulla ragione.
E Gustavo Zagrebelsky, uno dei maggiori costituzionalisti, precisa «Per i giornalisti, la loro legittimità deriva dall’essere al servizio della veridicità delle cose che raccontano: se sono scoperti a vendersi - o formulare domande compiacenti, aggiungiamo noi - compromettono tutto il giornalismo».
Pertanto i giornalisti della RSI svolgono molto bene il loro lavoro se pongono domande anche scomode ai politici, i quali devono rispondere, evitando le reticenze e i silenzi che alimentano comprensibilmente dubbi e sospetti nel cittadino che ha il diritto di sapere la verità.
Klimt e la Storia a mezzanotte: appunti sul palinsesto del 26 giugno
Alle 20.40, Festa in piscina, quarto episodio, dell’undicesima stagione, della serie televisiva statunitense Modern Family che racconta le vicende di una famiglia allargata, composta da tre nuclei legati tra loro, che non corrisponde ai canoni tradizionali.
Alle 21.05 Sarà perché ti amo, commedia francese del 2008 sullo scambio di ruoli in una coppia: lei andrà a dirigere la sua azienda, mentre lui diventerà un casalingo.
Alle 23.00 Woman in Gold , un film che narra la battaglia legale ispirata alla storia vera di Maria Altmann, una donna coraggiosa in cerca di giustizia, che porterà il governo austriaco fino alla Corte Suprema degli Stati Uniti per riavere i preziosi quadri sequestrati dai nazisti alla sua famiglia, tra cui il ritratto di sua zia Adele Bloc-Bauer dipinto da Gustav Klimt. Un bellissimo film che affronta pagine di storia, di storia dell’arte, di diritto internazionale e di cultura.
Nulla contro le commedie, ma perché relegare a orari impossibili un film di valore? Perché non proporlo in fasce orarie più facilmente accessibili al grande pubblico? Perché non portare in prima serata dei film che propongono temi di ampio respiro e spingono a riflettere su importanti pagine della storia? Perché non coinvolgere il pubblico, proponendo dopo il film dei dibattiti o delle tavole rotonde con possibilità di sentire l’opinione dei telespettatori come in altre trasmissioni soprattutto radiofoniche?
Di Chino Sonzogni, responsabile La gioventù dibatte nella Svizzera italiana
Aggiungi un commento